Dedicherò la prima conferenza all’opposizione leggerezza-peso, e sosterrò le ragioni della leggerezza. Questo non vuol dire che io consideri le ragioni del peso meno valide, ma solo che sulla leggerezza penso d’aver più cose da dire. L'immagine mitologica di Perseo e Medusa, richiamata da Calvino ne "Le Lezioni Americane", racconta della leggerezza come valore da ricercare soprattutto nel mondo reale, dove una lenta pietrificazione avanza tra le persone e le istituzioni in ogni aspetto del vivere, in particolar modo nelle idee. Rifacendosi al mito della Medusa, scelto per questo motivo come immagine simbolo del volume, capace di pietrificare ogni cosa giunga al suo sguardo, Calvino cerca di leggere la metafora dell'esistente. Faccio mia l'esortazione dello scrittore:"so che ogni interpretazione impoverisce il mito e lo soffoca, con i miti non bisogna aver fretta è meglio lasciarli depositare nella memoria, fermarsi a meditare su ogni dettaglio, ragionarci sopra senza uscire dal loro linguaggio d'immagini. La lezione che possiamo trarre da un mito sta nella letteralità del racconto, non in ciò che vi aggiungiamo noi dal di fuori.". Così seguo il mito e mi lascio coinvolgere nella metafora. Perseo giunge all'incontro con la Medusa, con il mostro che pietrifica, grazie a dei sandali alati, avuti sempre dal mondo dei mostri, le Graie con un occhio solo, volando sospinto dal vento e dalle nuvole e riesce a tagliare la testa della Gorgone, perché non la guarda dritta in volto, ma con una immagine indiretta, attraverso uno specchio. In seguito al taglio della testa dal corpo della Medusa nasce Pegaso, il cavallo alato che farà sgorgare l'acqua alla sorgente che disseta le Muse. La pesantezza della pietra, l'orrore della bruttezza mortale può essere ribaltato nel suo contrario. Non solo Perseo non abbandona Medusa ma pone il volto mozzato in una bisaccia e lo estrae dinanzi i nemici che vogliono sopraffarlo facendoli rimanere pietrificati. Il mito ci dice qualcosa in più, qualcosa che è implicito nelle immagini, e che non si può spiegare altrimenti. Perseo riesce a padroneggiare quel volto tremendo tenendolo nascosto, come prima lo aveva vinto guardandolo nello specchio. È sempre nel rifiuto della visione diretta che sta la forza di Perseo, ma non il rifiuto della realtà di mostri in cui gli è toccato di vivere, una realta che egli porta con se, che assume come proprio fardello. Perseo è l'uomo vulnerabile che non indurisce il cuore dinanzi al dolore e al tragico, come possiamo leggere nella bella immagine ripresa da Ovidio quando, dopo aver lottato per liberare la futura sposa Andromaca, deve posare a terra la testa di Medusa per lavarsi le mani, ma rende soffice il terreno con uno strato di foglie, vi stende sopra dei ramoscelli nati sott'acqua e vi depone la testa di Medusa a faccia in giù. Alla gentilezza del guerriero segue una sorpresa. I rami su cui posa Medusa si trasformano in coralli che adorneranno le ninfee. Le immagini si scontrano, richiamano all’ossimoro di cui abbiamo parlato in precedenza, ci dicono della relazione tra la bellezza e la grazia del corallo e l’orrore e la bruttezza del mostro. Devo cambiare perciò il modo di guardare il mondo, la prospettiva in grado di promuovere spazi, lampi di bellezza e umanità. In un quadro di vulnerabilità il discorso legato alla leggerezza deve declinarsi in una specificazione come avverte Calvino nel suo percorso di riflessione. La leggerezza si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l'abbandono al caso. Paul Valerì ha detto:"bisogna essere leggero come l'uccello e non come la piuma". La leggerezza non è frivolezza, appartiene al pensiero come al linguaggio, e consiste nella narrazione con capacità di astrazione, nel valore emblematico delle parole. Nel non detto del silenzio. Letture correlate:
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