Quando ricerchiamo il senso della vita, vogliamo una narrazione che ci spieghi che cosa è la realtà e qual è il mio particolare ruolo nel dramma cosmico. Questo ruolo mi fa partecipare a qualcosa di più grande di me stesso, e dà un significato a tutte le mie esperienze e a tutte le mie scelte. Questa visione onnicomprensiva ribadisce l’importanza della propria funzione nel mondo, ma porta anche a riflettere sul fatto che tutte le narrazioni sono incomplete, e che dunque abbiamo bisogno di una narrazione che lasci in sospeso delle domande o non chiarisca completamente alcuni aspetti. Una narrazione deve poter andare oltre i nostri soliti orizzonti, sbilanciare e portarci a cogliere altro dal solito, il lavoro sulle proprie percezioni ricrea la narrazione della propria storia assegnando a noi un nuovo ruolo nel mondo. Le percezioni di se e degli altri non possono essere esaustive, ma sono le nostre e possono diventare una piattaforma sulla quale costruire e ricostruire il senso del nostro mondo. Oggi i film romantici sono sempre piuttosto gettonati, saltano subito alle conclusioni e soddisfano un ansietà di fondo sia dei protagonisti tanto dello spettatore che s’identifica, allenare la propria percezione in rapporto al quotidiano è un modo per ricreare la nostra visione della realtà, spesso molto più attraversabile di quello che si riteneva. Letture correlate:
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