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Il mito come espressione di verità inconsce

10/11/2022

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I volti e le forme di Medusa: invito all’approfondimento di “Medusa, simbolo e trasformazione”.
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Perseo combatte contro Fineo e i suoi compagni, Annibale Carracci, Palazzo Farnese, Roma
Stare in contatto con le proprie radici, con le istanze che formano la personalità individuale, ricercare le componenti culturali e sociali, come capire il proprio ambiente educativo, ciò che ha formato i propri schemi comportamentali, oltrepassare il limite della coscienza per immergersi nell’oscurità del proprio mondo-inconscio, ove trovare le istanze reali e genuine della propria personalità, significa scoprire se stessi.
​Il passato è legato tanto alle proprie radici quanto al collegamento individuo-individuo, ciò che Jung chiamava “Inconscio Collettivo”. Un patrimonio comune di immagini sedimentate nei secoli che raccontano all’uomo, senza che lui stesso ne sia completamente consapevole, la storia dell’umanità. Un inconscio dal quale emergono immagini che hanno carattere universale, sono presenti in maniera similare in tutti i tempi ed in tutti i luoghi, e simbolico, non sono interpretabili in quanto tali, ma intese come allusioni ad un contenuto che parla, per altra via, delle eterne passioni del genere umano. Un inconscio quindi costituito anche da immagini mitologiche che rimandano ad uno spirito primordiale, un sostrato dell’intera umanità che soggiace nel mondo interno individuale, un tramite conoscitivo che può consentire di padroneggiare la natura e il mistero della creazione.

Il mito utilizza dei temi ricorrenti che hanno una funzione fondamentale nella sua azione. Uno di questi, tra i più importanti, è la lotta contro il mostro. Infatti, è proprio la lotta con aspetti “mostruosi” del vivere che porta l’essere umano a scoprire il suo doppio e lo definisce diversamente. La lotta contiene la possibilità per il protagonista di portare a compimento le proprie spinte motivazionali, i propri desideri, e di esprimere la sua personalità.

La lotta, inoltre, forza verso un passaggio, da uno stadio regressivo ad uno responsabile, e questo costituisce un vero e proprio rito di iniziazione che presenta alcune specifiche caratteristiche:


  1. si ripete ciclicamente, è un rito in perenne divenire;
  2. va aggiornato poiché si muove lungo il corso dell’intera esistenza;
  3. è caratterizzato dal venire in contatto con parti della propria personalità sconosciute ed offuscate, parti che sono in ombra;
  4. comporta linguaggi differenti e la sola comprensione logica o analitica non bastano; ma bisogna orientare il corpo e le proprie emozioni verso una direzione che consenta la scoperta.

Nel mito di Medusa, nell’incontro con il mostro, la Gorgone, due sono gli aspetti principali che rendono fondamentale questo evento:

  1. l’impossibilità di abbandonare, anche solo per pochi attimi, lo sguardo su se stessi;
  2. le difficoltà che s’incontrano nel l’andare verso l’altro.

Imparare a guardare sembra dunque essere la linfa che abbevera la vita, dove cogliere il significato di un problema, piuttosto che cercarne solo la soluzione, è un fatto prevalente.

Nel mondo odierno comprendere ciò che si ha dentro, spesso, è sinonimo del trovare soluzioni, mentre è opportuno considerare che una difficoltà risulta essere portavoce di aspetti deteriori della nostra personalità; il contatto con i mostri interni rigenera l’esistenza, apre la strada alla gestione della paura e ad un rinnovato vincolo con la propria forza. 

Sono tanti i destini umani travolti da tali dinamiche, molte le tragedie che si consumano all’interno dei piccoli mondi individuali. È il disagio che si vive nei momenti in cui Medusa da capolino, un momento spesso incomunicabile e incondivisibile: il momento in cui ci si rende conto che anche un uso abile e sapiente della parola non riuscirebbe a tradurre l’intensità di ciò che si prova.

Perseo, in una chiave moderna, rappresenta il coraggio di ognuno di riuscire ad osare verso il brutto, come la capacità di muoversi nei territori meno abitati di se stessi, dove diviene necessario dotarsi di strumenti che sostengano tali modalità a livello psichico.

Questi strumenti che il mito, attraverso l’azione dell’eroe rappresenta e ci suggerisce, sono:


  1. l’agilità, non solo fisica, per affrontare le difficoltà;
  2. rischiare di esprimere ciò che si prova attraverso una modulazione dei vissuti;
  3. l’astuzia da sviluppare circa gli inganni della mente;
  4. facilitare il cambiamento dei propri schemi mentali;
  5. avvicinare, nel riconoscimento, i sentimenti difficili come ad esempio: invidia, voglia di sopraffare, dolore, senso di fallimento, rabbia, rifiuto.

Concludiamo questo invito all’approfondimento di “Medusa, simbolo e trasformazione” (puoi cominciare da > QUI!) con una bellissima metafora della parabola umana fornita da Roberto Escobar in “Metamorfosi della Paura”:
Si dice che Sisifo al cospetto di Zeus, con l’inganno, ha preteso di sottrarre al Divino lo spazio per il suo proprio mondo. E gli Dei invidiosi, l’hanno condannato a perpetuare quel gesto oltraggioso, ogni volta rivelandogliene l’apertura necessaria, insuperabile: e il suo mondo non gli è mai dato, ma è da lui sempre di nuovo conquistato. Sisifo è condannato ad essere quel che è. Ma c’è solo un opaco sperare in questa sua condizione. Quando sale, certo, lo fa come se la durata potesse appartenergli. Quando scende s’immerge invece nella propria coscienza.
Quando sale, Sisifo è costruttore, colmo di risposte e speranze. Quando scende è filosofo, ricco di dubbi e domande. D’altra parte in ogni momento della sua fatica e del suo coraggio, Sisifo sale e scende. Il peso che minaccia di schiacciarlo è da lui ininterrottamente trasformato in leggerezza. 
Come lui, provvisorio vincitore della morte, gli uomini e le donne salgono e scendono, sono costruttori e filosofi. Spesso, rinserrati nel luogo chiuso della sicurezza, il loro comportamento appare dominato dalla paura, in essa coinvolto. 
Accade però che nella fatica dello scendere e del salire, talvolta riescano ad essere all’altezza delle circostanze. Allora, dalla paura trasfigurata in curiosità, nascono confini che prima non c’erano. Ma il mondo esiste non “malgrado” ma per “merito” di viaggiatori e vagabondi.

(R. Escobar, “Metamorfosi della Paura”)

Letture correlate:
  • ​IL MITO DI MEDUSA
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    La Dr.ssa Anna Pancallo, psicologa-psicoterapeuta è iscritta all’Albo Regionale Veneto, è specializzata in Psicoterapia della Gestalt, titolo conseguito presso la Fondazione Italiana Gestalt di Roma.

 Svolge l’attività dal 1993 e opera negli studi di Treviso e Mantova.

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