Riassumiamo il filo che collega le recenti pubblicazioni. Due gli aspetti nei quali ci si muove, da una parte l'esplorazione del rapporto Corpo-Mente, dall'altra la rilettura del mito greco di Medusa come chiave per accedere al funzionamento delle emozioni profonde. Alla base di queste proposte esiste un comune denominatore legato all'importanza della percezione, di un ascolto che, come un muscolo ben lavorato, si apre alle sottigliezze. Quest'anno ricorrono i vent'anni dalla scomparsa di un grande pianista, Arturo Benedetti Michelangeli. Mi sovvengono alcune sue interpretazioni, penso alle mazurche di Chopin che sotto le sue mani divenivano un insieme timbrico di armonia e pienezza ineguagliabile, o al suo Debussy, dove il suo tocco leggendario dava vita ad un suono rarefatto di suggestione straordinaria. Quando si ascolta la musica suonata da questo grande pianista ci si sorprende a pensare che è come se quel brano fosse divenuto altro, trasformato, pur mantenendo l'essenza di chi lo ha composto. Le sue mani generavano una gamma di colori raffinatissima, di un ascolto del suono divenuto espressione di se stesso. Ma il tutto non partiva dalle mani ma dalla testa. Le mani di questo pianista sono il mezzo attraverso il quale esplica la sua arte, e sono dotate di una tecnica grandiosa che però non parte solo dalle mani, parte dal polso, dall'articolazione della spalla, il tutto è collegato attraverso un ascolto profondo. È questo che colpisce di questo artista genio della tastiera. Ma se tutta questa modalità nel grande pianista era dettata da una visione artistica, per gli artigiani della mente il paragone rappresenta una valida prospettiva di lavoro sulle proprie percezioni. L'ascolto è la nascita di qualcosa che c'era nell'interiorità ma che non era riconosciuto a calibrare i propri vissuti, l'ascolto è un fine importantissimo per impratichirsi della mente emotiva. Inoltre, attribuire importanza ai legami o alle relazioni, diviene esperienza vera solo se ci si può sintonizzare sulle proprie emozioni, altrimenti è molto più probabile che si continui a "ballare da soli", forti di una convinzione troppo individualistica. La psicoterapia ha il compito di promuovere un individualismo saldamente radicato nel confronto sociale. Ma se non si possono percepire i diversi aspetti del sentire questo rimane possibile? Di nuovo viene in aiuto Michelangeli. Pensiamo al dialogo che lo stesso crea con l'orchestra nel Quinto Concerto di Beethoven, detto dell'Imperatore. Lui e l'orchestra, in un ascolto reciproco che crea un incontro, divengono un insieme che dialoga, un insieme fatto di vicinanze che si fondono per poi riprendere a procedere parallelamente senza mai essere di troppo l'uno all'altro. L'esperienza terapeutica per divenire autentica deve snodare l'ascolto su una gamma timbrica ampia. In questo modo potremo scollare il vissuto personale da un Sé divenuto troppo vuoto. Arturo Benedetti Michelageli riempiva i suoni dando vita ad una espressione sonora articolata, di grande impatto verso chi ascoltava. Guidati da qualcuna delle sue memorabili incisioni possiamo agganciare il filo di un'interiorità che attende una nuova rielaborazione. Nel brillante titolo di un'articolo scritto dalla Dr.ssa Carla Sale Musio, "In un mondo malato i sani di mente vanno dallo Psicologo", ci si pone la domanda di come interagire in un mondo dove l'omologazione del sentire tende a farla da padrona. Basta andare tutti in terapia? Risulta fondamentale che la pratica terapeutica possa allargare la visione di se stessi nell'ascolto, in modo da procedere nella relazione con il mondo sostenuti da un bagaglio emotivo più ampio, desideroso di incontrare il diverso da se senza pretendere di renderlo uguale a se e poter fare di tutto questo un elemento di bellezza dialogante. Si incrementa l'autostima anche attraverso un disagio utile a nuovi apprendimenti, dando un freno alla diffusa tendenza di utilizzare il mezzo terapeutico per escludere le ragioni altrui, rivendicando sensibilità sempre troppo feribili nell'incontro con l'altro. Modellare la propria percezione è un esercizio figlio di una prospettiva terapeutica saldamente legata alle complessità della realtà odierna, una realtà dove gli operatori non possono commettere l'errore di alimentare un narcisismo già dilagante. "Vendere" l'idea che divenire consapevoli equivalga ad un controllo della mente è pura fantasia. Inoltre, il così tanto sbandierato controllo mentale non sembra abbia poi prodotto tanti esiti felici ai fini della salute mentale. Riprendiamo il filo di un ascolto, a volte disordinato e debole ma vero, per allenarci a comunicare con quella parte del nostro funzionamento che frequentemente rimane spiegata più che attraversata, non immediata nel divenire duttile, ma piena di elementi vitali necessari. L'esperienza di un ascolto è qualcosa di più e di diverso dal concetto di ciò che si dovrebbe sentire. Percepire e calibrare affinché l'Anima dispieghi la sua potenza espressiva! Per chi volesse dilettarsi all'ascolto di Arturo Benedetti Michelangeli, oltre ai video proposti sopra, rimando ai seguenti brani:Buon ascolto!
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