“Coco”, il film d'animazione della Disney-Pixar, offre un'opportunità unica per esplorare numerosi aspetti psicologici, in particolare quelli legati alla morte, al dolore e alla mancanza di una visione polare del mondo in un'epoca fortemente caratterizzata dall'individualismo narcisistico. Questi temi, centrali nel film "Coco", s’intrecciano con alcune idee del filosofo Byung-Chul Han esposte nel suo libro "La società senza dolore", esprimendosi però in un piano meno esplicito, più poetico, indiretto, ma ugualmente efficace.
Nel libro “La società senza dolore”, Byung-Chul Han analizza come l’umanità si muova verso modelli di comportamento tesi a negare il dolore o cercando in buona parte di sopprimerlo attraverso l'iperattività, la ricerca costante del piacere e del successo, a favore di un godimento subitaneo. Un atteggiamento che favorisce la distanza dalle nostre emozioni più oscure rendendoci deboli verso le sfide che affrontiamo nella vita. Nel contesto odierno, la mancanza di una visione polare, o duale, del mondo può essere vista come una conseguenza dell'individualismo e dell'egocentrismo predominanti. Molte società moderne si concentrano sull'apparenza, sull'esterno e sulla gratificazione istantanea, trascurando l'importanza dell'esplorazione di se stessi e dell'introspezione. Trascurando, quindi, i propri desideri, i quali implicano una conoscenza più profonda della nostra interiorità e l’accettazione di un processo più lungo di comprensione, aspetti che si scontrano con un godimento fulmineo a cui oggi tutti adducono. Questa mancanza di introspezione può portare a una mancanza di comprensione di noi stessi, delle nostre relazioni e dell'importanza delle nostre radici culturali. Il Día de los muertos (giornata di celebrazione dei morti in Messico) in "Coco", consente di esplorare queste zone ombra in modo simbolico. La festa è un momento in cui i morti vengono ricordati e onorati, e dove i vivi si connettono con il mondo dei morti attraverso rituali e preghiere consumando, ad esempio, il pasto sulle tombe, come riconoscimento della presenza di chi non c’è più, e come elemento nutritivo per tutta la famiglia. Questa è l’espressione di una connessione simbolica tra il mondo esterno e il mondo interiore, che si manifesta unificando l'esperienza individuale con la comprensione collettiva della morte e del lutto. In tal senso, il film "Coco", può essere visto come una metafora potente per il processo terapeutico. Nella psicoterapia, spesso si incoraggia il paziente a esplorare le proprie emozioni, compresi il dolore e il lutto, per ottenere una maggiore comprensione di sé e dei propri problemi. In questo senso, il viaggio di Miguel nel mondo dei morti rappresenta un percorso di autoesplorazione e di integrazione delle parti oscure della sua storia familiare. Attraverso la connessione con il passato e il confronto con il dolore, miguel guadagna una prospettiva più profonda sulla sua identità e sulle dinamiche familiari. Soprattutto comprende che alcuni desideri così radicati dentro se stesso, sono figli di chi lo ha preceduto; attendono dunque di venire espressi per consentire alla storia familiare una migliore armonizzazione. Come ci suggerisce Galit Atlas nel suo convincente libro sul trauma (“L’eredità emotiva, una terapeuta ,i suoi pazienti e il retaggio del trauma”) “quello che non ci consentiamo di sapere lascia un senso di estraneità dentro di noi, ci rende incapaci di conoscere gli altri o di essere conosciuti fino in fondo da essi.” La psicoterapia stessa può essere vista come un'occasione per riscoprire le radici dell'individuo, confrontarsi con le proprie zone ombra e riconnettersi con la cultura e la storia personali. In questo processo, la persona può abbracciare il proprio dolore, accettarlo, utilizzarlo come elemento propulsivo per una crescita personale. Un altro aspetto interessante di "Coco" è il modo in cui affronta la questione dell'identità. Miguel è alla ricerca della sua identità come musicista, ma scopre che la propria individualità è intessuta della storia della sua famiglia, a sua volta intrecciata con la cultura messicana. Questa scoperta riflette il lavoro psicologico necessario per comprendere chi siamo realmente, oltre alle etichette e alle aspettative esterne. La psicoterapia spesso incoraggia l'individuo a esplorare la propria identità in profondità, al di là delle superfici e delle aspettative sociali. In questo modo, "Coco" non solo ci ispira a riflettere sulla morte, il dolore e la mancanza di introspezione nella società contemporanea, ma offre anche spunti significativi per la psicologia e la psicoterapia. Il film ci insegna due aspetti fondamentali:
Attraverso il viaggio di Miguel. "Coco" ci mostra come la ricerca dell'identità sia spesso un percorso di esplorazione di se stessi e integrazione, un concetto che può essere applicato anche alla psicoterapia. Il film contiene alcuni elementi fortemente orientativi verso ciò di cui risulta utile riappropriarsi:
Qualcuno potrebbe obiettare che “Coco” sia solo un film, ma grazie al linguaggio che utilizza, ci slega dalla quotidiana visione delle cose per dare forma ad una celebrazione della vita dove l’intreccio tra l’interno che porta in sé passato-presente e futuro, e l’esterno che procede dando valore ad un’ottica di perenne sviluppo, svela il proprio potere evolutivo. “[…] una visione obliqua e perturbante del mondo, […] come una possibile risposta al tentativo di indirizzare la realtà affidandone la guida all’uomo.” (Guido Guidorizzi, La trama segreta del mondo) Alla luce di queste riflessioni, il film rappresenta uno strumento potente per esplorare questioni psicologiche profonde e promuovere una maggiore consapevolezza di sé e delle relazioni con gli altri.
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