Viviamo senza dubbio in una dimensione sociale alimentata nel suo piccolo da ognuno che rivela poca tolleranza verso il senso del limite e di conseguenza verso il disagio. Così quando il confronto con il corpo fa capolino lo stesso viene orientato alla rassicurazione di ciò che già conosciamo, senza farci percepire altro attraverso le risposte che il corpo produce. Questa modalità, quella di rassicuraci ascoltando solo quello che non crea disagio, consente di tenere a bada le proprie insicurezze, le proprie paure rispetto alla possibilità di ammalarsi o di non essere efficienti. Tutto questo ci spinge verso una percezione di noi stessi che finisce per essere meno orientata, a volte distorta. Lo scenario che si crea porta a stare sempre un po' fuori dal proprio limite reale e indebolisce sempre più il corpo che, a poco a poco, assume le sembianze di uno straniero che allontaniamo senza renderci conto di ciò che questo comporta.
Viviamo in un’epoca dove si tende ad essere molto informati, esistono molte nozioni, ma l'esperienza diretta attraverso il corpo rimane l'unica fonte di assorbimento reale del nuovo. Diversi anni fa nel portare avanti la mia evoluzione interiore ho preso coscienza del fatto che proprio il corpo diviene prima o poi l'ostacolo maggiore a un’evoluzione interiore. Allora non si parlava in modo così preciso dell'influenza che il cibo o l'attività fisica potevano avere sugli ormoni però, tutto questo, poteva essere riconosciuto attraverso alcune reazioni fisiche molto diffuse che possono manifestarsi dopo aver mangiato alcuni cibi o alla fine di una sessione di attività aerobica o anaerobica. Decisi dunque di approfondire tale aspetto e oggi amo ripetere che non ho mai trovato una Mente che sta bene in un Corpo che non lavora la sua energia. La percezione è frutto di un funzionamento molto articolato che deve innanzitutto garantire la sopravvivenza. Quando incontriamo il rifiuto della difficoltà non possiamo allargare i nostri parametri percettivi. Creiamo dunque una percezione di noi in linea con ciò che non ci crea disagio e desideriamo abitare soprattutto tale aspetto. Parallelamente il Corpo diviene l'inquilino di una casa poco frequentata, dove albergano abitudini meno sane o addirittura deleterie. Possiamo inibire in un certo senso le sensazioni spiacevoli che arrivano dal corpo? Si, finché non divengono eclatanti e ci costringono a subire il sintomo. È possibile, invece, lavorare in una direzione differente, accettando la visione di una medicina che utilizza strumenti più ampi per consentirci la possibilità di un'esplorazione del corpo più approfondita che, se da un lato può metterci in contatto con uno stato d'ansia nel vivere la nostre limitazioni, dall'altro ci offre l'opportunità di un ringiovanimento con l'utilizzo di un'alimentazione di qualità, sostenuta da validi integratori, e di un'attività fisica mirata. Questa modalità ha il potere di modificare la nostra percezione individuale. Un corpo che ha acquisito solidità è frutto di un lavoro non solo legato all'attività fisica e alla cura generale, è un corpo che è in grado di sviluppare una capacità di autocontrollo per convogliare diversamente il disagio, la frustrazione, il dolore, la paura, la debolezza. Un corpo che ha imparato a produrre energia. Attraverso un lavoro sul nostro livello corporeo apriamo i nostri canali percettivi, ci alleniamo a vivere in modo più completo le nostre sensazioni e orientiamo in modo efficace il nostro rapporto con la realtà. La scoperta che gli ormoni possono modificare ciò che proviamo va sicuramente intesa all'interno di una circolarità dello scambio tra il corpo e la mente e viceversa. Al tempo stesso esistono fattori di altra natura come il nostro patrimonio genetico, il luogo dove viviamo e lo stile di vita, che hanno il potere di determinare diversi squilibri i quali possono essere avvertiti se la percezione si affina, se esiste l'abitudine ad abitare il corpo, se si vive facendosi carico di una parte più debole che esiste sempre, se si accetta l'idea che la salute è il risultato dell'interazione di più piani che stanno tra loro in un equilibrio dinamico, un motore che funziona in perenne movimento. Sentirsi solo bene, non avvertire la parte un po' più debole, equivale a un blocco del movimento che realmente non avviene; ciò che non percepiamo semplicemente si allontana continuando però ad esserci. Un Corpo più allenato è espressione di una capacità percettiva ampia che fronteggia con maggiore sicurezza la stanchezza e la difficoltà. La Medicina Antiaging si muove in un dialogo continuo con i vari fattori di alterazione ponendo al centro la visione epigenetica come motore produttivo di risorsa al cambiamento. Trovo interessante la metafora che spiega l'epigenetica come l'interpretazione individuale della trama di un libro, a ognuno la sua interpretazione; alla psicoterapia il compito di favorire un'espressione individuale in linea con le potenzialità della persona. Anche l'esperto deve iniziare a ripensare la Mente alla luce di parametri di funzionamento corporeo più sviluppati in modo da dare voce a quegli aspetti carenti che è più facile portare sullo sfondo attribuendoli in definitiva alle circostanze. Una conoscenza più adeguata del corpo è in grado di spiegare molti aspetti del nostro funzionamento. Mettiamo dunque il corpo nella condizione di esercitarsi in questo modo riusciremo a percepire dove siamo realmente piuttosto che dove vorremmo essere. Ricorda! Non ci è dato essere senza un lavoro di costruzione. In questa direzione è stata appena proposta dallo Studio Pancallo l'esperienza presso il Lago di Heviz in Ungheria. La peculiarità delle acque termali del lago ungherese unite a un lavoro di ascolto e allenamento del corpo, producono un livello percettivo molto affinato, molto più centrato nel riconoscere i veri ostacoli nel dialogo Corpo-Mente. Un'esplorazione dei vari aspetti corporei sostenuta da un linguaggio interiore, crea reazioni di maggiore soddisfazione, un benessere capace di orientare nel "Qui e Ora" per assaporare pienamente il proprio vissuto. Apprendere attraverso esperienze diversificate e pratiche meno consuete aumenta il livello di ascolto di se stessi creando un filo conduttore interiore che assimila il nuovo con beneficio. Una possibilità importante per ottenere una salute integrata, per percorrere il nostro cammino di vita con maggiore soddisfazione e per vivere le scelte evolutive avendo a disposizione una vitalità che sostiene un cambiamento stabile e duraturo. Cosa sono la Medicina Antiaging e l’Antiaging Advisor? La Dr.ssa psicologa Anna Pancallo, psicoterapeuta a Treviso e Mantova, ha conseguito la qualifica di Antiaging Advisor presso AFFWA, l'Accademia Funzionale del Fitness - Wellness - Antiaging. La figura professionale del Antiaging Advisor ha conoscenze di tipo biomedico, di alimentazione, di fitness, di psicologia; è una figura che ha la possibilità di dedicare al paziente le attenzioni ed il tempo che il medico, per ovvie ragioni, non può avere; L’Antiaging Advisor è un professionista in grado di stabilire un rapporto diretto con il paziente per poterlo motivare e seguire costantemente possedendo le competenze per interpretare le indicazioni del medico e tradurle nella pratica raggiungendo l’obiettivo prefissato in modo condiviso. L’Antiaging Advisor è una figura professionale in linea con il bisogno sociale di un'informazione alla salute che non ha come scopo solo la cura della malattia, piuttosto la necessità di prevenirla attraverso una conoscenza più dettagliata e mirata di alcuni parametri di funzionamento. La salute richiede una cultura di se stessi che non può essere fornita solo dal campo strettamente sanitario, primo perché non ne ha lo spazio, secondo perché bisogna formarsi un'idea del proprio modo di funzionare attraverso un'informazione che viene indirizzata anche come criterio generale. L'Antiaging Advisor fornisce strumenti di riflessione in modo da aprire al miglioramento dello stile di vita, come pure allo stimolare le persone all'andare maggiormente nel dettaglio quando esistono sintomi, o semplicemente risposte corporee, non in linea con ciò che l'individuo vorrebbe.
2 Comments
Michela
20/1/2018 09:52:38
In una fase della mia vita nella quale sono chiamata a vivere una trasformazione "naturale" i concetti di Anna mi arrivano e mi riguardano e dopo una prima lettura sento il bisogno di ritornare su alcuni passaggi per farli miei e permettere a me stessa di non "bloccare" la mia evoluzione
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Anna
22/1/2018 07:05:37
Grazie Michela per questo commento,
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