L’importanza di una visione globale del funzionamento umano apre a strade più complesse ma ugualmente praticabili; essere partecipi di una propria evoluzione facilita la prevenzione e rende più adeguati circa i reali bisogni di ognuno. Per procedere in tale direzione bisogna imparare a praticare alcuni assunti di base:
La psicoterapia del XXI secolo ha bisogno di ripensare ad un suo ruolo per non scomparire schiacciata tra la pratica farmacologia imperante e la visione selettiva delle neuroscienze, oltre alla diffusa pratica del fai da te che allontana da una realtà di se stessi. Come procedere dunque? Occorre apprendere i vari piani di funzionamento dell’individuo ed allenarsi ad una pratica personale che comporta varie tipologie d’intervento. La prima regola è: IMPARARE AD ABITARE IL DOLORE. Il dolore ci dice chi siamo in un dato momento della nostra esistenza, ci spinge a riconoscere i nostri limiti, ci stimola ad una rinascita. Si riconosce il valore trasformativo del dolore se si pratica abitualmente un rapporto con il proprio corpo. [...] si tratta di agire sui vari piani di cui l’uomo è costituito; perciò è importante la figura del terapeuta come medico di ‘corpo e anima’. Sul piano fisico è importante mantenere sempre attivi i sistemi omeostatici dell’organismo tramite attività fisica non stressante, cioè non agonistica […], ha grossa influenza l’alimentazione[…], il piano emozionale della costituzione dell’uomo è influenzato dalla respirazione e dalle relazioni con se stessi e con gli altri, insomma dai desideri e dai sentimenti. La pratica di più aspetti comporta che essi siano legati assieme da un sottile filo che li unisca, il contatto continuo con se stessi lega e orienta; l’abitudine ad un confronto relazionale con un esperto, facilita l’apprendimento e unisce i vari piani di conoscenza. Per migliorare la performance bisogna comprendere i meccanismi dell’autoregolazione “ Siamo il risultato di una miriade di interazioni complesse, per capire come convivono i meccanismi legati al benessere abbiamo bisogno di un’interazione interdisciplinare dotata di una sua coerenza che aiuti a mettere realmente in contatto con i blocchi che ostruiscono un miglior adattamento dell’organismo. La visione olistica apre la strada a nuovi apprendimenti capaci non soltanto di nutrire la sete di conoscenza e riparare lo squilibrio ma anche riportare se stessi verso una pratica di responsabilità capace di sviluppare solidità rispetto alle sfide che l’esistenza pone.
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