“La capacità di amare, di investire nella vita, di creare e realizzare i nostri sogni è in dialogo costante con la nostra capacità di cercare le verità emotive, di tollerare il dolore e di affrontare il lutto.” (G. Atlas, L’eredità emotiva, Raffaello Cortina Editore, 2022) Le esperienze fanno da contraltare alle emozioni, ed in particolare ad alcuni specifici passaggi emotivi dello sviluppo di una persona che fungono da pilastri della nostra ossatura interiore.
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L’illustre studioso tedesco di letteratura greca Walter Otto, particolarmente attento a ciò che l’eredità greca ci ha lasciato in termini umani, ci suggerisce come ciò che è proprio dell’uomo non si disperda ma continui ad essere presente in un ciclo perpetuo di rinnovamento:“guardiamo al presente, ma dal punto di vista di ciò che è eternamente umano.” Il Prof. Bonazzi, invece, in una sua presentazione del corso “Medusa, simbolo e trasformazione 2021” (Studio Pancallo, vedi il video proposto sotto), sottolineava come per i greci antichi risultasse fondamentale il rapporto con l’azione e la costruzione di una felicità, piuttosto che l’abbandonarsi a momenti di piacere momentaneo, e ci faceva notare come tale passaggio implichi ai nostri giorni una visione dell’umano che tende ad appannarsi, una visione difficile da cogliere.
Ogni sperimentazione porta con se varie possibilità e, allo stesso tempo, ciò che diviene traducibile coinvolge il riconoscimento di un limite che qualifichi l’esperienza stessa. Questi aspetti sono il frutto di un’insieme che è sintesi di un interno-esterno scaturito dal riconoscere ciò che si unisce e ciò che risulta separato, per divenire, così, parte finale di uno scambio che sarà integrato in Sé stessi. Ogni esperienza apre in questo modo a diverse possibilità, ma sono solamente quelle traducibili per l’interno a risultare reali ai fini di una interiorizzazione, conferendo una fondamentale importanza alla propria capacità di utilizzare la sperimentazione come elemento di supporto interno alla propria evoluzione.
La bisaccia è l’oggetto che Perseo utilizza per riporre la testa appena tagliata di Medusa, un contenitore che rappresenta, simbolicamente, un “luogo” dove imparare a contenere la parte distruttiva del proprio vissuto: una allegoria motrice che ci offre una visone di spazio interiore ben articolata. La metafora del κιβισις, tramandata durante i secoli, e sostenuta da indagini recenti a supporto della comprensione profonda del nostro modo di essere, ci spinge ad esplorare i meccanismi della nostra psiche sempre in una nuova chiave, così da poter sostenere una lettura integrata di se stessi nel proprio presente.
I volti e le forme di Medusa: invito all’approfondimento di “Medusa, simbolo e trasformazione”. Stare in contatto con le proprie radici, con le istanze che formano la personalità individuale, ricercare le componenti culturali e sociali, come capire il proprio ambiente educativo, ciò che ha formato i propri schemi comportamentali, oltrepassare il limite della coscienza per immergersi nell’oscurità del proprio mondo-inconscio, ove trovare le istanze reali e genuine della propria personalità, significa scoprire se stessi.
“Pensiamo che la tecnica sia uno strumento del quale noi deteniamo le chiavi. In realtà la tecnica ha sostituito la natura che ci circonda e costituisce oggi l’ambiente nel quale viviamo... ma la tecnica non tende a uno scopo, non svela verità, la tecnica ‘funziona’.” (Umberto Galimberti, “Psiche e Techne”) Il filosofo Umberto Galimberti stimola, con la sua citazione, verso un universo più complesso di quello che codifichiamo normalmente nel flusso continuo e aggrovigliato delle nostre vite, un universo natura che abbiamo allontanato dal nostro mondo percettivo ed esistenziale, al quale abbiamo sin qui cercato di dare una forma.
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