La cosiddetta esperienza traumatica non è un incidente, bensì l'occasione che il bambino stava pazientemente aspettando (e se non si fosse verificata quella, ne avrebbe trovata un'altra, ugualmente banale) per poter dare necessità e direzione alla propria esistenza, in modo che essa diventasse una faccenda importante. (W.H.Auden)
Abbiamo necessità di incontrare il mondo fin da quando nasciamo, attraverso questo contatto sviluppiamo adattamenti più o meno buoni alla nostra dimensione interiore.
In questo scambio, sviluppiamo capacità come pure ferite che divengono parte integrante della nostra storia, seguendoci silenziosamente e nascostamente nel nostro procedere. Infatti, se un fatto reale non ha un grande significato non si imprime nella memoria, se lo fa vuol dire che questo fatto in se riveste per noi un significato particolare. Non possiamo dunque evitare di incontrare qualcosa o qualcuno, è un bisogno sostanziale per ogni essere umano, il cervello attiva risorse e funzionamenti più complessi se va verso qualcosa. Al tempo stesso, questo bisogno, non procede al riparo da rischi e pericoli legati alla varietà del funzionamento umano.
Nel momento in cui si iscrivono nella nostra mente eventi psichici negativi, la nostra bolla protettiva viene squarciata, generando scompiglio nel mondo interiore del soggetto.
Vi è però un aspetto successivo, non meno importante e fondamentale nell'acquisizione di un equilibrio e crescita interiori, entrare in contatto con l'esterno ci dice anche qualcosa dei nostri limiti facendoci palpare la realtà della nostra anima, imperfetta ma palpitante, viva e desiderosa di essere presente nel lungo film della nostra esistenza. Ma l'anima ha bisogno del giusto nutrimento per seguirci è molto più sofisticata di un concretismo spiccio al quale a volte viene condannata, questa chiamata giunge senza potersi sottrarre ed è fondamentale costruire un buono spazio anche per lei se vogliamo che gli incontri della nostra vita possano risplendere di colori vivi ed essere gustati con sapore. Chi si aggrappa al nido
Siamo dunque dei sistemi dinamici e non possiamo sottrarci a tale funzionamento:
Dobbiamo sempre pensare in funzione delle interazioni e delle transazioni che intervengono stabilmente tra una personalità in sviluppo permanente e il suo ambiente, con particolare riguardo alle persone che le stanno intorno.
Aggiungo che queste transazioni seguono il senso di varietà dell'esistenza e vanno comprese all'interno della vita complessiva dell'individuo, a volte troppe nozioni tecniche divenute patrimonio della nostra società perdono di vista il valore unico degli incontri della persona nella sua vita, e il tipo di trama così personale che l'individuo ha intessuto sopra.
[..] tutto è in gioco in ciascuna fase della vita! In riferimento a quello che siamo in quel momento particolare del nostro sviluppo e in quello specifico ambiente.
Siamo dunque nella nostra esistenza, costellati di incontri che creano un volto con varie espressioni, ed è utile rendersi conto che un punto importante per beneficiare del nostro passaggio su questa terra, sta nel modificare l'atteggiamento verso la sofferenza psichica in quanto è possibile imparare a trasformarla, padroneggiandola.
Come l'artista, che è esperto del materiale che utilizza e può dare una forma alla materia, così noi rendiamo duttile la materia psichica insegnando alla nostra mente come prendere ciò che accade o è accaduto. Ad esempio, sappiamo che i comportamenti sono anche trasmessi, esiste una biologia che tramanda il bello come il brutto perché siamo fatti anche di materia, ma sappiamo anche che attraverso il lavoro delle immagini e delle parole esiste una scappatoia dalla ripetizione pedissequa di ciò che è accaduto. [..] gli esseri umani rispondono essenzialmente a un mondo di rappresentazioni, la ripetizione che è stata tracciata in noi, nella nostra memoria procedurale, è una tendenza ma certamente non una fatalità. (B. Cyrulnik, Costruire la Resilienza)
Sappiamo che la trasmissione etologica è forte, (cioè il comportamento nell'ambiente) basta guardare un bambino nell'interazione con la madre, dopo un po' si adatterà completamente al suo stile, e se avrà una gestualità molto debole è perché ha alle spalle una madre sofferente, tendenzialmente depressa.
Tuttavia, il bambino, a partire dai 7-10 anni di vita, essendo completato lo sviluppo di alcune aree cerebrali, sarà in grado di rappresentare immagini e discorsi che gli permettono di rimaneggiare l'aspetto affettivo. Grazie a questo, potrà rappresentare se stesso in modi diversi, e il suo vissuto assumere molte forme. D'altro canto dobbiamo anche tenere presente che la società stessa si evolve grazie a conflitti, (filosofici, artistici, politici) e alle scoperte (scientifiche, biologiche, tecniche) e tutta la nostra vita è come imparare a muoversi all'interno di questo labirinto. Il mondo degli umani non sfugge all'imprinting del reale, ma noi viviamo soprattutto nel mondo delle rappresentazioni, che inventiamo e che sono elaborabili. Questo spazio di libertà provoca dei conflitti, delle creazioni, delle rimozioni e delle sublimazioni, ma poiché la cultura organizza dei luoghi di rappresentazione, ci permette di non essere prigionieri del reale e di <<rescindere il nostro mandato>>.
In questi luoghi di rappresentazione, come è lo spazio all'interno dell'Hotel Negresco dove due volte all'anno ci riuniamo, ci lasciamo andare a un rito interiore fatto di bellezza, trascendenza, avventura e senso della morte, perché siamo umani e sappiamo che le cose umane sono temporali, non durano un tempo infinito e vanno ricollocate nel loro tempo.
Una sorta di rito di riconoscimento, che assegni al brutto o demoniaco, un suo spazio, diverso dal carcere, per compiere nuovamente il gesto di Atena che riporta a casa Medusa ponendola sulla sua egida oramai privata del suo potere distruttivo, solo un'immagine ingentilita che trova spazio nella vita di ognuno di noi che serve a lottare per la propria bellezza ricordandoci che l'innocenza non celebra la vita degli adulti poiché non ha strumenti per derimere Medusa, piuttosto potrebbe rimanere ingannata dalla sua immagine, incapace come è di guardare in profondità.
Letture correlate:
Per chi si fosse perso qualche puntata ricordiamo che si può riprendere la scoperta del Mito di Medusa, dei suoi significati simbolici e della nostra applicazione psicoterapeuta, dando un CLIK ai seguenti bottoni:
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