Negli ultimi anni, il lavoro ibrido è diventato una realtà per molte persone. Una realtà che, pur offrendo nuove libertà, ci ha messi di fronte a sfide inedite: la dilatazione dei tempi lavorativi, la contaminazione degli spazi e la perdita di confini tra ciò che è pubblico e ciò che è privato. Lavorare da casa, rispondere a un’email dopo cena, spostarsi in ufficio per una riunione e tornare subito a gestire la propria vita domestica: tutto questo, spesso, avviene senza soluzione di continuità. Ma cosa succede alla nostra psiche quando i confini si fanno sfumati? L’illusione del tempo libero In teoria, il lavoro ibrido dovrebbe offrirci più tempo per noi stessi. In pratica, però, accade spesso il contrario. Il tempo personale viene assorbito da micro-momenti di piacere — una serie tv, un acquisto online, uno scroll infinito sui social — più che da un’autentica cura di sé. Questo accade perché non sempre riusciamo a creare una gestione consapevole delle nostre energie mentali. Il risultato? Invece di sentirci “liberi”, finiamo per essere costantemente dislocati: pensiamo al lavoro quando siamo a casa, e desideriamo la tranquillità di casa quando siamo in ufficio. È come se la mente non riuscisse più a stare dove si trova il corpo. Il bisogno di differenziazione La psiche ha bisogno di diversificare. Ha bisogno di contesti distinti in cui attivare risorse diverse. Se tutto si mescola, perdiamo la capacità di sentire il cambiamento e, con esso, l’opportunità di rigenerarci. Riuscire a “viversi in modi differenti” a seconda del contesto è uno strumento potente per ridurre l’ansia e aumentare la qualità della nostra presenza. Non si tratta solo di organizzazione, ma di un vero e proprio allenamento interiore. Un lavoro sulla consapevolezza che ci aiuti a interrompere il flusso continuo dei pensieri, spesso orientati verso ciò che manca o che ci sfugge. Coltivare una disciplina mentale Il benessere, oggi più che mai, richiede disciplina. Una disciplina che non ha nulla a che vedere con il controllo rigido o l’autosorveglianza, ma con la capacità di abitare il momento, riconoscendo i propri bisogni e modulando i propri comportamenti in base al contesto. Ritagliarsi pause reali, distinguere lo spazio lavorativo da quello personale, creare rituali che aiutino la mente a “cambiare ambiente” anche quando il luogo è lo stesso: sono tutti strumenti semplici ma preziosi per ritrovare equilibrio. Come scrive Zygmunt Bauman: “La libertà senza sicurezza genera paura. La sicurezza senza libertà genera noia. Il nostro tempo è dominato dal tentativo di sfuggire alla prima senza cadere nella seconda.” Viviamo, infatti, sospesi tra la paura di perdere opportunità e il bisogno profondo di quiete e stabilità. Saper riconoscere e regolare queste tensioni è il primo passo verso un benessere più autentico. Tre suggerimenti per un equilibrio possibile
Il lavoro ibrido ci ha costretti a ridefinire il modo in cui stiamo nel tempo e negli spazi. Ma il vero cambiamento richiede un passo in più: riconoscere che la nostra mente ha bisogno di confini per potersi esprimere in modo sano. Non basta alternare casa e ufficio: serve anche una nuova educazione interiore, che ci aiuti a sentirci più integri, più liberi e meno agitati. In fondo, il benessere non nasce dal fare tutto, ma dal sapere dove siamo mentre facciamo ciò che facciamo.
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