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VISIONE DELL’EROE PERSEO

6/2/2019

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Le vite dei grandi uomini ci dicono che possiamo rendere la nostra vita sublime, e, al momento di andarcene, lasciare le nostre impronte sulla sabbia del tempo... Leviamoci, dunque, e operiamo con un cuore per ogni destino; in eterno raggiungendo, in eterno perseguendo, impariamo a lavorare e ad attendere.
(Henry Wadswort Longfellow, A Psalm of Life)
eroe, perseo, studio pancallo, psicologia, psicoterapia
Luca Giordano, Perseo pietrifica Phineas e i suoi seguaci, 1680-84 ca. (particolare)
Gli eroi devono morire per poi rinascere, affrontare dunque le paure più grandi, l’insuccesso di un’impresa, la fine di una relazione, la morte della vecchia personalità.
Per andare in tale direzione è importante prepararsi. Non a caso nei film il guerriero lucida le sue armi accuratamente e lentamente, oppure si prepara psicologicamente al momento passando in rassegna i suoi ricordi importanti, come accade nel film il “Gladiatore” prima della battaglia in Germania, il momento è solenne, e serve lentezza per concentrarsi al meglio.
 
Nella prova che Perseo si appresta ad affrontare c’è tutto questo: affrontare Medusa è l’unico modo per tornare a casa cambiato e trasformato.

Nel momento in cui entra nel Palazzo della Gorgone, Perseo s’imbatte nei corpi pietrificati che non può fare a meno di notare, la visione di queste statue lo porta a sentire la morte vicina, e noi che ascoltiamo tale narrazione non possiamo fare a meno di aumentare la nostra risposta adrenalinica così come accade per lui.

Tale aspetto ci riporta ad una considerazione sull’elasticità delle emozioni umane: la prova centrale porta in alto i nostri vissuti come un pallone da pallacanestro tenuto sott’acqua e poi lasciato schizzare via, dalla frustrazione legata alla presa di coscienza della possibile morte, si passa ad una condizione di motivazione che prima non era così forte.

Perché?

È in questo momento che Perseo prende coscienza di altro, non è il suo istinto di distruggere che guida ora le sue azioni ma la sua necessità di riconoscere il rivale dentro di se.

Da una visione di Medusa ‘cattiva’ passa alla presa di coscienza di un ‘cattivo’ dentro.
La sua ingenuità, la sua goffaggine, il bisogno di trovare una direzione per se stesso, divengono elementi portati alla luce, in questo istante il senso dell’essere lì appare molto più chiaro. Ciò che è fondamentale nella visione dell’eroe è la fiducia nella propria capacità trasformativa.

[...] Gli Eroi mitologici affrontano una morte certa, ma sopravvivono dove altri hanno fallito perché nelle fasi precedenti hanno saggiamente cercato un aiuto soprannaturale. Sfuggono alla morte di solito grazie all’aiuto dei doni del Mentore. Perseo usa lo scudo regalatogli da Atena per avvicinarsi a Medusa ed evitare lo sguardo diretto; la decapita con la spada ed evita altri guai mettendo la testa nel sacco, altro dono del Mentore.
(C. Vogler, Il Viaggio dell’Eroe)
L’eroe ha dunque una caratteristica fondamentale: il lato più oscuro e quello più luminoso, il primo è rappresentato da Medusa avvolta dai serpenti della responsabilità e della colpa, il secondo da Perseo stesso. La prova centrale è il momento in cui si tende al più alto bisogno trasformativo, il momento in cui si ha la visione più ampia della concatenazione degli eventi. È l’attimo in cui appare chiaro il perché di certi accadimenti, è l’attimo in cui la spinta propulsiva e vitale della nostra interiorità prende il sopravvento.

La rappresentazione della vita nei Greci è molto vasta, non chiede fede né adesione totale ma possiamo riconoscere ...

... un sentimento universale di una forza e una pienezza di vita eccezionali, cui fu dato di trovare sempre le immagini giuste con l’infallibilità propria della natura. [...] questo meraviglioso mondo di fede sorto dalla ricchezza e dalla profondità dell’esistenza, e non dalle sue pene e dai suoi aneliti - questa meteora di una religione che non solo seppe scorgere lo splendore della vita in maniera più luminosa di qualsiasi altro occhio umano, ma è unica anche per il fatto che il suo limpido sguardo si è aperto all’eterno [...]
(G. Vialli, Lo Specchio Infranto)
All’interno di tale grandiosa visione è possibile difendere il diritto alla conoscenza di se stessi in quanto riaffermazione di un complesso di valori dell’umano che necessitano di esistere.
L’integrazione della personalità equivale ad una integrazione nel mondo. Come un’anima priva di centro e dispersa percepisce solo un mondo diffuso e caotico, così attorno ad una personalità integrata il mondo si costella al contrario in una gerarchia ordinata.
(G. Vialli, Op. Cit.)
La visione di Perseo poggia su una sintesi tra il microcosmo umano ed il macrocosmo naturale, si fonda su uno sforzo, sull’energia che bisogna investire per conservare uno spazio interiore.

L’utopia rende deboli e avvelena le nostre anime, basta pensare alla diffusa tendenza a leggere i propri fallimenti come frutto delle resistenze poste dal mondo.
Perseo è l’eroe capace di creare mediazione tra quel mondo delle parole, che non riescono a toccare il muro delle relazioni e la favolosa radice primitiva presente in ognuno che chiede di essere ascoltata per condurre in porto una certa capacità di sentire e per poter “trasmettere sia ciò che circonda l’uomo sia ciò che lo agita dall’interno.” (G. Vialli, op. cit.)

Sviluppare le qualità espresse da Perseo rimane aspetto essenziale per avere accesso alla nostra natura:
  • imparare a fidarsi delle proprie verità e agire lentamente per poterle affermare;
  • rivendicare il coraggio di combattere per le proprie idee;
  • apprendere non dai singoli elementi ma dal processo (alla fine della prova Perseo non sa ancora che incontrerà Andromeda, ma succederà che lui potrà condividere la sua visione di se stesso e del mondo con l’altro), così Perseo può finalmente divenire un amante, può costruire un rapporto con un altro essere umano.

Il processo inizia con la consapevolezza di soffrire, prosegue con il riconoscimento di ciò che crea sofferenza e si conclude con l’agire per abbatterla.
Perseo è però l’unico eroe dei Miti così carico di doni avuti dagli Dei come nessun altro, è un eroe che oltrepassa i confini del tempo e dello spazio, è la personificazione della visione immortale dell’Anima e dei suoi talenti.
In fondo Perseo continuerà a tagliere la testa di Medusa per tutta la vita, un processo che si rinnova sempre e al quale attingere come ad una fonte quando si ha sete.

Il conflitto o la lotta non devono definirsi attraverso qualcosa che li giustifichi, in realtà la natura profonda di ognuno richiede che si attualizzi il conflitto senza perdersi.
Per noi donne è fondamentale prendere coscienza del fatto che tendiamo a gettarci nella mischia sopratutto per salvare gli altri. Per gli uomini è risolutivo comprendere che il gettarsi nell’azione in modo disgiunto dai propri sentimenti espone ad alimentare la propria voglia di dominio.

Il problema non è combattere per stroncare ma combattere per conciliare.

All’alba del compimento della sua trasformazione Perseo concilia il suo bisogno con quello di Medusa, la sua capacità di combattente è utilizzata per liberare lei dalla sua prigione.

Il suo destino, dopo aver accettato di ricevere questa nuova visione, si compie, per rinnovarsi nei secoli. Da allora tanti viandanti hanno indossato i panni dell’eroe per essere testimoni in prima linea di un miracolo che si rinnova.

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    La Dr.ssa Anna Pancallo, psicologa-psicoterapeuta è iscritta all’Albo Regionale Veneto, è specializzata in Psicoterapia della Gestalt, titolo conseguito presso la Fondazione Italiana Gestalt di Roma.

 Svolge l’attività dal 1993 e opera negli studi di Treviso e Mantova.

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