“Il corpo conserva le tracce se la memoria del trauma è codificata nelle emozioni sconvolgenti e di crepacuore, nei disturbi autoimmuni e nei problemi muscolo-scheletrici, e se la comunicazione viscere/cervello/mente è la via maestra per la regolazione emotiva, ciò richiede un radicale mutamento nel nostro modo di concepire la terapia.” (B. Van del Kolk “Il corpo accusa il colpo) Nell’intraprendere un percorso di narrazione corporea è importante approfondire il concetto di postura intesa come posizionamento del nostro corpo nello spazio che occupa quotidianamente. Attraverso il movimento consapevole si pone l’attenzione sulle modalità proprie delle attività muscolari che condizionano la posizione del corpo nello spazio. Di conseguenza, quando i rapporti tra le varie parti del corpo sono scorrette, si producono tensioni, compressioni, blocchi. Queste condizioni sfavorevoli portano disagi alla colonna, al collo e alle spalle per citare i più frequenti. Le cause possono risultare:
Portare l’attenzione sulla PERCEZIONE DEL CORPO in rapporto ai blocchi muscolo-scheletrici aiuta a riconoscere quali possono essere le cause del dolore, come prevenirlo e imparare ad utilizzare il movimento come terapia. Il focus principale è sulla presa di coscienza dell’atto respiratorio e sulla relazione tra diaframma e muscoli del busto. I gesti armonici e misurati propri della ginnastica antalgica uniti ad un ascolto di come il corpo si pone in rapporto al movimento sostiene un percorso di liberazione dai blocchi. Gli stimoli sensoriali che regolano la nostra stabilità dipendono da vari fattori: neuromuscolari, biomeccanici, ma anche emotivi e relazionali. Vista così l’attività fisica è il risultato di un sistema di percezioni che va orientato a riconoscere i blocchi del corpo, che si evidenziano nella relazione con lo strumento adottato, ai fini dell’esercizio fisico. Portare l’attenzione sui fattori che limitano lo sblocco percettivo insegna ad individuare la strada per un riequilibrio evolutivo in grado di favorire un allentamento delle tensioni nell’organismo corpo-mente. Inoltre è opportuno sottolineare il fatto che in una dimensione sociale nella quale dominano l’urgenza, la velocità e la concorrenza risulta necessario rigenerarsi dì continuo. Perciò è importante lavorare per una propria autonomia che benefici dì una costruzione di se stessi, per la quale è dì grande sostegno avere una base alla quale rifarsi in modo efficace per indirizzare la propria identità. Un radicamento nel corpo-mente orienta maggiormente e consente dì avere forme dì riconoscimento nel quotidiano più appaganti. In un ambito sociale, dove prevale la separazione e ciascuno cerca dì far valere la propria particolarità, un’abitudine a rendere funzionale l’ingranaggio corpo-mente consente un incontro diverso con se stessi e con gli altri. Un bel traguardo in uno scenario fatto di relazioni in cui si comunica spessissimo ma ci s’incontra raramente e dove il comune denominatore è il perenne movimento. Invertire la curva di tendenza implica una nuova costruzione dì se così da poter gestire secondo una più giusta distanza l’obbligo a divenire ‘oggetto sociale’. La conduzione di un corpo che si apre allo spazio attorno, attraverso un orientamento interiore, consente dì riprendersi una presenza che risultava essere caricata di troppi pesi e prevenire il rischio di burn out, il segnale di abbandono da parte dell’individuo del proprio corpo, che può però trasformarsi anche in una condizione duratura quando rappresenta l’unico modo per tenere lontano ciò che crea saturazione.
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