È solo nell’immagine riflessa che il corpo costituisce la propria unità, e non attraverso la biologia. Questo aspetto crea un collegamento tra ciò che vediamo e ciò che ci portiamo dietro, un legame che non è possibile spezzare. Per armonizzare un corpo, dobbiamo portare l’aspetto simbolico che ci riguarda a dialogare con l’involucro fisico. Ognuno di noi si porta dietro un’esperienza personale che, un po' per volta, si incarna nella nostra esistenza. Le posture che assumiamo sono il riflesso di questo corpo simbolico. Smuovere queste posture attraverso una cura a più livelli costituisce il presupposto fondamentale per un invecchiamento sereno e una vita di maggiore qualità nel tempo. Oggi non è un caso che il corpo risulti sempre più esteriorizzato; ciò riguarda il tipo di percezione orientata verso l’esterno che tendiamo ad assumere. È come se il corpo fosse svincolato da noi, al pari di un oggetto che funziona senza che ne sappiamo niente, una sorta di estraneo. Per questo motivo, il lavoro corpo-mente vuole portare attenzione al corpo simbolico che abita il corpo fisico, favorendo un dialogo attraverso l’assunzione di macro e micronutrienti specifici, la percezione del movimento durante l’esercizio. Queste condizioni tendono ad abituare il soggetto alla propria complessa identità. Troppo spesso ci si dimentica che il corpo simbolico può rimanere agganciato a un trauma pregresso, incarnandolo nel corpo fisico. Il problema del rapporto corpo-mente è uno dei più annosi per psicologi e filosofi, poiché intreccia tanto queste discipline quanto la medicina. Potremmo dire che lo scambio corpo-mente obbliga queste discipline a liberarsi dalla tendenza a leggere la complessità attraverso un linguaggio univoco, non in grado da solo di restituire una visione adeguata a tale condizione funzionale all’evoluzione umana. Si tratta, dunque, di sviluppare una prospettiva atta a fare da ponte, permettendo un’interazione tra campi diversi. Ed è proprio questo che stiamo cercando di fare nei nostri approfondimenti. Una frase di Nicola Simonetti, docente di Scienze Umane presso l’Università di Siena, si sposa con il nostro lavoro: “La mente è il tempo vissuto da un corpo, il corpo è lo spazio sentito da una mente” (N. Simonetti, Il Problema Mente-Corpo e i Neuroni Specchio, Ed. DM Ricerca, p. 55). Con queste parole si intende collegare l’attraversamento dell’esistenza al corpo fisico, considerando al contempo l’esperienza immagazzinata dal soggetto come una Narrazione Corporea: l’espressione di un incontro più profondo che orienta la percezione di se stessi. Questo concetto è scientificamente rilevante, poiché ci mette in contatto con il fatto che il cervello registra, attraverso gli altri, nuovi schemi motori che portano all’apprendimento. La Narrazione Corporea e i neuroni specchio Su cosa si basa il concetto di Narrazione Corporea? La scoperta dei Neuroni Specchio (NS) e le loro implicazioni sono state per la psicologia ciò che il DNA ha rappresentato per la biologia. Forse non tutti conoscono la storia della scoperta dei neuroni specchio avvenuta presso l’Università di Parma dall’equipe del Dr. Rizzolatti negli anni Ottanta. Durante alcuni esperimenti con degli scimpanzé, un ricercatore prese un frutto, e i neuroni della scimmia si attivarono come se stesse compiendo lei stessa quel movimento. Questi neuroni, che si attivarono “a specchio,” hanno rivelato la base biologica dell’empatia. Secondo uno studio successivo (The mirror reflects both ways: Action influences perception of others di S. Blaesi e M. Wilson), la percezione delle azioni e delle posture altrui innescherebbe, attraverso il sistema dei neuroni specchio, posture e azioni simili nell’osservatore. Ecco perché risulta importante muovere il corpo correttamente durante gli esercizi: è come compiere azioni nuove che portano il corpo a narrarsi, cioè a raccontare ciò che si cela dietro una postura. Questo processo consente un reale passo avanti verso una maggiore padronanza dei nostri sistemi di funzionamento. Al tempo stesso, questo principio vale anche in senso opposto: azioni compiute in modo non adeguato possono influenzare negativamente gli altri. Occuparsi di sé richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga psicologia, filosofia, scienze motorie e medicina. La longevità e la ricerca scientifica Queste considerazioni ci aiutano a comprendere perché la nostra società tenda a vedere il corpo come oggetto, svuotato del significato simbolico della propria storia. Mode come i piercing, i tatuaggi, e la chirurgia estetica sono divenute rappresentazioni sociali di un corpo-oggetto che può diventare un contenitore ermetico della sofferenza dell’individuo. Alla luce di ciò, risulta chiaro come sia fondamentale seguire approcci che collegano i sistemi di cui siamo fatti. La Dott.ssa Pancallo propone un lavoro che segue questa filosofia, poiché ritiene necessario tracciare nuove strade in un mondo esteriorizzante dove tutto tende a diventare oggetto svincolato dal soggetto. Inoltre, il suo approccio si collega anche a studi sulla longevità e ad una ricerca costante che lei stessa porta avanti da diversi anni, un argomento che desideriamo approfondire. Due percorsi che convergono 1) - Partiamo dal presupposto che l’invecchiamento è il risultato di un mix di deterioramento cellulare e metabolico, in grado di mettere in difficoltà vari sistemi di funzionamento. Il Dr. Polimeni, a capo del “Regenera Research Group for Aging,” si occupa da anni degli effetti dell’invecchiamento. Al momento, il suo team si sta concentrando su due studi di grande rilevanza:
Consigliamo l’ascolto del podcast: LO STATO DELL’ARTE: IL NEW TREND NELL’AMBITO DELLA MEDICINA DELL’INVECCHIAMENTO. Un dialogo della dott.ssa Pancallo con il dr. Polimeni, VAI AL LINK > QUI! . 2) - Il Dr. David Sinclair, professore di genetica alla Harvard Medical School, propone una visione più radicale rispetto alla comune percezione dell’invecchiamento. Nel suo libro “Longevità: Perché invecchiamo e perché non dobbiamo farlo”, afferma che l’invecchiamento è una malattia curabile, grazie agli ultimi progressi dell’ingegneria genetica. Trovi una stimolante recensione del libro nel nostro blog, VAI AL LINK > QUI! . La sua “Teoria dell’Informazione dell’Invecchiamento” si basa sul concetto di “circuito di sopravvivenza,” un insieme di geni che, nei momenti difficili, interrompono la riproduzione per riparare il DNA danneggiato. Il suo messaggio è sorprendentemente semplice: “Non esiste una legge biologica che dice che dobbiamo invecchiare... ci vuole un pensiero radicale per avvicinarsi a ciò che questo significherà per la nostra specie.”. Sinclair sostiene che combattere l’invecchiamento comporta un radicale mutamento di prospettiva. Un invito Un corpo-oggetto, svuotato di significato simbolico, penalizza il nostro benessere. Per questo motivo, l’invito è di approfondire le tematiche Corpo Mente ed il percorso di Narrazione Corporea ( QUI! ) - esperienze che offrono strumenti per una costante rigenerazione - per collegarsi, in fine, al percorso ispirato dal mito, “Medusa, simbolo e trasformazione” ( QUI! ), che offre soluzioni simboliche alla rinascita stimolando diversamente i nostri processi interiori. Corpo, mente, narrazione e mito: il cerchio magico. Il nostro futuro dipenderà dalla capacità di orientarci nella nostra complessità. La ricerca sull’invecchiamento apre la strada al ringiovanimento dell’individuo, andando a braccetto con il mito sotto lo stesso cielo: passato e presente, presente e futuro.
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