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Accordarsi con l'esperienza della memoria del mondo, l'incontro con le Graie

11/7/2016

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Torniamo a raccontare Il Mito di Medusa attraverso i suoi simboli, per scoprire sempre più quale sia la relazione dello stesso con il nostro fare e quali le sue valenze simboliche e propositive rispetto al mondo della psiche.
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Sir Edward Burne-Jones, "Perseo e le Graie" (1878-1892), particolare
L'incontro con le Graie
Perseo sa che per incontrare Medusa deve farsi dire dalle Graie dove si trova, il simbolismo contenuto nella loro figura è estremamente affascinante.

Le Graie: Enio, Penfredo e Deino, sono sorelle della Gorgone Medusa, rappresentano i tre stadi della vecchiaia, hanno un solo occhio ed un solo dente che si passano a turno per poter mangiare.

Perseo ruba loro entrambi gli organi grazie all'elmo che lo rende invisibile, e così facendo riesce a sapere dove si trova Medusa.

(...) Le Graie erano tre vecchie sorelle dall'aspetto repellente. Avevano il corpo di cigno e possedevano insieme un solo dente ed un unico occhio che si scambiavano vicendevolmente per mangiare e vedere.



Perseo, che oltre ad essere forte era intelligente e molto astuto, le raggiunse presso la loro dimora e si nascose. Indossò l'elmo di Ade, si avvicinò invisibile, attese che una di loro si togliesse l’occhio dalla fronte per passarlo a una sorella e in quel momento glielo rubò.
Le Graie disperate, senza più poter vedere, supplicavano il giovane che si rifiutava di restituire l’occhio se prima non gli avessero indicato come raggiungere Medusa.



Terrorizzate dall’idea di restare cieche le sorelle gli indicarono come trovare la dimora dei mostri. 


Perseo volò veloce con i sandali alati donati da Ermes e raggiunse la caverna nella quale si nascondeva la Gorgone Medusa. (...) da Il Mito di Medusa
Nel momento in cui ci mettiamo alla ricerca della nostra parte difficile dobbiamo fare appello a forze ancestrali presenti dentro di noi, quel qualcosa che a volte ci fà dire: "non so come ma so che ce la farò!"

Bisogna dunque mettere in crisi l'abitudine a cui ci costringe la nostra mancanza di armonia interiore, guardare sempre nello stesso modo ed elaborare sempre alla stessa maniera (un solo occhio), rifuggire la complessità delle nostre ambivalenze (un solo dente).

A questo punto possiamo andare oltre, immergerci in quei luoghi meno conosciuti che ci portano a vedere altri scenari: la fragilità che ci costringe a non vivere e non elaborare in altro modo ciò che abbiamo dentro ed a ritenere l'altro o gli altri responsabili di tale vissuto.

È arrivato il momento di assumere il mondo attivamente,

(...) il movimento è uno spostamento che crea un cambio di percezione.
(M. Merleau - Ponty - Fenomenologia della Percezione)
Quindi cambiamo quando possiamo dire che esiste uno stato diverso delle cose perché il movimento non contempla percezioni statiche.

Il movimento rappresenta la modulazione di un ambiente familiare in altro, un nuovo sfondo sul quale costruire nuovi atti relativi alla nostra coscienza.

E quando incriniamo la visione solita delle cose presenti nel nostro mondo possiamo percepire un senso universale dell'esperienza, una memoria che attraversa la storia del mondo che ci viene incontro, ci aiuta a percepire altro, ci organizza e ci orienta.

Il senso della natura umana diviene più chiaro, abbiamo scavalcato le barriere del quotidiano che ponevano la nostra routine in primo piano, come unica esperienza possibile del reale, siamo oltre, stiamo volando come Perseo su nuovi territori abbiamo dalla nostra parte la vita, il senso del mondo formatosi sempre molto prima di noi.

L'aspetto routinario dell'esistere risulta essere tutt'altro che banale, nell'abitudine siamo costretti a oggettivare piuttosto che soggettivare, a rifiutare le necessità interiori connesse al sogno, al mito ed al senso dell'esistenza.

L'abitudine statica trova impensabili tali aspetti e li rifiuta, non vogliono dire nulla.

Perché siano funzionali il sogno, l’illusione, e dunque dotati di senso per noi, devono rimanere ambigui cioè non possono essere dotati di chiarezza prima di essere attraversati.

Solo in questo momento ci appare chiaro che noi siamo

portati nell'esistenza personale da un tempo che non costituisco, tutte le mie percezioni si profilano su uno sfondo di natura.
(M. Merleau - Ponty - Fenomenologia della Percezione)
Le Graie (letteralmente Grigie) rappresentano il riaffiorare della memoria delle cose del mondo a cui attingere nel momento in cui si è iniziato il Viaggio.

Non a caso anche nell'arte figurata il mito delle Graie viene rappresentato da ragazze giovani poiché la vecchiaia è assolutamente riferita ai vari stadi relativi alla natura umana più che alla persona.

La necessità per ognuno di staccarsi dalla triade che ci ha permesso la sopravvivenza psicologica affinché venga sostituita dalla capacità di individuazione che consente di lavorare per i propri bisogni di trasformazione.

Le Graie sono collegate anche ad un'altro simbolo antichissimo, quello del Cigno, infatti hanno la pelle bianchissima, in alcune raffigurazioni sono così rappresentate a simboleggiare il bisogno di dare spazio ad una natura personale completa, che separatasi dal bisogno di rapportarsi ad una triade genitori-bambino può dare spazio ad una natura individuale completa nel suo maschile-femminile.

Il Cigno contiene infatti entrambi gli aspetti, metafora del maschile il suo collo, mentre il resto del corpo a simboleggiare un femminile che si esprime anche nel volo dello stormo che si libra sempre disegnando un V simbolo del femminile.

In altre versioni il candore del cigno bianco è simbolo di morte, la ricerca psicologica considera la morte come la ricerca di una nuova identità.

Per trasformarsi una parte della nostra personalità viene sacrificata per ottenere una rinascita.

Questo passaggio è altamente proficuo dal momento che ci dà l'opportunità di dialogare con nuove immagini che si affacciano dentro di noi per essere poi capaci di viverle.


Per chi si fosse perso qualche puntata ricordiamo che si può riprendere la scoperta del Mito di Medusa, dei suoi significati simbolici e della nostra applicazione psicoterapeuta, dando un CLIK ai seguenti bottoni:
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    La Dr.ssa Anna Pancallo, psicologa-psicoterapeuta è iscritta all’Albo Regionale Veneto, è specializzata in Psicoterapia della Gestalt, titolo conseguito presso la Fondazione Italiana Gestalt di Roma.

 Svolge l’attività dal 1993 e opera negli studi di Treviso e Mantova.

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