Ogni 27 gennaio, la Giornata della Memoria ci invita a riflettere sull’Olocausto, un genocidio che ha segnato profondamente il XX secolo e la coscienza dell’umanità. Questa ricorrenza, tuttavia, non deve limitarsi a un semplice esercizio di ricordo: deve spingerci a comprendere le dinamiche umane, sociali e psicologiche che hanno reso possibili tragedie come questa e che, con volti e modalità diverse, si ripresentano anche nel presente. Il saggio di Helm Stierlin su Hitler (Carocci, 2003) rappresenta un’analisi illuminante. Divenuto un classico, questo studio non solo ricostruisce gli eventi storici, ma esplora la personalità di Adolf Hitler e la sua capacità di trascinare milioni di persone in una spirale distruttiva. Come osserva lo psichiatra Luigi Cancrini, esistono disturbi di personalità che possono risultare vincenti in determinate circostanze, soprattutto in individui con tratti antisociali e masochistici.
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Il grande pugile Muhammad Ali soleva dire che non aveva mai vinto un incontro sul ring, ma durante la preparazione che lo precedeva. Con questa frase intendeva mettere in risalto l’importanza di un allenamento continuativo e consapevole, non limitato al momento della prestazione. Approfondendo il concetto di allenamento, ci troviamo di fronte a una miriade di approcci e valutazioni, molti dei quali tralasciano elementi essenziali per una pratica realmente benefica e sostenibile nel tempo. Oggi più che mai è necessario allenare il corpo per migliorare la qualità della vita, e la ricerca scientifica offre ampie conferme in merito. L’esercizio fisico non è solo una questione di forma esteriore o di prestazioni atletiche, ma un elemento chiave per la salute globale dell’individuo.
Psicologia dell’intelligenza artificiale: come la tecnologia sta cambiando il nostro modo di pensare6/1/2025 La tecnologia ci incalza fornendo una serie di rassicurazioni circa il miglioramento delle nostre performance quotidiane, ma è davvero solo un bene? La storia della tecnologia, dai primi strumenti di calcolo agli algoritmi complessi dell’Intelligenza Artificiale, può essere vista come un tentativo di estendere le capacità cognitive e operative dell’uomo. Già nel 1950, Alan Turing si chiedeva se le macchine potessero "pensare", introducendo il concetto di intelligenza artificiale come simulazione del ragionamento umano.
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