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Mito ed evoluzione interiore: l’elmo di Ade

6/1/2019

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Nel confronto con il tema derivato dal racconto mitico, diviene utile soffermarsi su alcuni aspetti specifici di questa straordinaria storia che permette la percezione di parti profonde della propria interiorità.
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Il racconto presente nel Mito è come una strada che si muove sinuosa dentro il vissuto personale, pronta a sottolineare, evocare, nonché a fermare l’ascolto di ognuno su ciò che prima risultava meno riconoscibile o visibile.
Possiamo guardare a questa narrazione come ad una attivazione finalizzata alla crescita interiore; nell'esperienza di "Medusa, Simbolo e Trasformazione" colleghiamo la storia del mito di Perseo e Medusa con l’inconscio.

Questa proposta si pone come obiettivo quello di riandare per strade conosciute così da rielaborare una prospettiva funzionale ai bisogni odierni, alla luce delle acquisizioni che la ricerca scientifica pone in primo piano.

Non si tratta di definire un metodo, quanto di dialogare all’interno di una visione che trova le sue domande nell’osservazione dei comportamenti socialmente presenti e della loro espressione di difficoltà ad assimilare la diversità. La monotonia interiore sembra proprio essere uno di quegli elementi cardine che bloccano la crescita interiore e di cui la società nel suo complesso si fa portavoce.

Perseo, uno dei due protagonisti del racconto mitico, è colui che si trova ad affrontare delle prove al fine di sapere chi è e cosa vuole dalla vita; contemporaneamente, attraverso le varie tappe di questo Viaggio, riscopre il suo passato e si riconcilia con ciò che desiderava dimenticare o evitare circa le esperienze vissute. Una metafora della vita che tocca ogni storia individuale.
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Il punto di partenza del Mito appare in prima battuta meno articolato e sfaccettato di come in effetti è, ma muovendosi sia dentro le pieghe dei personaggi principali (Perseo e Medusa), come pure di quelli secondari (Andromeda, Polidette, Danae, le Naiadi, le Graie e diversi altri), si snoda in maniera del tutto significativa divenendo intenso, espressivo, determinante e potente.

Ognuno dei protagonisti rimanda ad una metafora di valore conoscitivo che va ad arricchire la visione d’insieme. Una storia tangibile dove le azioni di Perseo sono espressione di una serie di concetti interiori che mano a mano rivelano la loro direzione e i loro scopi.

L’arricchimento conoscitivo del tema si basa anche su ciò in cui lo "sceneggiatore" crede, la sua voce e il suo personale punto di vista, riflettono una visione del mondo emotivo, al fine di riuscire ad utilizzare i vissuti e i sentimenti più complessi dell’animo umano, lungo l’arco di tempo che costella la storia della nostra vita.

La storia di Perseo e Medusa vibra dentro, portando alla luce elementi propri del funzionamento umano e la loro capacità di beneficiare di un proficuo scambio con il mondo interiore.

C’è un aspetto molto affascinante della nostra storia che ricorda un romanzo di Hermann Hesse, "Il gioco delle perle di vetro”, dove si racconta di due guaritori, uno giovane ed uno vecchio. Il giovane parte per cercare il vecchio, che si chiama Dion, poiché sta sprofondando nel proprio disagio e cerca delle risposte. Una sera incontra un’altro viaggiatore e si ferma a parlare con lui, quest'altro non è che Dion in persona, il quale invita il giovane ad andare a casa sua dove vivranno e lavoreranno assieme per molti anni, dapprima da maestro a discepolo, per poi divenire colleghi. Nel tempo Dion si ammala e comunica al giovane di dovergli rivelare un segreto: "ricordi la notte che ci siamo incontrati dove tu mi dicesti che eri in viaggio per venire da me?”. "Si ricordo", disse il giovane. "Bene" riprese Dion, "quella notte anche io ero in preda alla disperazione ed ero in viaggio per cercare aiuto da te!".

Il racconto di Perseo e Medusa riporta per molti versi a questa storia.

A prima vista Perseo parte per vincere una sfida, strada facendo incontra molti mentori che lo guidano al fine di indirizzarlo attraverso le loro parole o azioni, svelando così altri aspetti del racconto, e alla fine entrambi, sia Perseo che Medusa, apprendono qualcosa di diverso rispetto all’inizio della vicenda, e il loro rivelarsi diversamente da quello che credevano inizialmente, sarà fondamentale ai fini di una trasformazione reciproca, come per Dion e il giovane del racconto di Hesse, dal cui scambio scaturisce una nuova visione di se stessi che passa inevitabilmente attraverso l’esperienza della relazione.
Quanto spesso siamo guidati da un inconscio cognitivo ben esercitato, addestrato sotto la supervisione della riflessione cosciente a osservare ideali, desideri e progetti coscientemente concepiti? E quanto spesso siamo guidati da pregiudizi, appetiti e desideri biologicamente antichi, inconsci, profondamente radicati? Ho il sospetto che la maggior parte di noi, deboli peccatori dalle buone intenzioni, operi su entrambi i registri: più sull’uno o più sull’altro, a seconda della situazione e dell’ora della giornata.
(A. Damasio, Il Sé Viene alla Mente)
Possiamo collegare il comportamento di Perseo e Medusa a queste parole circa il funzionamento umano.

Il nostro eroe rappresenta il desiderio di realizzazione verso un progetto molto difficile che si accinge ad affrontare con paura. Il mostro incarna il registro turbolento dell’animo umano, quello del pregiudizio e della vendetta connessi ad una storia di ferite personali. Entrambi però rappresentano i due registri in momenti differenti. Allora può essere importante valutare un aspetto che è sicuramente il tema centrale del percorso proposto da “Medusa, Simbolo e Trasformazione”: un’emozione negativa può essere contrastata solo da un’altra più intensa!

E questo può voler dire che addestrare il Processo Inconscio a suon di emozioni intense declinate su un registro vario, rappresenta il nucleo centrale di qualunque cambiamento. Stimolare emozioni al fine di contrastare quella sofferenza interiore che ogni essere umano nel suo cammino di vita porta con se in vari momenti.

L’incontro con il diverso, articolato in più modi, rappresenta la nostra opportunità per ridurre tale sofferenza e tornare al mondo diversamente, rendere il nostro disagio esperenziale, allargare la nostra piattaforma emotiva abituandola all’intensità, e poi al recupero di un equilibrio.

In effetti potremmo dire che noi guardiamo molto ma scorgiamo poco, e perfino quando scorgiamo molto spesso ci rifiutiamo di modificare la nostra visione. Ed è questa apatia dello sguardo che ci chiede di essere affrontata: l’invisibilità, poter rendere visibile il non visibile, questo è ciò che fa la differenza nell’Essere.
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Lo sguardo a pupilla fissa di Medusa incontra lo sguardo mobile ma oggettivizzato (proiettato all’esterno) di Perseo, costringendo entrambi ad un cambiamento: Medusa percepisce l’invisibilità di Perseo attraverso l’Elmo e non riuscendo a vederlo si ritrova costretta ad utilizzare lo sguardo in altro modo, così Perseo che, attraverso l’invisibilità protettiva dell’Elmo, riporta su di lei e così su di se, un nuovo sguardo.

È attraverso i simboli che l’invisibile prende forma restituendoci una nuova comprensione, “l’Invisibile Visibile” (Whenda Chun, Visioni Programmate: Software e Memoria) proietta una nuova realtà, prima però bisogna muoversi nell’incertezza di un possibile conflitto affinché ognuno dei due protagonisti inizi la sua discesa all’interno.

È un momento-chiave, come pure di grande esitazione quello che precede la discesa, così come in questo momento dove si suggella l’apertura di un esperienza mentre ancora non siamo calati dentro.

Risulta fondamentale poterla vivere assieme, solo questo può cambiare nella psiche il senso dello smarrimento dato dal nuovo, e dare forza ad un coinvolgimento che da soli non potrebbe avere la stessa pregnanza o la medesima potenza d’impatto sulla nostra interiorità.

Certo non è sempre possibile affrontare esperienze terapeutiche di gruppo, ma basta pensare al cinema, cosa molto più abituale per ognuno, per rendersi conto di come cerchiamo una condivisione evocativa, questo grande rito collettivo davanti ad uno schermo diviene elemento catartico e anche laddove siamo da soli a guardare un film, lo schermo ci porta dentro e cambia le nostre emozioni.

Simile a questo è il vissuto che scaturisce dai concerti, la presenza di un insieme di persone, ha il potere di spostare e condurre il nostro baricentro emotivo. Al tempo stesso, anche l’ascolto di un brano che ci piace stimola la percezione di un invisibile dentro di noi facendo emergere i nostri stati d’animo connessi a vissuti che l’ascolto evidenzia.
Le grandi storie non hanno mai una vera fine: esse diventano parte di noi e continuano a vivere nei nostri pensieri, nelle nostre conversazioni, nelle nostre fantasie e nei nostri sogni. Influenzano potentemente anche i nostri valori, le nostre convinzioni, le nostre opinioni e le nostre percezioni.
(D. Marks, L’arco di trasformazione del personaggio)
Ad esempio il dialogo, dove un padre cerca delicatamente di sondare i sentimenti che hanno avvolto l’anima del figlio verso un’altro ragazzo presente nel film “Chiamami con il tuo nome” è un esempio di come il cinema faccia emergere nello spettatore sentimenti forti e spesso occultati.

Come ha detto anche il regista del film “Chiamami con il tuo nome”, Luca Guadagnino, questo non è una storia sull’omosessualità, è un film che porta in primo piano la capacità di incontrare il diverso, la determinazione a dare voce al desiderio, a riconoscere se siamo in grado di essere onesti nei confronti di ciò che proviamo, l’essere capaci di incontrare l’altro nella sua differenza senza doverlo per forza ricondurre a noi stessi.

La natura ha tutti i metodi per ricondurti al tuo punto più debole" dice il padre al ragazzo in una scena del film, e ancora: "soffochiamo così tanto di noi per guarire in fretta le ferite che finiamo in bancarotta già a trent’anni e abbiamo meno da offrire ogni volta che incontriamo una persona nuova.

L’invito è chiaro: lottare per i propri desideri comporta degli ostacoli, sopratutto laddove la psiche ed il corpo non sono allenati al dialogo e questo passaggio va guidato, come dice il film:“forzarsi a non provare niente per non provare qualcosa” questo è ciò che va guidato.

Nella terra degli eroi, quella di Perseo e Medusa, tutto sembra essere ingentilito dalla leggerezza del vento che avvolge le isole dell’Egeo, ed è qui a Serifos che nasce il mito dei nostri protagonisti, in un luogo ingentilito dalla poesia e dal canto, ma anche un luogo per secoli simbolo di un selvaggio isolamento, di quei posti che non lasciano mai indifferenti perché definiti nella loro particolarità di geografia e abitanti.

Ma è proprio da questa terra poco ridente che prendono forma le gesta di Perseo e la trasformazione di Medusa, ed è da questa isola che possiamo prendere l’input per trasformare il selvatico in qualcosa di utile, il misterioso in una forza comunicatrice, il bisogno sommerso in una risorsa.

Come dice Zorba a John nella famosa frase finale del film Zorba il Greco:
Zorba: "Ti voglio troppo bene per non dirtelo. Tu, mister, hai tutto meno una cosa, la pazzia. Ci vuole un po' di pazzia se no non potrai mai strappare la corda ed essere libero”.
John: "Insegnami a ballare".

L’amore
L’arcipelago
E la prua delle sue spume
E i gabbiani dei suoi sogni
Sull’albero più alto della nave un marinaio fa oscillare al vento Una canzone
L’amore
La sua canzone
E gli orizzonti del suo viaggio
E l’eco della sua nostalgia
Sul suo scoglio più bagnato la fidanzata attende
Una nave
L’amore
La sua nave
E la noncuranza dei suoi meltemi
E il fiocco della sua speranza
Dove più lieve fluisce la sua onda un’isola ti culla
In un approdo
(Ilias Andriopoulos)


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    La Dr.ssa Anna Pancallo, psicologa-psicoterapeuta è iscritta all’Albo Regionale Veneto, è specializzata in Psicoterapia della Gestalt, titolo conseguito presso la Fondazione Italiana Gestalt di Roma.

 Svolge l’attività dal 1993 e opera negli studi di Treviso e Mantova.

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La Dr.ssa Anna Pancallo,  psicologa psicoterapeuta iscritta all'Albo Regionale Veneto, è specializzata in Psicoterapia della Gestalt, titolo conseguito presso la Fondazione Italiana Gestalt di Roma. Svolge l'attività dal 1993 e opera negli studi di Treviso e Mantova.
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