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PRESTO SAPRÒ CHI SONO

26/3/2015

2 Comments

 
psicoterapia, psicoterapeuta, psicologia, psicologa, Studio Pancallo
Giorgio De Chirico, Autoritratto, 1922
La vecchiaia (è questo il nome che gli altri le danno)
può essere per noi il tempo più felice.
E' morto l'animale o è quasi morto.
Restano l'uomo e l'anima.
Vivo tra forme luminose e vaghe
che ancora non son tenebra.
Buenos Aires,
che un tempo si lacerava in sobborghi
verso la pianura incessante,
è di nuovo la Recoleta, il Retiro,
le confuse strade dell'Once
e le precarie case vecchie
che seguitiamo a chiamare il Sud.
Nella mia vita son sempre state troppe le cose;
Democrito di Abdera si strappò gli occhi per pensare;
il tempo è stato il mio Democrito.
Questa penombra è lenta e non fa male;
scorre per un mite pendio
e somiglia all'eterno.
Gli amici miei non hanno volto,
le donne son quello che furono in anni lontani,
i cantoni sono gli stessi e altri,
non hanno lettere i fogli dei libri.
Dovrebbe impaurirmi tutto questo
e invece è una dolcezza, un ritornare.
Delle generazioni di testi che ha la terra
non ne avrò letti che alcuni,
quelli che leggo ancora nel ricordo,
che rileggo e trasformo.
Dal Sud, dall'Est, dal Nord e dall'Ovest
convergono le vie che mi han condotto
al mio centro segreto.
Vie che furono già echi e passi,
donne, uomini, agonie e risorgere,
giorni con notti,
sogni e immagini del dormiveglia,
ogni minimo istante dello ieri
e degli ieri del mondo,
la salda spada del danese e la luna del persiano,
gli atti dei morti,
l'amore condiviso, le parole,
ed Emerson, la neve, e quanto ancora.
Posso infine scordare. Giungo al centro,
alla mia chiave, all'algebra,
al mio specchio.
Presto saprò chi sono.
Proprio perché è interessante collegare la visione di Medusa, di cui parlavamo sopra, a ciò che accade nell'invecchiamento biologico della persona, prossimamente parleremo di come la mancata modulazione emotiva predispone ad un invecchiamento precoce, o indebolimento, del corpo.

Per Jung l’Ombra era un elemento in contrapposizione con la parte in luce, un dualismo (inconscio) di causa ed effetto tra due parti. 

Io ritengo invece che vi siano più parti che rimangono in Ombra a seconda dei vissuti, delle ferite e del rapporto degli individui con il sociale, che si muovono in modo distinto. 

Non più quindi un dualismo ma un rapporto multiplo tra multiple parti con tempi e reazioni diversi.

Potremmo dire che le persone convivono con più forme nascoste che si muovono nella penombra la quale, dalla sua angolazione, guida l’esistenza degli individui.

Se queste sostanze ci guidano, se l’Ombra tutta ci guida, è evidente come il confronto con tali sostanze consente una rilettura del ciò che siamo individuale e può portare ad un’evoluzione dei nostro vissuti profondi.

Le parti nascoste possono ragionare come Medusa, che nel Mito rappresenta la perversione intellettuale e, come nel Mito, se sono pervertite non possono produrre niente di utile poiché poco sociali e socievoli, non "commestibili". 

Jung considerava il Mito lo strumento attraverso il quale gli antichi si mettevano in contatto con la propria anima, era lo stimolo e il desiderio insito in ogni individuo di decifrare la propria interiorità.

Per noi il Mito, che ha perso la sacralità antica in quanto credo, è una metafora che ci conduce attraverso il racconto fantastico ad una trasformazione, un esempio che non ci coinvolge personalmente ma che ci conduce nella comprensione.

La storia-simbolo di Medusa è rilevante per il riconoscimento di ciò  che neghiamo di noi stessi e quindi per il suo potere trasformativo. 
Infatti, dall’individuazione e dal rispetto per ciò che si muove e si agita nell’Ombra delle nostre vite si crea una nuova capacità, essa porta ad affrontare prove esistenziali guidati da immagini dell’inconscio duttili e chiare.

È necessario guardare sé stessi e gli eventi da quest’ottica, da questo scudo-specchio, e consentire l’allenamento ad una forza solida e di spessore.

L'Ombra è un luogo nel quale entrano ed escono le parti,  è un processo continuo di retrocessioni sullo sfondo che poi tornano in figura. La terapia deve ricalibrare tale processo e riorientarlo molte volte.

Ed è necessario il "taglio della testa di Medusa”, taglio che rappresenta simbolicamente la reale possibilità trasformativa, ma anche la volontà di recidere coraggiosamente quelle resistenze che per primo l’individuo pone al cambiamento, per permettere alle parti pervertite o corrotte di pervenire a nuova vita ed essere utilizzate.

Nel suo significato primario il Mito rinvia al potere sacrale della parola che dice, comunica e narra, che raccontando crea mondi conducendo alle origini stesse dell'umanità.

Non appena gli uomini hanno iniziato a comunicare tra loro, hanno cercato di usare la parola per raccontare e per fornire, attraverso il racconto, spiegazioni e insegnamenti relativi al proprio mondo e alle proprie esperienze, elaborate sotto forma di miti e di leggende.

La sacralità della parola, ma anche la sua natura non definita, si può riscontrare oggi nel poeta che ci conduce ad una comprensione più alta e trasformatrice, poiché non solo razionale e intellettuale ma fisico emotiva, dove ricrea suggestioni del sogno che esaltano l’atto lenitivo della poesia stessa.

Come se per la comprensione di se stessi non sia sufficiente un approccio schematicamente intellettuale, ma sia anche necessario approdare ad una trasformazione attraverso forme e linguaggi diversi a volte non definibili.

Apprezziamo come il poeta Borges scrutava la sua Ombra e ci dava la possibilità di attivare inconsciamente la nostra:



Come accennavo nel precedente contributo scritto, “L’Ombra lasciata in disparte”, io tratto l’Ombra in un modo un po’ diverso da come l’affrontò Jung. 


La psicologia ha conosciuto naturali evoluzioni e adattamenti così ho ritenuto di dover proporre, con il precedente scritto, la base storica nella quale poggiano molte teorie e prassi della psicologia e psicoterapia contemporanea. 



Ho proposto in modo semplice il pensiero di Jung sul concetto di Ombra, ci siamo avvicinati alla comprensione di questo archetipo, e oggi parleremo della mia personale visione.


"Elogio dell'ombra" è una poesia scritta da Jorge Luis Borges quando aveva settant’anni, contenuta nell'omonima raccolta pubblicata nel 1969. 



Borges continua a guardare la sua Ombra di anziano, come ha fatto tutta la vita guarda le sue “parti” nascoste. Noi dobbiamo cogliere questo insegnamento del poeta.



Leggi anche:
l'ombra lasciata in disparte
il mito di medusa
come mettersi in contatto con la propria anima
2 Comments
Alessandro poddesu
10/9/2015 11:43:45

Cara collega ho letto con interesse il tuo scritto sull'ombra, mi è piaciuto anche se mi è da subito difficile capire la premessa, non riuscivo a capire il senso della tua differenziazione da Jung, visto che le cose che tu proponi poi nello scritto le ha già ampiamente dette e ridette in tutta la sua opera oltre 60aa fa. Apprezzo la tua riflessione e il fatto che l'abbia interiorizzato aspetti non semplici della teoria Junghiana, anche se a mio parere vale sempre la pena leggere con attenzione.

Reply
Anna Pancallo
11/9/2015 18:17:01

Caro collega ti ringrazio per questa sottolineatura.

La differenza fondamentale secondo me sta nel fatto che Jung, grande Maestro, è stato figlio del suo tempo, un tempo dove il funzionamento dei circuiti emotivi su base percettiva non era stato esplorato in modo più approfondito.

Per Jung il cambiamento passava essenzialmente attraverso il riconoscimento e l'educazione dell'Ombra, per me tale riconoscimento educativo mette in gioco un allenamento percettivo che molto spesso risulta essere autonomo rispetto al circuito della consapevolezza cognitiva.

L'educazione a percepire le nostre parti meno visibili rende chiara la profonda differenza esistente tra ciò che siamo come risultato di un modo di rapportarsi al presente, e ciò che vorremmo essere grazie a ciò che abbiamo capito sul piano intellettivo.

Tale differenza quando viene recepita rende le nostre azioni più coerenti, più in linea con i nostri desideri profondi perché riorganizza la nostra percezione in modo articolato.

Mi auguro che le mie sottolineature possano essere di ulteriore arricchimento e stimolo.

Grazie.

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    La Dr.ssa Anna Pancallo, psicologa-psicoterapeuta è iscritta all’Albo Regionale Veneto, è specializzata in Psicoterapia della Gestalt, titolo conseguito presso la Fondazione Italiana Gestalt di Roma.

 Svolge l’attività dal 1993 e opera negli studi di Treviso e Mantova.

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