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Sentieri e percorsi del cambiamento, la bellezza

15/3/2016

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L'esperienza terapeutica per poter dare opportunità evolutive deve tenere conto del contesto sociale e culturale nel quale si trova immersa, comprendere i bisogni del singolo e rendere produttivo lo scambio con il mondo. Essere tramite di un incontro con la vita attraverso un gioco di esperienza emozionale connesso con ciò che accade all'esterno.
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La metamorfosi di Narciso, Salvador Dalì, 1936-1937 (particolare).
Questo permette al linguaggio psicoterapico di esprimersi con efficacia e di creare confronti umani pregnanti che hanno come scopo la maturazione e l'efficacia dei vissuti interiori.

Viviamo oggi, in un contesto umano e relazionale volto ad inseguire un perfezionismo a tutto campo, capace di produrre sofferenza interiore ed un certo senso di impotenza nel costruire soddisfazione di vita. Al tempo stesso, assistiamo a un declino della psicoterapia dovuto ai suoi stessi fallimenti.

Esiste una richiesta dilagante di cura da una parte, a cui fa da contrappeso uno scetticismo diffuso circa i risultati ottenuti, dall'altra.

Potremmo dire che sicuramente ciò che ha influito risiede in alcuni fattori precisi, uno di questi riguarda il fatto che l'asse professionale si è spostata quasi completamente a favore della diagnostica sviluppando spiegazioni precise e mirate in merito alla mente dei soggetti.

Lo sviluppo delle neuroscienze poi, salutate come salvatrici che svelano i segreti di una neurobiologia permettendo la cura e guarigione della mente, hanno contribuito a ridurre la credibilità nei confronti della terapia delle parole.

All'Interno di tale scenario il lavoro terapeutico non può vivere sull'onda di un passato luminoso, deve piuttosto adeguarsi ad un linguaggio scientifico in trasformazione che presenta articolazioni importanti.

Bisogna che la psicoterapia s’impegni a stare al passo con modalità evolute e basate su evidenze scientifiche.

La psicoterapia ha dato a milioni di persone una precisa occasione per parlare di loro stesse. Non è il caso che incoraggi quelle stesse persone a parlare solo a loro stesse.
(J.Paris, La Psicoterapia nell'età del Narcisismo).

Al di là dei metodi, dunque, è importante che la prospettiva con cui ci si approccia alla cura sia salda nell'osservazione scientifica.

Sappiamo già molto sul ruolo che le emozioni giocano nella vita dell'individuo, ma non abbiamo riflettuto abbastanza sulle loro articolazioni in merito al cambiamento.

L'Alfabetizzazione Emotiva non è un metodo ma un modo di guardare a ciò che abbiamo dentro alla luce di un funzionamento ben accreditato dalle ricerche su mente e cervello.

Alfabetizzare rappresenta la capacità di una elaborazione percettiva del proprio sentire su più piani, capace di agganciare l'individuo al mondo, in modo che  il suo "andare verso" risulti centrale, sostenuto da un ascolto personale che si calibra nell'incontro.

Il processo terapeutico mostra tutta la sua stagnazione allorché riporta un’attenzione costante agli avvenimenti della vita del singolo, per sganciarsi deve acquisire un ritmo che parte da dentro e incontrare come esperienza reale ciò che sta fuori.

Questo movimento non può compiersi all'interno di un processo di consapevolezza seppur mirata, necessita di un ascolto indirizzato che modifica  la percezione e trasforma l'evento nel "qui e ora" talvolta anche in maniera sorprendente.

In questo modo si dà ai fenomeni relazionali la funzione di regolatori psicobiologici in un processo di interdipendenza.

È allora forse possibile ripensare alla funzione regolativa delle relazioni come risorsa, che è in qualche modo esterna perché dipende dalla presenza dell'altro, ma che, per essere utilizzata in modo adeguato, deve essere percepita come tale dall'individuo, in modo da poterla utilizzare quando necessario per poi lasciarla andare, tornando alle proprie capacità regolative [...] e riuscendo [...] a interiorizzare la funzione regolativa dell'altro, al fine di accrescere la propria.
(L.Solano,Tra Mente e Corpo).

Questa visione permette d’includere tra i problemi fondamentali dell'essere umano di oggi l'abitudine a perdere un po' del proprio mondo in favore dello scambio, piuttosto che nutrire un autostima individuale che diviene paradossalmente uno degli ostacoli più importanti alla relazione con l'esterno.

La psicoterapia per svolgere un ruolo di efficacia sociale deve contribuire a formare centrature flessibili nell'individuo. Il regolatore di ogni centratura sta in una percezione in movimento che incontri l'altro e accetti una modifica del proprio stato percettivo senza troppa sofferenza.

Molto spesso il disagio è dato dalla difficoltà di perdere le proprie ragioni, su questo altare si sacrificano molte occasioni relazionali, svariati scambi affettivi.

La mente di ogni individuo ha dunque bisogno di riconoscere che in ogni incontro mancato risiede la propria difficoltà percettiva al di là delle ragioni del momento. E una vita costellata di verità individuali radicate, stabilizza percezioni che mancano l'incontro con l'altro e con il mondo.

Nella difficoltà di questo lento allenamento sviluppiamo una percezione orientata, capace di  ancorarsi in un istinto lavorato che riposiziona le reazioni emotive individuali costruendo un senso della propria narrazione personale meno finalizzato agli eventi, e più  allo stare in ciò che si attrae.

Una celebrazione della vita che pone in evidenza altri aspetti dell'esistere. Una propensione che elude il raggiungimento spasmodico di qualcosa, radicata nella capacità di lasciarsi permeare come possibilità esperenziale di arricchimento e forza.

I gruppi di terapia così concepiti sviluppano nelle persone le loro potenzialità profonde permettendo un incontro con la vita che si accresce del valore dell'incontro stesso.

Ogni persona nello scambio viene stimolata allo stare con se stessa, nelle proprie reali possibilità, con l'ottica di entrare nel solco di una corrente evolutiva di sviluppo di miglioramento e trasformazione.

Un linguaggio che segue le scoperte della scienza è costretto ad elaborare nuove vie, mantenendo il riconoscimento di come opera la psiche profonda, le sue varie modalità percettive, la sua capacità intrinseca nel riconoscere il senso degli eventi anche laddove lo sguardo è blando.

Questo mettere in primo piano la propria modalità percettiva, per ognuno, non nasce solo dal dare una risposta alle difficoltà o ai problemi, nasce più profondamente da un bisogno di bellezza insito in ogni essere umano.

Dobbiamo dunque divenire più raffinati nei sensi e nel gusto in relazione all'anima, per portare in primo piano il bisogno di bellezza che cerchiamo altrove, nelle persone, nelle situazioni di vita, l'altra faccia di un bisogno estetico della propria anima che spinta verso territori inappaganti vaga alla ricerca di un intima soddisfazione.

Grazie alla cura di questi aspetti le relazioni all'interno dei gruppi divengono occasioni fortemente contraddistinte da spinte evolutive.

La morbidezza è una dote molto cara all'anima e si nutre di prove con se e con gli altri, questo ritmo che parte da un caos interno evolve sprigionando la sua potenza espressiva nella relazione con l'altro.

Così questo microcosmo terapeutico diviene un luogo di condivisione e ricerca di una bellezza riparata, presente alle proprie ferite, ma dotata di uno slancio nel mostrarsi che all'inizio del percorso era cosa sconosciuta.

Questa bellezza, in fondo sempre un po' claudicante, è ciò a cui dobbiamo tendere per camminare sui sentieri della vita.

E ciò che ci importa veramente, donando valore a ciò che ci accade, è questo senso di una pienezza emotiva che nutre il nostro interno.

Cerchiamo dunque di trovare la nostra rotta tra la roccia della fede e le secche della scienza riduzionista, senza lasciarci deviare da nessuna delle due.
(J.Hilmann,La Forza del Carattere).

La terapia come educazione alla bellezza che trova nello spazio del confronto di gruppo quel luogo in cui creare una visione dell'anima, nutrita del suo esprimersi, libera dall'errore, conscia di una grandezza, protesa nel partecipare a quell'intima creazione dell'essere attraverso i limiti attuativi dell'esserci.

Un grande affresco che prende forma attraverso le singole parti, giunte a legittimare il proprio potere espressivo nella partecipazione corale.

Questa nuova creazione che ora si mostra, rivela le infinite trame di costruzione-ricostruzione del mondo e svela  l'incanto del grande potere celebrativo dell'esistenza.


Letture correlate:
L’anima, sette lettere a un'amica
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    La Dr.ssa Anna Pancallo, psicologa-psicoterapeuta è iscritta all’Albo Regionale Veneto, è specializzata in Psicoterapia della Gestalt, titolo conseguito presso la Fondazione Italiana Gestalt di Roma.

 Svolge l’attività dal 1993 e opera negli studi di Treviso e Mantova.

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