La tentazione contemporanea di fuggire da sé opera molti danni, ed è questo aspetto che dobbiamo imparare a riparare attraverso un dialogo corpo-mente, in grado di allargare le nostre prospettive interiori, permettendoci di interagire con vissuti articolati senza indietreggiare. Il bisogno continuo di stabilizzarci, di non tollerare il rischio, di determinare sempre in anticipo ciò a cui si va incontro nella realtà, genera una forte dose di angoscia. La troviamo nel desiderio di alleggerirci, nello stress, nell’intrattenimento continuo che cerchiamo nelle cose. Questo sistema è stato generato da un bisogno iniziale di reagire ai problemi esterni, ma una volta che tale meccanismo ha raggiunto l’apice, non siamo più disposti a riappropriarci di quell’incertezza che caratterizza l’esistenza, un'esperienza invece molto presente nelle vite dei nostri predecessori, impegnati a costruire maggior benessere anche per noi.
0 Comments
Al giorno d’oggi, la ricerca di un’eco responsiva nel mondo, di un “adattamento”, di una reazione, nasconde molte insidie e, l’immagine dell’incontro tra Perseo e Andromeda, ci propone di ripensare alle modalità con le quali possiamo affrontare tale sfida riportandoci prepotentemente ai temi del riconoscimento, dello scambio amoroso e dell’intimità, ma anche al tentativo, attraverso quel tipo di esperienza consumata nel mito, di evolvere la storia familiare. La vicinanza con un altro individuo risulta connessa a uno sguardo sul mondo, alla capacità di prendersi cura delle persone come delle cose. La mancanza di questo tipo di attenzione coinvolge un certo disamore per ciò che ci sta attorno e per quello che riesce a coinvolgerci. Una sorta di deserto dello spirito che porta fuori da se stessi e, che in qualche misura, si collega alla difficoltà di dare valore al passato.
L’odierna tendenza a relegare l’altro sullo sfondo, come una melodia fissata che non può espandersi in armonie modulate, porta l’individuo ad andare continuamente verso qualcosa di esterno; un movimento incessante che coincide con un’esteriorizzazione continua della propria esistenza, un tempo dell’ordinario scandito dai bisogni dell’attimo. Il nostro tempo individuale è così catturato da ciò che proviene da fuori, come una farfalla attirata dalla luce, generando un’abitudine diffusa che rende difficile un orientamento interiore capace di calibrare i bisogni profondi, o nascosti, che attendono costantemente d’essere soddisfatti. La vita umana si snoda lungo il tempo attraverso un dialogo continuativo con noi stessi. Per spiegare con altre parole possiamo dire che il pensiero umano è catturato dalla temporalità e la realtà psicologica dell’individuo non può situarsi fuori da questa condizione.
Ma quali sono le caratteristiche del nostro tempo? Una visita al Museo Gypsoteca Antonio Canova di Possagno è un’esperienza unica, non solo grazie al fatto che incontriamo l’opera di un grande artista, ma come spesso accade dinanzi alla sublime arte, per incontrare se stessi. Ciascuna opera artistica fruita dallo spettatore è una congiunzione con una parte psicologica dell'autore, un riflesso che, se lo vogliamo osservare, funziona come specchio: in queste creazioni ci imbattiamo in un dialogo profondo con la nostra essenza più autentica. La gipsoteca del Canova, nello specifico, è una struttura intrisa di sacralità che spinge al silenzio, alla meditazione, sovrastati dai monumentali gessi dell’artista ivi contenuti, un pantheon che ci trasporta in una dimensione onirica, dove, la pregnanza delle opere rivela un bisogno comunicativo profondo dell’artista, ovvero, la necessità di rendere un materiale come il marmo capace di modularsi in forme aggraziate.
L’immersione nel Mito di Medusa, risulta efficace nel guidare la psiche verso rielaborazioni emotive importanti per la storia individuale di ognuno. Le associazioni attraverso i simboli, tra le pieghe del racconto mitico, aiutano a comprendere in modo significativo i passaggi necessari a sviluppare una mente che ha acquisito la capacità di connettersi verso una trasformazione continuativa. Procediamo innanzitutto, anche in questa fase del racconto relativo all’incontro tra Perseo e Andromeda, con il ricordare l’insieme degli accadimenti, per capire, poi, cosa cogliere in modo fruttuoso di questa circostanza.
«Ho tante cose da dire! Quasi direi da salvare: tutta la tragica bellezza di ciò che è passato in noi e vicino a noi, cose che io sola sento di aver visto e sentito fino alla sofferenza e che assolutamente non devono morire. ‘Rapisci la luce dalle fauci del serpente’...» (C. Campo, Gli Imperdonabili, Ed. Adelphi, 1987) Nella serie di approfondimenti dedicati al simbolo della bisaccia di Perseo (trovate alla fine di questo testo i link relativi), abbiamo iniziato la nostra riflessione illustrando la problematica dell’uomo moderno, alimentata dalla ricerca di una produttività continua che apre le porte al narcisismo.
|
|
NOTE LEGALI e CONDIZIONI DI UTILIZZO
I termini e le condizioni di utilizzo del sito web si applicano nel momento di accesso e/o utilizzo di questo sito web. Per saperne di più leggi la pagina note legali e condizioni di utilizzo del sito. |
PRIVACY e RETARGETING
Questo sito web usa Google Analytics per l'analisi delle visite e del traffico, inoltre utilizza il pixel di tracciamento di Facebook per fare retargeting. Per saperne di più leggi la PRIVACY POLICY. |