Guardare significa non solo osservare ma anche proteggersi. Nel guardare infatti non solo osserviamo qualcosa, ma cerchiamo di trasformare il caos indistinto, in una forma distinta. Ecco allora il simbolo dello Scudo di Ade nel Mito di Medusa, strumento che perseo utilizza nel confronto scontro con la Gorgone, che rappresenta uno dei motivi più interessanti nei quali si fonda il metodo psicoterapeutico elaborato dalla psicologa Dr.ssa Anna Pancallo. L'occhio è il più intellettuale dei cinque sensi (il 90% delle informazioni arrivano al cervello attraverso l'occhio), simbolo universale della conoscenza, emblema del processo mentale di chiarificazione, è dunque l'indizio anatomico che, nel corpo umano, suggella il destino biologico dell'individuo; rinvia alla verità del corpo come sesso, corpo separato da un unità originaria. Guardare Medusa vuol dire dunque prendere coscienza di questa separazione e della propria identità sessuale, come pure dei problemi che tutto ciò ci pone, non il linguaggio sessuale in sé, piuttosto tutto ciò che è correlato alla sessualità in fatto di bisogni, modi di vedere, necessità e vissuti. Questo terrore del sesso non è la trasposizione della paura verso un organo quanto piuttosto l'autentico terrore vissuto dal bambino verso una madre che cova e che poi quando lui commette una colpa il suo sguardo diviene vitreo, fisso, duro e spaventoso. Questo ovviamente è ciò che viene percepito dal bambino secondo le possibilità di una psiche che si sta costruendo. Medusa è dunque la guardiana dei due mondi, l'al di qua e l'aldilà. Di ciò che si vede e di ciò che non si può vedere ma di cui si ha necessità affinché i propri desideri profondi non rimangano inappagati. (Non a caso, direi, durante le grandi convulsioni della nostra civiltà, tipo il nazionalsocialismo, il suo ruolo sembra abolito con esiti come sappiamo ben più disastrosi.) In genere ci si volta a guardare perché si ha paura, ma Perseo non lo fa, usa l'astuzia e così facendo abbatte Medusa trasformandola in una maschera, un po' come quegli orchi delle favole dei bambini che terrorizzano ma fanno ridere fino alle lacrime. Atena, dea della ragione, sa che nell'uomo ciò che è più umano sta nella capacità di ragionare, così induce Perseo alla protezione attraverso lo scudo, per consentirgli di guardare ma di tenere lontano ciò che provoca danno. L'unico modo dunque per non voltarsi indietro, come pure per non tornare indietro, verso quell'angoscia creata da una madre primitiva che sbarra l'accesso è quello di guardarla in altro modo, nello scudo. Questo implica attraversare la sottile ma profonda differenza esistente tra il fatto di pensare e il fatto di vedere. Tale passaggio implica organizzare una percezione ai fini di una evoluzione. Come percepisce spontaneamente l'individuo? Non in maniera isolata bensì si indirizza su relazioni, quindi potremmo dire che il bambino non si percepisce come isolato ma all'interno di una relazione. E questa è la base da cui partiamo tutti. Questo aspetto ci porta a considerare che: Lo sviluppo non si compie per una semplice aggiunta o addizione ma attraverso una riorganizzazione. Tutto ciò ci suggerisce che imparare a percepire è il compito fondamentale della nostra vita interiore, quando l'uomo viene gettato nel mare dell'esistenza, per servirsi del reale deve imparare a nuotare e questo avviene percependo. La vera percezione porta immancabilmente all'azione, nella quale si ritrova la verità dell'idea acquisita. Per percepire verso l'azione bisogna distinguere le false immagini: di me, delle relazioni e dunque del mondo per scoprire così che esistono anche quelle vere. È questo dunque il dono di Atena a Perseo. Mai come per la musica però vale il fenomeno percettivo, se sentiamo il suono di un pianoforte infatti non percepiamo il pianoforte, né tanto meno lo spartito. Al tempo stesso: (...) nel suono del pianoforte c'è il pianoforte, anche se non vediamo lo strumento musicale ma ci sono anche le mani di un pianista e uno spazio ove quel suono si propaga. (...) io percepisco comunque tutto il significato del vissuto, per intero, anche se poi non so darne testimonianza. Grazie al fatto che percepiamo in termini relazionali, quindi di strutture, noi sappiamo che c'è il pianoforte, il pianista, etc. Ma la musica ci costringe anche ad un riconoscimento del nostro stato d'animo, di andare e cercare quel qualcosa che abbiamo dentro e che viene abitato da un sentimento. Quindi la musica ci parla, e noi rispondiamo. Come diceva Picasso per la sua arte ma che vale per ogni arte: "l'arte è una menzogna che ci fa capire la verità". Medesima considerazione possiamo fare anche per il movimento: nelle nostre esperienze nei corsi, nei gruppi, ci serviamo di materiali tessili perché? Essi hanno una lunga storia alle loro spalle e offrono un ricco e antico apparato simbolico e metaforico al quale attingere. Non a caso la mitologia classica si serve molto di materiali tessili, pensiamo al filo di Arianna che illumina la strada di Teseo nel labirinto e gli consente di ritrovare la via. Potremmo dire che i materiali ci mettono in contatto con l'aspetto primitivo di noi permettendoci di ricostruire un'identità. Sì, un'identità trasformata, perché l'inconscio attraverso l'arte, la musica, il movimento ed i materiali, risuona. Si muovono i passi all'interno di un armonico processo espressivo. Diceva G. Braque: "amo la regola che corregge l'emozione e l'emozione che corregge la regola". Coniugando la passione creativa con un metodo rigoroso possiamo favorire l'elaborazione delle ambivalenze. L'uomo percepisce veramente solo quando sperimenta totalmente la contraddizione che é la sua esistenza (...) La contraddizione non é pensata senza uno sforzo di attenzione. Perché senza questo sforzo si pensa all'uno o all'altro dei contrari, non ai due assieme, e soprattutto non i due insieme in quanto contraddizioni". Esiste dunque una conoscenza nella carne del mondo che ricontestualizza l'uomo e lo rende capace di vera conoscenza. Gli crea la possibilità di vedere. Perseo è dunque fondatore di civiltà, è l'eroe solare che come ogni fondatore crea una nuova legge, quella di poter guardare il mostro e redimerlo. La bellezza è in se stessa una cura per il malessere della psiche. La nostalgia di bellezza che alberga nel cuore umano deve ricevere riconoscimento dalla disciplina che considera il cuore umano il suo campo di studio. La psicologia deve ritrovare la strada verso la bellezza per non morire.
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