Ogni 27 gennaio, la Giornata della Memoria ci invita a riflettere sull’Olocausto, un genocidio che ha segnato profondamente il XX secolo e la coscienza dell’umanità. Questa ricorrenza, tuttavia, non deve limitarsi a un semplice esercizio di ricordo: deve spingerci a comprendere le dinamiche umane, sociali e psicologiche che hanno reso possibili tragedie come questa e che, con volti e modalità diverse, si ripresentano anche nel presente. Il saggio di Helm Stierlin su Hitler (Carocci, 2003) rappresenta un’analisi illuminante. Divenuto un classico, questo studio non solo ricostruisce gli eventi storici, ma esplora la personalità di Adolf Hitler e la sua capacità di trascinare milioni di persone in una spirale distruttiva. Come osserva lo psichiatra Luigi Cancrini, esistono disturbi di personalità che possono risultare vincenti in determinate circostanze, soprattutto in individui con tratti antisociali e masochistici.
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Il grande pugile Muhammad Ali soleva dire che non aveva mai vinto un incontro sul ring, ma durante la preparazione che lo precedeva. Con questa frase intendeva mettere in risalto l’importanza di un allenamento continuativo e consapevole, non limitato al momento della prestazione. Approfondendo il concetto di allenamento, ci troviamo di fronte a una miriade di approcci e valutazioni, molti dei quali tralasciano elementi essenziali per una pratica realmente benefica e sostenibile nel tempo. Oggi più che mai è necessario allenare il corpo per migliorare la qualità della vita, e la ricerca scientifica offre ampie conferme in merito. L’esercizio fisico non è solo una questione di forma esteriore o di prestazioni atletiche, ma un elemento chiave per la salute globale dell’individuo.
Come ci suggerisce il dr. Ascanio Polimeni nel recente podcast “Il New Trend della Medicina Rigenerativa”, parlando degli straordinari effetti della proteina Klotho: “Chi è stressato, obeso, chi mangia e dorme male, chi non pratica attività fisica ha più facilmente livelli depressi di questa proteina (klotho), al contrario di chi ha uno stile di vita migliore.”. Le sue informazioni ci fanno intravedere la straordinaria correlazione tra movimento e sistemi biologici sottostanti. L’ormesi, il meccanismo di controllo dei sistemi biologici, è infatti una delle spie maggiormente rappresentative delle capacità riparative del nostro organismo, a cui una pratica del movimento dà un suo notevole contributo.
L’ esteriorizzazione odierna allontana da sé, costringendo il corpo a diventare il contenitore del rimosso, per questo, molto spesso, risulta complesso riuscire a liberarlo dalle proprie corazze. Non a caso William Reich, medico psichiatra, uno dei grandi pionieri dell’integrazione corpo-mente, riteneva che il nostro carattere, ed i vissuti che ci accompagnano durante l’esistenza, hanno nel corpo il loro equivalente attraverso le stratificazioni muscolari e le posture che lo contraddistinguono.
Il senso dell’identità si associa all’idea di movimento perché è tramite questo ‘andare verso’ che l’individuo sperimenta il proprio essere nel mondo. Lo spazio in cui ci muoviamo riflette la nostra rappresentazione del mondo, come pure la configurazione sociale ed affettiva. L’identità è anche lo spazio del controllo in cui opera la nostra riflessività dove, inoltre, si plasmano i nostri significati in rapporto alla realtà. Tali significati si modificano nel corso degli anni perché gli individui sperimentano in vari modi l’esistenza in rapporto all’età.
Oggigiorno si vive, ma non necessariamente si è dentro se stessi. Piuttosto, l’immediatezza con la quale improntiamo la ricerca di soluzioni personali, per migliorarci, alimentata dall’ansia del presente, ci porta a costruire basi poco funzionali per un dialogo più approfondito tra il corpo e la mente. Acquisire padronanza del nostro modo di essere, invece, risulta di fondamentale importanza per diversi aspetti, primo fra tutti quello di rallentare un declino inevitabile con cui tutti dobbiamo stabilire un confronto; un’esperienza collettiva, di cui, ancora, si tende a parlare in termini piuttosto superficiali.
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