Le ricerche nel campo della longevità segnalano, da angolazioni differenti, come il consumo di zuccheri possa risultare problematico per l’individuo. Le molecole di zucchero alimentano fattori pro-infiammatori che si depositano nell’organismo alterando i sistemi di funzionamento ed alimentando la cosiddetta infiammazione silente, il principale meccanismo di senescenza, che determina la finitudine dell’essere umano. Inoltre l’invecchiamento, come meccanismo biologico, comporta il progressivo mal funzionamento di enzimi proteici denominati sirtuine (vedi - C. Ricordi, “Longevità Sana”, ed. Mondadori), tali molecole sono in grado di contrastare i danni da zuccheri e risultano regolatrici di importanti vie metaboliche in grado di contrastare i processi di invecchiamento. La domanda da porsi è: il progressivo deterioramento del nostro organismo incide sulla nostra qualità di vita? La risposta è sì. Dietro molte difficoltà che l’essere umano incontra ci sono deterioramenti silenti, non riconosciuti come tali. La stima dell’OMS, per portare un dato significativo su una delle principali cause di disabilità come la demenza, secondo il rapporto divulgato nell’ambito della “Giornata Mondiale dell’Alzheimer del settembre 2022”, ci dice che oggi abbiamo almeno 55 milioni di persone nel mondo affette da tale disabilità, con un aumento previsto entro il 2030 fino a circa 68 milioni di persone. Portiamo questo esempio perché il cervello è l’organo che richiede più energia e sappiamo che i picchi glicemici ripetuti favoriscono la neuro infiammazione, che nel corso del tempo causa disfunzioni cognitive. (R. Pawa et al., “ Chronic Infiammation”, 2018,) Il miglioramento della memoria a breve e lungo termine attraverso un’alimentazione che regolamenta la glicemia pare essere un dato stabile. Altro risvolto importante è dato dal fatto che un cervello in cui circola molto glucosio è maggiormente esposto ad episodi depressivi, si abitua a trarre l’energia dagli zuccheri con conseguente sfasamento dei toni dell’umore. La risposta adrenalinica è fortemente influenzata dall’ormone della fame, la leptina, ogni giorno avvengono trentadue pulsazioni ritmiche tra loro, laddove l’ormone della fame è sbilanciato da un alto consumo di zuccheri interferisce con il circuito adrenalinico sfasando così i toni dell’umore; è piuttosto frequente notare che nel soggetto che lamenta uno stato depressivo il consumo di zuccheri è piuttosto alto (B. J. Richards, Mastering Leptin, Ed. Third). Queste riflessioni s’interrogano su una qualità di vita associata ad una vitalità maggiormente prolungata rispetto a quella odierna. La ricerca è in grado di offrire delle risposte in merito, ma il cambio di abitudini necessita una rieducazione che per essere metabolizzata richiede una comprensione dei meccanismi corpo-mente, considerando anche il fatto che ciò che viviamo nei termini di esperienze negative è un rumore epigenetico in grado di sovvertire equilibri profondi. La cura di se dovrebbe svincolarsi dalla necessità data dal disagio ed aprirsi ad una visione che persegue un’aspettativa di vita sana. In Italia, il dipartimento per le politiche della Famiglia, l’ha definito “processo di ottimizzazione delle opportunità di salute” (https://famiglia.governo.it) i cui benefici investono naturalmente anche la società nel suo insieme. Queste prospettive comportano una riflessione che investe più piani: intanto una rilettura delle problematiche in chiave di invecchiamento, poi la gestione delle risorse in cui le conoscenze integrate, e l’abilità di orientarle, risulteranno elementi cardine. L’infiammazione cronica contenuta attraverso la dieta sembra essere un dato molto importante per la vita futura. Il contesto comune predispone alla malattia perché consumare molti zuccheri, sopratutto nascosti, riflette aspetti legati alle abitudini psicofisiche delle persone: pasti veloci, molto tempo dedicato al lavoro, poca programmazione riguardo la cura di se, confusione tra attività fisica ed esercizio fisico (una certa mobilità giornaliera non apporta i medesimi vantaggi di un approccio che investe l’allenamento muscolare e muscolo scheletrico). Parimenti, le informazioni viaggiano veloci e sempre di più verremo informati su delle scoperte che coinvolgono direttamente il nostro futuro, alle quali bisognerà prestare attenzione costruendo una visione della salute più ampia, in cui le integrazioni dei diversi piani di lettura dei processi di funzionamento, e relativa integrazione, richiederanno uno sforzo di visione anche nel singolo. Una delle autorità mondiali nel campo della genetica, David Sinclair, si esprime così: “In verità, è un tempo in cui ridefiniremo ciò che significa essere umani, per cui non è solo l’inizio di una rivoluzione, ma l’inizio di un’evoluzione.” (D. Sinclair, “Longevitá”, Ed. Verduci, p. XXXI) La maggiore conoscenza comporta un salto di qualità nel modo di approcciare se stessi che permetta di continuare a pensare la vita in modo pieno per un tempo più lungo.
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