Il Tema dell'Incontro tra Medusa e Perseo scelto come metafora del confronto con la parte istintiva e più recalcitrante della nostra personalità, ci porta a considerare il senso dell'Incontro nei luoghi o tra le persone come parte più estesa di questo tema affascinante e complesso.
Ci troviamo nel contesto dell'attuale Villa Pisani-Scalabrin a Vescovana, che nasce dall'amore verso un luogo da parte di una donna: Evelina Pisani van Millingen figlia del Dr. Julius van Millingen, (il medico che curò Lord Byron sul letto di morte, il Poeta e politico inglese che fu uno dei maggiori esponenti del movimento romantico, incarnazione perfetta dell'eroe romantico tutto passione e impegno politico) e da una madre francese che era vissuta alla corte del Sultano di Costantinopoli.
Evelina era nata nel 1830 a Costantinopoli, l'odierna Istanbul, ma fu allevata a Roma da una nonna inglese. Nel 1852 sposo il conte Almorò Giovanni Pisani ultimo erede della potente famiglia Pisani che vantava tra i suoi antenati un ambasciatore alla corte del Re Sole Luigi XIV e il Doge Pisani.
Pur avendo a disposizione la frequentazione del mondo aristocratico veneziano, Evelina una donna bella e esperta delle cose del mondo grazie alla sua cultura cosmopolita, aveva capacità che non potevano risaltare nei salotti dato il tono generalmente superficiale delle conversazioni.
"La Contessa era per metà inglese, e molti dei suoi istinti erano inglesi; ma aveva anche sangue francese, e la sua mente fertile in modo straordinario era aperta ad accogliere centinaia di idee." così scrive Margaret Symonds in "Giorni trascorsi in una Fattoria dei Dogi" tradotto in Italia con il titolo "La Contessa Pisani".
Questa giovane amica, figlia di John Addignton Symonds, autore di una Storia del Rinascimento Italiano, contribuì a diffondere la leggenda della Contessa fuori dai confini di Vescovana dove venivano a trovarla aristocratici come la Regina di Svezia, l'Imperatrice di Germania e Frederika figlia della Regina Vittoria d'Inghilterra. "La maggior parte di noi suppongo, scrive sempre Margaret Symonds, vive una doppia vita - quella dello spirito e quella dei fatti concreti - e invecchiando ci rendiamo conto sempre di più di quanto la parte migliore sia la vita nascosta, invisibile. È certo che il pubblico che assiste a questa nostra esistenza è spesso lo spettatore indifferente, che sorvola spesso sugli aspetti più belli e da importanza ai pettegolezzi, e non l'amico che ti comprende. Il pubblico nel caso della Contessa Pisani, poteva osservare una donna forte che guidava la sua carrozza, con estrema regolarità, di fattoria in fattoria (i Pisani possedevano circa 1.200 ettari di terreno a Vescovana), trovando molti punti deboli nella sua amministrazione. Era quasi impossibile che, al di là di tutte le formalità esteriori, potesse vedere il cuore tenero, sensibile e profondamente intellettuale di questa donna che batteva così appassionatamente per amore della sua terra." "Chi ha terra ha guerra", amava ripetere.
"È una lotta quotidiana, una battaglia", scriveva Evelina "Non è facile compiere il proprio dovere. Ognuno incontra delle difficoltà. La cosa importante è farlo con coraggio, e Dio, nella sua bontà e misericordia, ci ha dato dei doni di cui non possiamo lamentarci, anzi dobbiamo usarli a beneficio di chi vive assieme a noi in questa vita terrena."(op.cit.)
Evelina era un'ammiratrice dell'opera di Edward Lear (1812-1888) scrittore e illustratore inglese, famoso per i suoi nonsense e per essere stato maestro di disegno della Regina Vittoria oltreché un formidabile scrittore di viaggi. In onore a lui ed al suo regno immaginario spesso citato, aveva chiamato la sua terra Gromboolia.
Alla morte del marito avvenuta nel 1880, Evelina continuò a modificare la villa alleggerendola con la presenza dell'edera sulla facciata.
Inoltre sistemò una simpatica aiuola davanti alla fontana su cui compariva la scritta del nome del marito, Almorò. Iniziò un po' alla volta a concepire il giardino alla maniera inglese dell'800 dove la natura rappresentava il posto dove dare sfogo ai propri sentimenti interiori mettendo l'individuo in contatto con una dimensione superiore in modo da riuscire a dare spazio ai sensi e alla fantasia. Rientra in questo concetto romantico anche il fascino per l'esotico e il tema del doppio rappresentato nel giardino della Villa. Evelina essendo figlia di padre olandese e vissuta anche in Turchia poté rappresentare molto bene alcuni elementi del concetto cosmopolita insito nella cultura romantica. Dedicò a Crispjin van de Passe (botanico olandese del 1614 che aveva compilato un catalogo per botanici e giardinieri con più di cento piante descritte e modelli di giardini da copiare) la parte formale del giardino.
Altro elemento molto presente in questo giardino evocativo e comunicativo della vita di una donna che ha lasciato traccia di se e del proprio mondo interiore, è la presenza del tulipano.
Questo fiore rappresenta il punto di congiunzione tra le due culture di Evelina, quella Olandese da parte di padre e quella turca sviluppata negli anni in cui visse a Istanbul. Come simbologia il tulipano rappresenta il fiore dei sentimenti, inoltre l'epoca di maggior splendore dei sultani fu il '700 che fu appunto denominato "epoca dei tulipani". Anche l'Iris ed i Lillà rappresentano il collegamento di Evelina alla cultura turca. Il giardino visto dall'alto rappresenta la coda di un pavone aperta, un simbolo presente nella cultura islamica atto a rappresentare nobiltà, aristocrazia, immortalità e bellezza. Il pavone, presente anche attraverso i quattro pavoni in pietra del giardino, è un animale che rientra nella simbologia ottomana del paradiso. Evocata pure la simbologia del numero quattro, con vari elementi. Questo numero nella cultura islamica rappresenta vari aspetti: le quattro stagioni, i quattro elementi della natura, i quattro fiumi sacri. Al centro del giardino la fontana con il Tritone che simboleggia Dio e che secondo la religiosissima Evelina rende possibili tutte le cose.
In fondo al parco verso il confine meridionale troviamo "Mockery" (scherzo in gergo), un omaggio della contessa ai giardini alpini che amava frequentare durante alcuni periodi dell'anno.
Da tutto questo traiamo alcune conclusioni circa l'incontro di Evelina Von Millingen e Gromboolia ben espresse nelle parole del libro di Margaret Symonds che ho prima citato: "La Contessa amava la bellezza, amava l'arte, la raffinatezza e il confronto tra le menti. Tutto in lei veniva attratto in questa direzione. Ma il destino o il senso del dovere, decise che dovesse trascorrere gran parte della sua vita in questa immensa pianura, riscattata dalla sterilità solo grazie allo stratificarsi del fango per centinaia di anni.
Ha vissuto tra due fiumi pericolosi che minacciavano continue distruzioni. Ha vissuto tra persone che potevano capirla meno di quanto potessero alterare il corso delle stelle.
Possedeva però una grande intelligenza e intuiva che, vigilando e insistendo senza mai cedere, la terra fangosa poteva produrre uno splendido raccolto, e uomini e animali potevano godere di una vita piena e felice, e non più sopportarla con fatica. Questo è stato il suo obiettivo è l'ha pienamente raggiunto. Aveva uno spirito vivace, e non ha mai lasciato, neanche per un attimo, che la fiamma tremolasse; ci devono essere stati dei momenti, ad esempio nei primi anni di vedovanza, in cui soltanto un forte sentimento di dedizione l'ha trattenuta al suo posto. Era una donna sola. Avrebbe potuto anche stare seduta su un trono, perché aveva un'innata predisposizione al comando, e non l'ho mai vista vacillare se era convinta della decisione presa. [...] Aveva delle profonde convinzioni sull'educazione e sulla famiglia, e sulla superiorità della mente rispetto alla materia. [...] La Contessa era adatta per quel posto; e la cerchia di amici che si riuniva attorno a lei, (dagli scrittori e poeti, Ruskin, Browning, Addignton e Henry James oltre a tanti nobili ed aristocratici di rilievo) visse un'esperienza unica, fresca, deliziosa, quale è concessa solo a pochi nel corso di una vita intera."
Gli echi della Contessa sono ancora presenti nella memoria, si narra che il 30 settembre di ogni anno la Contessa Evelina riappare nel giardino della villa, ovviamente nessuno può conoscere la verità circa questo, ma serve ad affermare il bisogno di questo luogo dopo più di un secolo di celebrare Evelina, il suo mondo e tutto ciò che ha saputo dare.
L'attuale proprietaria, la Signora Bolognesi-Scalabrin, ha deciso di comprare Villa Pisani proprio il 30 Settembre del 1969, dopo anni di assoluto abbandono languiva nell'incuria più totale. Il messaggio di Evelina risplendeva da qualche parte e ha saputo toccare le corde dell'Animo di un'altra donna che orgogliosamente difende oggi la Villa, la sua particolare Storia ed il simbolismo umano a lei connesso. Difendendo, attraverso questo, anche una visione del mondo che possa celebrare il diritto alla propria storia interiore durante il percorso di vita che deve trovare un modo per essere celebrata. Ogni anno ricorre a Villa Pisani la manifestazione "I Bulbi di Evelina" organizzata dalla Signora Scalabrin proprio per riportare in Villa un po' di quel fermento di idee e operatività che tanto aveva contraddistinto la parabola di vita della Contessa Evelina.
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