Sul lettino di Freud (Neri Pozza), la psicoterapia vista dall'interno: romanzo di Irving D.Yalom.
Il libro di Irvin D. Yalom, psichiatra alla Stanford University, benché sotto forma di romanzo pone in essere alcune delle questioni centrali di ogni psicoterapia:
Yalom ci guida in maniera sapiente attraverso tali quesiti, la sua esperienza fa da sfondo alle storie dei vari personaggi.
C'è lo psicoterapeuta anziano Samuel Trotter che, forte della propria esperienza, rifiuta le tecniche consolidate e nell'instaurare un rapporto personale con Belle vede l'unica possibilità per porre fine alle tendenze autodistruttive della paziente. Avere per tanto tempo a che fare con persone che chiedono aiuto può aumentare considerevolmente l'ego dei professionisti, può portarli a credere che qualunque valutazione passi dalla loro testa sia sempre valida. Marshal Streiber, altro psicoterapeuta, una vita professionale passata a dare interpretazioni molto convincenti e approfondite, gestite a distanza dal coinvolgimento del proprio "Io", finché non entra in crisi ritrovandosi in difficoltà circa il poter chiedere aiuto ad un qualsiasi collega. I tanti anni passati a sentire le proprie interpretazioni e il proprio approccio come i più adeguati lo hanno bloccato all'interno di un senso di superiorità che non gli consente facili evoluzioni. Frequentare ambienti specialistici porta, molto spesso, a lasciare fuori la "vita" quella vera, presi dal raggiungimento di solide vette ci si può scordare di dover venire a patti con l'origine della propria storia personale, ciò che ha messo in moto tutto, anche il desiderio di svolgere una professione che aiuta. Si comprende attraverso il racconto come Yalom faccia il tifo per Ernest Lash, psicoterapeuta che affronta coraggiosamente il nodo dell'intimità tra paziente e terapeuta. Ma quale intimità dunque? E sopratutto attraverso cosa passa il costruirla? Man mano che il romanzo si dipana il Dr. Lash piace sempre di più, appare come un professionista capace di maneggiare le insidie dei rapporti terapeutici; una figura la sua che sottolinea l'importanza nel terapeuta di ascoltare ciò che prova e di esprimerlo in maniera adeguata al rapporto che ha davanti. Dare forma ai sentimenti che il paziente suscita senza venire meno alla responsabilità terapeutica che ci si è assunti. L'importanza di un onestà interiore del terapeuta verso il paziente: "Ernest si meravigliò del punto a cui era giunto nel dire la verità. Eccolo lì nella realtà e senza alcun imbarazzo, a raccontare a una paziente cose che, solo poche settimane prima, non avrebbe mai immaginato di poter dire. E, per quel che ne sapeva, aveva il pieno controllo di sé."
Imparare a riformulare ciò che si riconosce emotivamente, sembra essere questa la chiave di volta del romanzo, sapere che qualunque "guaritore" a cui ci si è appoggiati nella propria formazione non basta a soccorrere quando si è all'interno della relazione, e che la cosiddetta "alleanza terapeutica" richiede la maestria del "qui e ora", piuttosto che il fare ricorso a moduli comunicativi già sanciti che potrebbero risultare sterili ai fini di una gestione dell'intimità, vero terreno sul quale si gioca qualunque evoluzione umana.
Accettare dunque la sfida di ascoltare e tradurre ciò che si sente orientando e riorientando il paziente partendo dal proprio ascolto, affinché anche lui possa divenire esperto in questa espressione interiore e beneficiare così a pieno di un contatto "soul to soul", da anima ad anima. La verità di ciò che si prova è il potente antidoto alle anime ferite, è questa la risposta che il libro fa emergere, sullo sfondo la grande fiducia che i grovigli si devono percorrere e orientare sempre, che non esiste un linguaggio unico bensì il linguaggio adeguato al paziente che si ha davanti e che, attraverso questo, viene incoraggiato a credere nelle proprie reali opportunità. Piuttosto che indietreggiare davanti alle complessità del rapporto occorre credere fino in fondo al fatto che ognuno, nella relazione, può fare ricorso alla parte che desidera evolvere e attraverso questa creare un incontro umano di valore e spessore. Il tutto nell'ottica di una realtà storica non sempre benigna, sono proprio i sentimenti delicati in tutto questo sbandieramento d'anime, di cui il sociale si fa portavoce, quelli che poi teniamo a distanza? Avere bisogno di aiuto implica responsabilità da una delle due parti inizialmente: quella che accetta la richiesta. Poi il confronto, comporterà educarsi reciprocamente ad una relazione che funzioni, fare uno sforzo in più, accettare di dover essere entrambi protesi verso una direzione affinché il risultato migliore sia possibile e che per raggiungere questo occorre stare nella verità emotiva delle cose, saperla cercare, ascoltare, darle forma e valore.
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