È bella, madre Natura, la pompa della tua invenzione! [...] Ah, perché, o Natura, madre inclemente, mi desti, insieme con il sentimento, un cuore pieghevole? I simboli della mitologia hanno una caratteristica comune: non si possono creare, controllare o eliminare, sono germinazioni spontanee della Psiche e ognuno di noi le ha dentro, mi riferisco sempre e soltanto al Mito Greco, affinché il nostro campo del sapere venga centrato e non risulti eccessivamente dispersivo. Le domande importanti che potremmo farci sono queste:
1. La mitologia e il rito hanno sempre avuto la fondamentale funzione di fornire i simboli che aiutano il progresso dello spirito umano, da contrapporre a quelle altre immagini che tendono ad arrestarlo. Non è da escludersi che l’altissima percentuale di neurotici sia una conseguenza del declino subito da questi efficaci aiuti spirituali. Noi restiamo legati alle immagini inesorcizzate dell’infanzia, e siamo quindi riluttanti ad addentrarci nell’età adulta. Molto spesso dopo aver costruito la vita secondo i dettami della nostra parte cognitiva e rifiutando l’affacciarsi del mostro che segnala altro, rifiutando all’infinito la possibilità di divenire adulti, alla fine si chiede aiuto all’esperto che conferma la saggezza degli antichi stregoni mettendo in moto gli eterni simboli dell’iniziazione indispensabili alla Psiche per evolvere. A conferma di questo potremmo dire che laddove non vengono stimolati dall’esterno (come nel Corso Medusa), si sviluppano comunque autonomamente presentandosi sopratutto nei sogni. Nel sonno e nei sogni noi ripercorriamo il cammino del pensiero umano. Intendo dire che l’uomo moderno ragiona, nel sogno, come ragionava da sveglio migliaia di anni fa [...]. Il sogno ci riconduce a stadi precedenti della cultura umana, e ci offre il mezzo per comprenderla meglio.” Joseph Campbell è stato uno dei più importanti studiosi del Mito dei nostri tempi, non a caso afferma che: Il sogno è la versione individuale del mito, il mito è la versione collettiva del sogno; mito e sogno sono entrambi simbolici in quanto frutto della stessa dinamica della psiche. Ma nel sogno le immagini si diversificano per ciascun individuo a seconda della particolare natura dei suo affanni, mentre i problemi e le soluzioni proposti dal mito sono direttamente validi per tutto il genere umano. Se guardiamo la nostra vita con questi occhiali possiamo renderci conto del fatto che la nostra avventura è un susseguirsi di cambiamenti, gli stessi subiti "per millenni da tutti gli altri esseri umani in tutti gli angoli della terra" (J.Campbell,op.cit) 2. L’inconscio popola la nostra mente di una folla di immagini strane, irreali e terrificanti-durante il sonno, in pieno giorno, o nella pazzia. In ogni individuo infatti esiste, sotto quell’edificio relativamente sicuro che chiamiamo conscio, un’insospettata voragine colma dei materiali più Queste immagini sono destinate a riemergere attraverso le esperienze, nei sogni come pure stimolate da uno sguardo, un profumo, il vento e molto altro. Prima o poi nel corso della vita escono dal mondo mitologico e si risvegliano, portando scompiglio nel mondo che ci siamo costruiti per permettere la ricostruzione di una vita più ampia e più libera. 3. Nei Miti, esiste sempre un mostro che presenta caratteristiche particolari, è portavoce di qualcosa di diverso dal quotidiano, ha doti straordinarie o una bellezza fuori dal comune ecc... Tutti questi aspetti fanno parte di un unico filo interno: la discesa (Kathodos), l’ascesa(Anodos), che guidano la vita stabilendo i ritmi di un processo di purificazione necessario alla vita. Il Mito pone in risalto non solamente l’importanza di determinati passaggi, quanto piuttosto l’essenza delle cose come aspetto imprescindibile per poter dare una forma compiuta alla propria vita: la totalità del reale che si rivolge all’uomo, all’essere uomo. Nella storia greca del Mito si tratta di divenire coscienti della storia essenziale dell’uomo, ciò che restituisce all’uomo il suo senso del divino nella sostanza di una catarsi (purificazione) che consente all’incessante divenire di prendere forma nella realtà. La Mitologia possiamo vederla come il movimento di un insieme fatto di storie tramandate, le quali venendo in contatto con l’umanità, nei secoli si sono trasformate subendo una metamorfosi. Una materia di espressione che potremmo paragonare alla musica, il cui significato va espresso sotto forma di note e colto attraverso il suo tipo di linguaggio. Colui che si spande come una sorgente, viene conosciuto dalla conoscenza. Per consentirsi la conoscenza è necessario abbracciare il senso della vita, rispettarlo e sopratutto ripercorrerlo, solo così potremo accedere alla nostra capacità trasformativa. 4. La natura del Mito è completamente diversa dal racconto storico poiché si presenta come qualcosa che è venuto fuori dalla notte dei tempi, dalla trasmissione e dalla memoria. La domanda che si pone è questa: che cosa c’era quando ancora non c’era qualcosa? Il Mito di “Perseo e Medusa” appartiene a quella fase in cui gli Dei si trovano solo nell’Olimpo e non vivono più in mezzo agli uomini. La distanza però non è così grande visto che di tanto in tanto dalla cima dell’Olimpo gettano uno sguardo sulle belle mortali, non perché le dee siano brutte ma perché le mortali portano in se il dono della fragilità dovuta al tempo che passa. Così accade che Zeus s’innamora di Danae (madre di Perseo) e sotto forma di una pioggia d’oro la seduce, da questa unione nasce Perseo. Il nostro eroe si impegnerà nell’impresa più difficile: portare a casa la testa di Medusa! Come mai solo questo trofeo è consentito? La matrice del Mito mostra un aspetto sorprendente per noi eroi moderni: il Mito celebra la conciliazione fra gli opposti sempre e comunque, cerca un ordine nel disordine. Il suo insegnamento sta nel restituire all’uomo quella fiducia nella sua forza vitale che costantemente si rinnova, in questo il Mito è davvero unico, porta alla luce non solo ciò che è vero ma la forma vitale dell’esperienza, una materia che incessantemente si intreccia con lo spirito delle cose e che serve a manifestare il divino che è in noi. Non a caso Jung affermava quanto segue: [...] la mitologia è più di qualunque biografia. Anche se essa, infatti, non racconta nulla di organicamente connesso a una determinata età della vita, abbraccia tuttavia, come realtà atemporali, le età stesse della vita: la figura del fanciullo ha una parte nella mitologia, come l’ha quella della fanciulla da marito e quella della madre. Anche queste figure - come ogni possibile forma dell’esistenza - sono, nella mitologia, espressioni del divino. Il Mito costringe a delle associazioni che la logica fatica a comprendere, ma evoca, risuona e celebra il legame tra il sacro e il profano, tra la scienza e l’essenza della vita. Ed è sul suolo greco che il Mito più precisamente che in altre culture, ha mantenuto intatta tutta la sua valenza psichica. Grazie a questa peculiarità che la mitologia greca porta in se, possiamo celebrare quell’eternamente umano che si colloca nell’interiorità atemporale dell’uomo, accomunando il passato con il presente così da permettere alle storie di chi ci ha preceduto di tracciare un solco durevole all’interno delle nostre esistenze. Letture correlate:
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