Il cambiamento climatico espone le nuove generazioni a un confronto con forme di instabilità più marcate rispetto a quelle vissute dalle generazioni precedenti. L’impatto, spesso improvviso e violento, di brusche accelerazioni climatiche su una psiche giovane crea forme di scompenso interiore che trovano espressione nel timore del futuro. Una paura che si insinua piano, prendendo corpo nell’ansia e nell’angoscia. Le nuove generazioni hanno sviluppato una consapevolezza più acuta delle conseguenze ambientali delle scelte collettive. Questo è in linea con un’aspettativa di vita più lunga, che le porta a guardare avanti, a chiedere conto del futuro. Ma questa attenzione ha il suo lato d’ombra: un futuro vissuto come fragile, incerto, persino minaccioso. La paura si radica proprio lì, in quella distanza temporale dove dovrebbe crescere il desiderio, e invece si insinua l’ansia. È importante ricordare che la crisi climatica impatta anche indirettamente sulle risorse economiche dei Paesi. Per un giovane in cerca del proprio posto nel mondo, questo può diventare un nodo interno difficile da sciogliere, un peso che si somma al già complesso processo di definizione del sé. Negli ultimi dieci anni, la psicologia del clima ha contribuito a far emergere aspetti che fino a poco tempo fa restavano ai margini o venivano considerati reazioni isolate a contesti specifici. L’estate del 2023, con il suo impatto climatico estremo a livello globale, ha rappresentato una soglia. L’essersi trovati accomunati — a latitudini diverse — da un clima eccessivo, ha generato un senso nuovo di urgenza e una maggiore attenzione collettiva. Tutto ciò ha evidenziato ancora di più la distanza di visione tra il mondo degli adulti e quello dei giovani. I più giovani si sentono spesso poco compresi nel loro bisogno di immaginare, sognare, proiettarsi nel tempo lungo. La loro domanda di futuro non trova ascolto. È fondamentale comprendere che la difficoltà nel “prendersi cura” del clima è profondamente connessa a una disposizione interiore. Proviamo a riconoscere alcuni tratti psicologici tipici di questo blocco collettivo:
I sintomi più evidenti di questo disagio si manifestano in forme ansioso-depressive, oppure con tratti riconducibili a un disturbo post-traumatico da stress. Non si tratta di un disagio marginale: per molti giovani, il cambiamento climatico è già una delle principali fonti di preoccupazione e sofferenza psichica. Secondo un sondaggio UNICEF del 2019 condotto in vari Paesi europei, circa la metà dei bambini e degli adolescenti intervistati ha dichiarato di vivere con sentimenti negativi legati alla crisi climatica. La paura del futuro non è più solo un tema filosofico: è diventata una questione clinica, sociale, culturale. Riconoscere questa eco-ansia non significa ridurla a un sintomo, ma ascoltarla come segnale. Un invito a riconsiderare il nostro rapporto con la Terra, con il tempo, con le generazioni che verranno.
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