Percorsi di narrazione corporea. Ileopsoas: un ponte tra flessibilità corporea e stabilità psichica16/8/2023 La mancanza di identità che oggigiorno la nostra struttura corporea tende a mostrare risulta uno degli aspetti maggiormente rilevanti nella presa di coscienza individuale. Corpi ripiegati, rigidi, allontanati, abitati dalla non-presenza, tutte condizioni che fanno emergere la realtà di come il corpo, quale luogo identitario, risulti poco percepito. Un corpo oggetto, piuttosto che soggetto, poco abituato a fare dell’ascolto un elemento di gestione di sé, potente ed espressivo. Il corpo della modernità esprime questi aspetti, e tale meccanismo risulta piuttosto dilagante. La Narrazione Corporea proposta nei webinar dello Studio Pancallo, si pone come un processo funzionale in grado di muovere da dentro una visione di sé stessi articolata, che pian piano diviene abituale per il soggetto. Attraverso i webinar, ai quali possono accedere solo i nostri pazienti, ci ripromettiamo di porre in primo piano allenamenti del corpo nelle varie parti che lo compongono, così da collegarli ad una percezione che guida il soggetto verso una gestione funzionale di sé. La comprensione del rapporto tra il corpo e la modernità impone, a nostro avviso, un approccio che guarda ad un allenamento capace di invertire il processo di non comprensione del corpo stesso, come dato iniziale. Partire dall’assenza ad abitarci come elemento centrale, e orientare gli allenamenti come forma di rieducazione di tale disagio profondo, risulta l’obiettivo principale di questa visione. È indicativo come la ricerca medica proceda verso la direzione di una longevità e, parimenti, ci si scontri con una realtà abituale che rimanda a corpi deboli anche quando regolarmente allenati. Ciò che si trascura in questa consuetudine è l’apprendimento di come dirigere il corpo attraverso l’ascolto, privilegiando la ripetizione sistematica delle varie sequenze di allenamento senza portare un’attenzione mirata a come il corpo assimila ciò che pratica. Questo avviene perché la logica che motiva chi si allena, si orienta in massima parte verso un risultato performante. La capacità di dirigere il proprio corpo attraverso gli incagli dati dalle posture e fragilità acquisite, richiede una comprensione profonda di ciò che nel corpo si è depositato. Il lavoro corpo-mente sostiene il soggetto nel costruire procedure funzionali ad un processo di gestione di sé stessi. Non basta allenarsi, come non basta portare il corpo in una determinata direzione attraverso i metodi che più ci piacciono, è necessario imparare a cogliere cosa serve a sostegno del corpo nel corso degli anni, se maggiore flessibilità, resistenza o forza. Attraverso la consuetudine di un ingranaggio che dà spazio all’approccio corpo-mente, ci apriamo a considerazioni più ampie, in grado di fungere da guida verso interventi a cui è utile dare la precedenza in determinati momenti della nostra vita. L’imparare a sostituire la logica del “mi occupo di me perché ho un problema”, o per un’esigenza estetica, con il “mi occupo di me perché così sviluppo la capacità di sapermi indirizzare”, apprendendo, in questo modo, come prevenire le difficoltà alle quali inevitabilmente si va in contro nel corso degli anni, è fondamentale nell’ambito della pratica della Narrazione Corporea. L’invecchiamento è un meccanismo insito nell’essere umano e dunque inevitabile, essere preparati a tale condizione, orientando l’asse corpo-mente, avvicina ad una percezione reale di se stessi che sostiene l’individuo giorno per giorno migliorando considerevolmente la gestione di se stessi. Il processo di usura dell’invecchiamento non investe il solo deterioramento biologico, parimenti restringe la simbolizzazione, privandolo di una presenza nel mondo, sottrae un significato al vivere, e senza un senso, l’individuo non può stare al centro della propria storia. “L’invecchiamento è un processo insensibile, enormemente lento che sfugge alla coscienza perché in esso nessun contrasto si mette in luce; l’uomo scivola piano piano, di giorno in giorno, di settimana in settimana, di anno in anno; sono gli avvenimenti della sua vita quotidiana, non lo scorrere del tempo, a cadenzare lo scorrere del giorno. Con una lentezza che sfugge alla comprensione, la durata si stampa sui visi, penetra i tessuti, indebolisce i muscoli, esaurisce l’energia, ma senza traumi, senza rotture brusche. A lungo nel corso della vita gli anziani sono stati gli altri.” (D. Le Breton, Antropologia del Corpo e Modernità, p.165) Ileopsoa: il muscolo dell’anima All’articolazione sacro-iliaca, che determina il nucleo centrale del nostro corpo si agganciano tutti i muscoli centrali la cui funzione è determinante per la postura e l'equilibrio, supportando tutto il peso della persona tramite il collegamento tra la parte superiore del busto e gli arti inferiori. Tra questi muscoli tutti conoscono gli addominali, ma pochi conoscono il muscolo che collega la colonna vertebrale alle gambe, passando attraverso il bacino: il muscolo ileopsoa. L'ileopsoas è importante per stare in piedi e per camminare, ma è anche chiamato il "muscolo dell'anima" poiché può influenzare lo stato emotivo essendo in stretto contatto con il diaframma e l'intestino. Attraverso il diaframma svolge un ruolo impalpabile ma profondamente emozionale. Il nostro principale muscolo respiratorio, infatti, registra stress e tensioni in modo del tutto naturale. L’ileopsoas ha un solido attacco sulle ultime vertebre toraciche, le prime lombari, registra spasmi respiratori causati dalle reazioni emotive che ne condizionano la funzionalità portandolo ad accorciarsi. Parimenti, anche le infiammazioni intestinali possono creare tensioni che sono veloci a formarsi, ma lente a rilasciarsi. Questo muscolo collega le gambe alla colonna vertebrale; su un piano simbolico possiamo valutare come inneschi un collegamento tra la capacità di muoversi e quella di sostenere il movimento verso il mondo, permettendo una centratura che assicura una coscienza di sé nello spazio. Lavorare l’ileopsoas è come dirigere il corpo nel mondo, saldo nella propria capacità di poggiare l’equilibrio sulla polarità, che per sua configurazione simboleggia attraverso un movimento estensorio e di accorciamento. Potremmo associarlo ad un’autostrada dove il traffico scorre in entrambi i sensi di marcia in modo regolare sulla cartografia del nostro corpo, segnalando in maniera efficace quali sono i punti che bisogna trasformare per spogliarsi dalle tensioni psicologiche, imparando a convogliarle attraverso il movimento consapevole, verso una nuova e maggiormente esperta gestione di se stessi. Mantenendo l’ileopsoas in buona forma, si promuove un benessere tanto sul piano fisico, quanto su quello mentale.
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