Oggigiorno si vive, ma non necessariamente si è dentro se stessi. Piuttosto, l’immediatezza con la quale improntiamo la ricerca di soluzioni personali, per migliorarci, alimentata dall’ansia del presente, ci porta a costruire basi poco funzionali per un dialogo più approfondito tra il corpo e la mente. Acquisire padronanza del nostro modo di essere, invece, risulta di fondamentale importanza per diversi aspetti, primo fra tutti quello di rallentare un declino inevitabile con cui tutti dobbiamo stabilire un confronto; un’esperienza collettiva, di cui, ancora, si tende a parlare in termini piuttosto superficiali. Stante i dati che emergono da ricerche importanti, come quelle di Aubrey De Grey o David Sinclair, sappiamo che risulta necessario attivare risorse che coinvolgano dei piani di comprensione di noi stessi più profondi, attraverso uno stile di vita in grado di collegare attività quotidiane con aspetti interni al nostro modo di funzionare. La pratica di allenamento che coinvolge un orientamento corpo-mente risulta essere molto importante, poiché porta ad acquisire una maggiore dimestichezza nell’abitarsi. Inoltre, tale attitudine, sviluppa una migliore forza e orientamento nello spazio, oltre che una capacità di gestire la fatica e il dolore in modo maggiormente consono ad un rafforzamento generale. La tendenza a separare i saperi, ognuno nel proprio settore, contribuisce ad una visione di se stessi piuttosto frammentata, mentre nella pratica di vita è richiesto lo sviluppo di capacità in grado di orientare la complessità di cui siamo fatti. Le ricerche scientifiche sono oggi in grado di indicare la strada per invertire la curva discendente del nostro declino in termini fisici e psichici, e questo potrebbe avere una ripercussione enorme sui problemi sociali nel prossimo futuro. Al tempo stesso, se non si coltiva un’educazione più profonda allo stare con sé, si rischia di non poter usufruire di ciò che potremmo mettere in pratica oggi per vivere meglio. È dunque di fondamentale importanza tracciare linee guida che dialogano in modo trasversale e articolato, così da comprendere, ad esempio, che il movimento fisico non è soltanto un’attività che coinvolge l’organismo, quanto piuttosto un modo per orientare la propria dimensione endocrina e stimolare livelli metabolici più profondi. La scienza dell’invecchiamento sta aprendo nuove strade alla visione dell’individuo che val la pena approfondire e sottolineare. È necessario sviluppare altri approcci rispetto all’odierna tendenza di ricercare effetti estetici di giovinezza, la quale tende a lasciare fuori, o rimandare, il problema dell’invecchiamento e delle malattie legate alla vecchiaia. Un movimento costante e consapevole aiuta a sviluppare una percezione mirata, in grado di orientare l’individuo verso una presa di coscienza di sé più ampia ed approfondita. Come ebbe a dire Friedrich Nietzsche, “La vitalità eterna è importante, non la vita eterna”. La psicologia si occupa di vitalità della psiche e, oggi, siamo in grado di affermare che senza coordinate corpo-mente non è possibile rendere significativo questo scambio che avviene, comunque, al di là della nostra consapevolezza. Gli studi scientifici, invece, sono in grado di evidenziare questi aspetti importanti. Le ricerche messe in campo negli ultimi dieci anni ci suggeriscono di praticare un movimento regolare atto ad allenare la muscolatura attraverso sessioni non eccessivamente lunghe, ma frequenti. Sappiamo che i fattori determinanti per l’invecchiamento sono interni (genetici) per il 20-40 % ed esterni (epigenetici, dipendono dallo stile di vita condotto) per il 60-80%. La particolare incidenza dell’epigenetica evidenzia la responsabilità di ognuno nel processo di invecchiamento. Serve, quindi, una nuova consapevolezza che deve portare l’oggettività della bellezza ad essere specchio della salute. L’aging è un fenomeno biologico multifattoriale, che coinvolge più sistemi e organi, non è arrestabile, ma può essere orientato e quindi rallentabile. “Un corpo vecchio è uguale ad una macchina che presenta segni di usura. Il metabolismo che ci consente di sopravvivere su base giornaliera ha effetti collaterali non intenzionali sin dalla nascita, praticamente guasti che danneggiano le cellule in vari modi e alla fine portano a malattie, ed infine alla morte. Quindi è una catena di eventi avversi.” (A. Mai, Anti età, c/o Papyrus Autoren-Club) L’evoluzione biologica ha dotato i corpi, maschile e femminile, di differenze fisiologiche, ma l’età biologica risulta misurabile per entrambi i sessi e si può determinare valutando i vari aspetti delle componenti fondamentali correlati tra loro: mentale, ormonale, immunitaria, cardiovascolare, muscolare, cellulare, reazione allo stress ossidativo. Fondamentale per la regolazione neuro-endocrina-immunitaria, è la riposta del corpo alla somministrazione dell’esercizio fisico. Gli studi sull’invecchiamento insistono sulla necessità di mantenere un buon livello di massa muscolare e di forza, contrastando la carenza della prima (sarcopenia) ed allenando la seconda con esercizi contro resistenza, in quanto la contrazione muscolare risulta l’arma metodologica principale per prevenire e proteggere molte malattie cronico degenerative. Per impostare un programma di esercizio fisico per la salute è necessario tenere in considerazione 3 aspetti fondamentali:
Non è facile come sembra, perché, per poter rispondere a queste domande è necessario partire da una percezione di sé reale, piuttosto che ispirarsi a modelli esterni. Se questo aspetto da mettere in pratica non fosse dotato di una certa complessità, non si tenderebbe a rincorrere modelli standardizzati di allenamento e poco orientati alle possibilità dell’individuo nel qui e ora. Un tipo di approccio che consente di entrare nell’ottica di una prevenzione, e creare il giusto adattamento, richiede innanzitutto una pratica abituale di esercizio fisico con uno sviluppo ed una finalità rivolti alla propria salute. Questo argomento, sviluppato in modo articolato, è stato il tema dell’incontro proposto nel webinar dello Studio Pancallo “Percorsi di narrazione corporea: ripercorrere il corpo”, che ha portato in primo piano il collegamento tra esercizi utili e il modo in cui vengono perseguiti. Lo sviluppo di una mente vigile, che si occupa del proprio riorientamento nel mondo, come procedura abituale, è fondamentale al fine di attraversare la propria esistenza in maniera avanzata, affrontando i cambiamenti con competenza. Un po’ come ‘rubare la notte’, una frase presa a prestito da un bellissimo libro su Saint-Exupery, viaggiatore e scrittore, il cui mantra sta in una frase che tutti dovremmo metabolizzare per attraversare l’esperienza di vita al meglio: “Quello che salva un uomo è il primo passo. E poi un’altro, e un altro. Il passo è sempre quello ma bisogna ripeterlo.” (R. Petri, Rubare la notte) Svincolare l’attività fisica da un percorso interiore disabitua all’ascolto di se stessi, e così, quando siamo poco pratici di noi, ci si affida maggiormente all’esterno. In questo modo si riduce la padronanza di se stessi, fondamentale per intercettare i cambiamenti che si presentano nel tempo a più livelli, ciò di cui si ha veramente bisogno. La politica dei piccoli passi, ripresi in modo continuativo, inverte il potere che il mistero gioca su di noi, attirando nuova luce. Letture correlate:
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