Si è abituati a valutare il corpo come qualcosa da riparare e sistemare nel corso dell’esistenza, molto meno a valutare tutto questo in relazione alla psiche. L’atteggiamento di linearità causa-effetto spesso ha finito per coincidere con una lettura restrittiva del vissuto psichico. A volte le persone non credono di doversi "occupare” della propria interiorità poiché ritengono di risultare immaturi, invece, laddove si soffermano a valutare la propria psiche come un campo aperto in continua evoluzione, risulta possibile cogliere la circolarità di tale relazione causa-effetto. Risulta così molto più chiaro come tante difficoltà legate all’umore sottendono problemi fisici e viceversa. La stanchezza cronica ad esempio è una delle cause di disagio molto diffuse, non classificabile come malattia secondo una visione medica standardizzata, eppure così presente da influire in modo consistente sulla qualità di vita di moltissime persone. Sull’aspetto connesso alla difficoltà di riconoscere i nodi interiori ci viene in aiuto la psicanalisi quando sottolinea che: nella resistenza il soggetto si rifiuta di aprire gli occhi su una propria realtà scomoda per paura di perdere la stima di se. Al contrario il soggetto resiliente conserva dentro di se il proprio trauma e lo ricorda benissimo ma al prezzo di un’amputazione di parti della propria personalità che deve continuare a rimanere adattiva per far fronte alla propria realtà. È sicuramente un buon processo di adeguamento ciò che genera resilienza, ma come porsi quando ci si accorge che il trauma non è solo legato a fatti della vita psichica del soggetto quanto al processo adattivo che ogni bambino compie per instaurare un rapporto con il mondo che lo circonda? La metamorfosi dei mondi intimi compare con la parola. Il termine ‘metamorfosi' indica un processo in cui gli uomini sono in continuità con il mondo vivente nel quale sono immersi e, tuttavia, in posizione di rottura con tale mondo, di cui trasformano la realtà tramite l’azione delle parole. […] La metamorfosi delle parole fa in modo che l’uomo muti il suo universo, come capita al bruco che si trasforma in farfalla: il bruco vive in un mondo d’ombra, terra e umidità, mentre la farfalla in uno di luce, aria e secchezza. Ciascuno vive in un mondo in cui il reale è diverso, ma i due sono in continuità l’uno rispetto all’altra. La crisalide dell’uomo è la parola." (B. Cyrulnik) Porsi tale domanda può contribuire a dare una risposta di senso alle innumerevoli immagini di successo proposte come esempi da imitare, e quasi sempre irraggiungibili, poiché viziati da un’iconografia falsata. Pensare ad un apparato psichico che si costruisce plasmandosi in maniera continuativa può portare a modificare la visione della sofferenza psichica e sopratutto a non subirla silenziosamente. Letture correlate:
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