I volti e le forme di Medusa: invito all’approfondimento di “Medusa, simbolo e trasformazione”. Stare in contatto con le proprie radici, con le istanze che formano la personalità individuale, ricercare le componenti culturali e sociali, come capire il proprio ambiente educativo, ciò che ha formato i propri schemi comportamentali, oltrepassare il limite della coscienza per immergersi nell’oscurità del proprio mondo-inconscio, ove trovare le istanze reali e genuine della propria personalità, significa scoprire se stessi.
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“Pensiamo che la tecnica sia uno strumento del quale noi deteniamo le chiavi. In realtà la tecnica ha sostituito la natura che ci circonda e costituisce oggi l’ambiente nel quale viviamo... ma la tecnica non tende a uno scopo, non svela verità, la tecnica ‘funziona’.” (Umberto Galimberti, “Psiche e Techne”) Il filosofo Umberto Galimberti stimola, con la sua citazione, verso un universo più complesso di quello che codifichiamo normalmente nel flusso continuo e aggrovigliato delle nostre vite, un universo natura che abbiamo allontanato dal nostro mondo percettivo ed esistenziale, al quale abbiamo sin qui cercato di dare una forma.
“Come Jung e poi Hillman ma già anche la successiva teorizzazione freudiana ci hanno insegnato, ogni mito è metafora e dispiegamento di una condizione psichica: gli dei e gli eroi dell’Olimpo dell’antica Grecia e del suo repertorio scenico sono tornati al mondo moderno come ‘sintomi’,dopo essere rimasti lungamente inabissati.” (S. Ronchey, Robinson 18 Giugno 2022) La Bisaccia è il luogo dove Perseo depone la testa sanguinante di Medusa dopo averla recisa, nel linguaggio del mito è la metafora potente di un luogo speciale dove collocare qualcosa che oramai appartiene al nostro eroe.
Cosa ci suggerisce il racconto a questo punto? Ad un certo punto della sua indagine riflessiva sul mito Jung dirà queste singolari parole:“gli Dei sono diventati malattie”. (C. G. Jung, Opere XIII) Cosa voleva dire Jung con questa espressione?
Certamente la sua premura era di sottolineare che il rifarsi al mitico era divenuto un elemento scomodo per una visione del mondo che cercava certezze e realizzazioni sicure. La maggiore difficoltà dell’essere umano sta nel potersi perdere nel nulla, nello stato di angoscia. Questo vissuto può essere ben plasmato dal mito, nel senso ampio del termine, così da evitare un disgregarsi delle forme spirituali, che sono un vero e proprio dramma esistenziale, che deve essere mediato tramite un dialogo tra pratico e teorico, azione e coscienza. Per superare questo problema è necessario far rientrare il mondo magico nella struttura della mente umana, cioè dare valore al fatto che la struttura dell’esistenza porta alla trascendenza come elemento costitutivo dell’essere. Un destino, quello dell’uomo, inteso come opera aperta sulla quale poter intervenire al fine di ricreare più e più volte il senso della propria esistenza.
“La magia è il ponte tra l’età dell’oro di una creatività primordiale e il potere attuale di produrre dei miracoli” (B. Malinowski) Grazie alle due pubblicazioni precedenti, “Introduzione alla forza del Pensiero Magico” e “Il linguaggio simbolico” abbiamo capito come il pensiero magico sia correlato a quello simbolico, e come, nel lavoro interiore, permetta una trasformazione dei vissuti poiché, l’atto magico che il lavoro terapeutico propone, consente di percepire e insieme di dirigere ciò che è precluso da un eccesso di razionalità, la quale rende difficile cogliere la natura delle cose.
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NEWSSTUDIO PANCALLOLa Dr.ssa Anna Pancallo, psicologa-psicoterapeuta è iscritta all’Albo Regionale Veneto, è specializzata in Psicoterapia della Gestalt, titolo conseguito presso la Fondazione Italiana Gestalt di Roma. Svolge l’attività dal 1993 e opera negli studi di Treviso e Mantova. Categories
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Marzo 2023
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