Il senso dell’identità si associa all’idea di movimento perché è tramite questo ‘andare verso’ che l’individuo sperimenta il proprio essere nel mondo. Lo spazio in cui ci muoviamo riflette la nostra rappresentazione del mondo, come pure la configurazione sociale ed affettiva. L’identità è anche lo spazio del controllo in cui opera la nostra riflessività dove, inoltre, si plasmano i nostri significati in rapporto alla realtà. Tali significati si modificano nel corso degli anni perché gli individui sperimentano in vari modi l’esistenza in rapporto all’età. Per completare il senso di sé è importantissimo sviluppare un corpo in grado di gestire lo spostamento, di poterlo associare ad una certa funzionalità, creando una trama mobile che si completa attraverso un certo tipo di presenza nel mondo. Avere una mobilità e una postura poco in divenire ci obbliga ad uno sguardo limitato sulle cose, a ridurre il peso personale nel mondo, a limitare il nostro raggio d’azione. La frammentazione con la quale oggi si guarda all’esperienza del vivere ci pone, gradualmente, nella condizione di essere poco attenti nell’avere una percezione orientata. Tale modalità ci allontana da noi stessi a tal punto da renderci degli estranei ai nostri propri occhi, impedendoci di percepire blocchi e rigidità che ci portano ad un cancellarsi, senza, però, esserne completamente coscienti. Nelle normali attività quotidiane si tende a non riconoscere questi aspetti a meno che non vi sia un fattore acuto che metta il corpo in una condizione di disagio: il campanello d’allarme. Oppure, sperimentando una realtà diversa, dove ponendo il corpo in primo piano - ecco che il concetto di mobilità diviene centrale - si rende incerta la nostra identità e la stessa linea di reciprocità con gli altri, che si ingarbuglia. È possibile riconoscere che un movimento rallentato, o difficoltoso, restringe la nostra visione delle cose e stimola meno il nostro definirci attraverso l’incontro. Non a caso quando le persone percepiscono tali ripercussioni entrano in crisi, e sono portate a limitare, o ad evitare, i movimenti nello spazio che possono metterli in contatto con questi aspetti critici. Parimenti, una ridotta mobilità corporea costringe la mente a ridurre il rapporto con l’esperienza e a tracciare un solco più definito alle possibilità di vita, ad essere meno aperta all’infinità di esperienze e, dunque, di vite possibili, a ridurre la possibilità di un cambiamento benefico. L'anca, o articolazione coxo-femorale, è un'articolazione molto importante perché ha su di sé il carico maggiore di tutto il corpo, ci permette di stare in piedi e di camminare, correre e saltare. Essendo un’articolazione sferica i suoi movimenti sono molto ampi, consente una vasta gamma di azioni nello spazio, è il fulcro fondamentale per trasferire alla gamba tutta la forza dei muscoli che si collegano al bacino. L’articolazione dell’anca è fondamentale per tantissime attività quotidiane, avere l'anca “bloccata” è spesso un problema per la postura. Il movimento libero dell'anca è fondamentale per evitare infortuni a ginocchia, caviglie o dolori al tratto lombo-sacrale. Esercitarsi per mantenere mobili le articolazioni delle anche vuol dire togliere su di esse il peso della vita quotidiana che porta il nostro corpo ad un lento e inesorabile logorio. Il bacino, nella sua forma da contenitore, accoglie e conserva, ma disegna anche il centro della nostra identità sessuale. Uno dei punti fondamentali in cui le nostre energie si raccordano per creare stabilità. Allenare questa parte del corpo quindi è come veicolare un messaggio di centratura dell’esperienza. Le anche danno stabilità al movimento permettendo un’andatura in grado di trasferire l’idea di volersi mostrare al mondo nel proprio modo di essere. Se pensiamo che uno degli indici prevalenti di longevità risiede nel praticare movimento, ci rendiamo conto che la possibilità di sdoganare le rigidità, a favore di una migliore funzionalità, ha lo scopo di mettere in moto aspetti che definiscono in modo qualitativo la nostra esperienza di vita:
“Un corpo che si muove in tutte le direzioni, può vivere anche le sue emozioni e i suoi sentimenti, perché ogni movimento, suono, espressione ritrovata, corrisponderà ad uno stato d’animo ritrovato o acquisito.” (Liliana Pacifico, “Corpo Emozioni Comunicazione”) La conoscenza crea nuove opportunità, porta a riscoprirsi per suscitare in se stessi un entusiasmo in grado di arricchire le nostre vite.
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