L’immersione nel Mito di Medusa, risulta efficace nel guidare la psiche verso rielaborazioni emotive importanti per la storia individuale di ognuno. Le associazioni attraverso i simboli, tra le pieghe del racconto mitico, aiutano a comprendere in modo significativo i passaggi necessari a sviluppare una mente che ha acquisito la capacità di connettersi verso una trasformazione continuativa. Procediamo innanzitutto, anche in questa fase del racconto relativo all’incontro tra Perseo e Andromeda, con il ricordare l’insieme degli accadimenti, per capire, poi, cosa cogliere in modo fruttuoso di questa circostanza. Perseo, mentre sta sorvolando il mare per ritornare in Grecia in groppa al cavallo alato Pegaso, dopo aver reciso la testa di Medusa, scorge Andromeda incatenata ad una roccia, che il padre Cefeo, re dell’Etiopia, voleva sacrificare dandola in pasto ad un mostro marino mandato dagli dei, per placare le loro ire, e salvare così il suo regno. Il mostro era stato inviato dal dio del mare Poseidone per punire Cassiopea, la madre di Andromeda, donna estremamente vanitosa che si era resa colpevole di offendere le ninfe Nereidi sostenendo di essere più bella di loro. Nelle “Metamorfosi” di Ovidio si narra che Perseo, in un primo momento, scorse qualcosa nella roccia scambiandola per una statua. Poi, il vento scompigliò i capelli della ragazza, svelando all’eroe le sue vere sembianze, e il suo cuore ne rimase rapito. L’eroe si avvicinò rivolgendole alcune domande, ma, allorché lei iniziò ad urlare alla vista del mostro marino che si avvicinava, estrasse dalla bisaccia la testa di Medusa e lo pietrificò. Il Mito, mediante il susseguirsi degli eventi, fa intravedere una trama più profonda, in grado di dare rilievo ad una visione trasformativa che ha come obiettivo la rinascita interiore dei protagonisti, tramite le prove a cui vengono sottoposti. Nello sviluppo del racconto ravvisiamo come Perseo e Andromeda siano in realtà legati da una similitudine, il loro non è un incontro casuale, ma ha il valore di un riconoscimento reciproco: portano il peso di un ereditarietà che le rispettive famiglie non erano state in grado di elaborare in modo efficace, così da proiettarli in sfide di difficile riuscita. Perseo desiderava reagire al destino determinato dal nonno Acrisio, che alla nascita lo aveva allontanato, assieme a sua madre Danae, nel timore che in quanto figlio di Zeus volesse da subito attentare al suo trono come gli aveva predetto l’oracolo. Inoltre, il nostro eroe, era partito per cercare Medusa sfidato dalla provocazione lanciata da Polidette: un pretendente di sua madre che voleva allontanarlo per avere campo libero e poterla sposare in assenza del figlio. Andromeda, invece, doveva espiare la vanità materna che aveva esposto il regno del padre al pericolo di venire distrutto. Il simbolismo, legato all’ereditarietà, ci parla di storie scritte in precedenza che hanno bisogno di trovare nuove evoluzioni per essere trasformate, e qui, il mito, con i suoi intrecci, mostra tutta la propria maestria, capace com’è di collegare le connessioni metaforiche al funzionamento della Psiche. “I segreti della mente non includono soltanto le nostre esperienze di vita personali, ma anche quelle che inconsapevolmente portiamo dentro di noi: ricordi, sentimenti e traumi che ereditiamo dalle generazioni precedenti.” (G. Atlas, Eredità emotiva, Ed. Cortina 2022) L’incontro tra Perseo ed Andromeda, come in precedenza quello tra Perseo e Medusa, avviene per permettere ad entrambi i protagonisti una riconnessione efficace con il proprio passato: affrontare ciò che era rimasto in sospeso e riconoscere il peso di determinate costrizioni. Da ciò scaturisce la capacità di dare spazio al sentimento amoroso che si nutre della vulnerabilità altrui, simboleggiata dalle circostanze difficili in cui entrambi versano. “Noi nasciamo attraverso un grido come manifestazione dell’abbandono assoluto nel quale la nostra vita è stata gettata. Ed è solo la risposta dell’Altro a rendere possibile la traduzione significante del grido in appello. È questo il compito primo dell’Altro: saper rispondere all’appello, non lasciare cadere il grido nel vuoto, soccorrere la vita che grida, tradurre il grido in domanda d’amore.” (M. Recalcati, Non è più come prima. Elogio del perdono nella vita amorosa) L’impulso verso l’altro dei nostri protagonisti, e il rispetto delle reciproche ferite, trova nel loro scambio un collante attraverso il quale l’esigenza di trasformazione si rafforza. Se il portare l’attenzione a ciò che costituisce il patrimonio ereditario dell’individuo spalanca mondi interiori insospettabili, è il collegamento tra questo aspetto e le necessità individuali a realizzare il bisogno di rinnovamento insito in ognuno. Il percorso, attraverso lo scenario mitologico, ci permette di elaborare il materiale psichico che scaturisce dal collegare la storia individuale all’eredità personale. I simboli, scaturiti dal mettere in relazione la storia di Perseo e Andromeda, aprono in modo profondo a quel senso di mutamento della propria prospettiva che penetra la vita, facendosi portavoce di una interiorità riorganizzata a cui concorre anche il corpo. Il mito di Perseo e Medusa, si srotola verso l’incontro, fissando il momento in cui Perseo sorvola lo spazio scorgendo Andromeda, fino al momento finale delle loro nozze. La dinamica avvolgente del racconto, contenente la metafora del movimento interiore, viene catturata e sottolineata dalle immagini che il mito svela, posta in primo piano, donando nel contempo un valore individuale a ciascuno dei protagonisti, attraverso le loro reciproche azioni. La storia narrata dal mito fotografa una visione dell’individuo dotato di completezza - io e l’altro, interiore ed esteriore, riconoscimento e azione - per una nuova realtà, in grado di celebrare la maturazione dell’individuo, in un’ottica di perenne sviluppo. “Là dove il grigio aveva spento ogni suo pur remoto desiderio d’essere qualcos’altro che grigio, solo là cominciava la bellezza”. (I. Calvino, Le Cosmicomiche, Mondadori) Letture correlate:
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