Le dipendenze rappresentano una delle sfide più complesse e pervasive della nostra epoca. Che si tratti di sostanze come alcol e droghe, o di comportamenti come il gioco d'azzardo, lo shopping compulsivo o l'uso eccessivo dei social media, le dipendenze sono spesso un tentativo di colmare un vuoto emotivo o di sfuggire a un disagio profondo.
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Il conflitto tra ragione e sentimento è uno dei temi più antichi e universali della condizione umana. Ogni giorno ci troviamo di fronte a decisioni in cui la nostra logica ci spinge in una direzione, mentre le emozioni ci trascinano altrove.
La tentazione contemporanea di fuggire da sé opera molti danni, ed è questo aspetto che dobbiamo imparare a riparare attraverso un dialogo corpo-mente, in grado di allargare le nostre prospettive interiori, permettendoci di interagire con vissuti articolati senza indietreggiare. Il bisogno continuo di stabilizzarci, di non tollerare il rischio, di determinare sempre in anticipo ciò a cui si va incontro nella realtà, genera una forte dose di angoscia. La troviamo nel desiderio di alleggerirci, nello stress, nell’intrattenimento continuo che cerchiamo nelle cose. Questo sistema è stato generato da un bisogno iniziale di reagire ai problemi esterni, ma una volta che tale meccanismo ha raggiunto l’apice, non siamo più disposti a riappropriarci di quell’incertezza che caratterizza l’esistenza, un'esperienza invece molto presente nelle vite dei nostri predecessori, impegnati a costruire maggior benessere anche per noi.
Nella società contemporanea occidentale, la cultura della perfezione ha dato vita a un ambiente che non tollera debolezze o aspetti non conformi al modello ideale. Questo approccio, che si riflette sia nella sfera individuale che in quella collettiva, ha gravi implicazioni sociali ed economiche. La prevalente iperfocalizzazione sulla produzione ed il consumo, che sia di beni materiali o di immagini di perfezione, ha generato un contesto in cui l'accettazione dell'imperfezione diventa una sfida significativa. Questo influisce sulla percezione individuale di sé e permea i media, i governi e la cultura popolare, contribuendo a una narrazione di violenza e competitività; una modalità che si è man mano impadronita della dimensione sociale poiché esiste una continua risposta da dare al sistema produttivo che rende normale la distanza da altre parti di sé.
“La capacità di amare, di investire nella vita, di creare e realizzare i nostri sogni è in dialogo costante con la nostra capacità di cercare le verità emotive, di tollerare il dolore e di affrontare il lutto.” (G. Atlas, L’eredità emotiva, Raffaello Cortina Editore, 2022) Le esperienze fanno da contraltare alle emozioni, ed in particolare ad alcuni specifici passaggi emotivi dello sviluppo di una persona che fungono da pilastri della nostra ossatura interiore.
Ogni sperimentazione porta con se varie possibilità e, allo stesso tempo, ciò che diviene traducibile coinvolge il riconoscimento di un limite che qualifichi l’esperienza stessa. Questi aspetti sono il frutto di un’insieme che è sintesi di un interno-esterno scaturito dal riconoscere ciò che si unisce e ciò che risulta separato, per divenire, così, parte finale di uno scambio che sarà integrato in Sé stessi. Ogni esperienza apre in questo modo a diverse possibilità, ma sono solamente quelle traducibili per l’interno a risultare reali ai fini di una interiorizzazione, conferendo una fondamentale importanza alla propria capacità di utilizzare la sperimentazione come elemento di supporto interno alla propria evoluzione.
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