Nella società contemporanea occidentale, la cultura della perfezione ha dato vita a un ambiente che non tollera debolezze o aspetti non conformi al modello ideale. Questo approccio, che si riflette sia nella sfera individuale che in quella collettiva, ha gravi implicazioni sociali ed economiche. La prevalente iperfocalizzazione sulla produzione ed il consumo, che sia di beni materiali o di immagini di perfezione, ha generato un contesto in cui l'accettazione dell'imperfezione diventa una sfida significativa. Questo influisce sulla percezione individuale di sé e permea i media, i governi e la cultura popolare, contribuendo a una narrazione di violenza e competitività; una modalità che si è man mano impadronita della dimensione sociale poiché esiste una continua risposta da dare al sistema produttivo che rende normale la distanza da altre parti di sé.
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“Coco”, il film d'animazione della Disney-Pixar, offre un'opportunità unica per esplorare numerosi aspetti psicologici, in particolare quelli legati alla morte, al dolore e alla mancanza di una visione polare del mondo in un'epoca fortemente caratterizzata dall'individualismo narcisistico. Questi temi, centrali nel film "Coco", s’intrecciano con alcune idee del filosofo Byung-Chul Han esposte nel suo libro "La società senza dolore", esprimendosi però in un piano meno esplicito, più poetico, indiretto, ma ugualmente efficace.
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