Il Parto di Medusa che dalla testa partorisce le tre figure mitiche: Anfesibena (il serpente a due teste), Crisaore (il gigante con la spada d’oro) e Pegaso (il cavallo alato) ci guida verso alcune acquisizioni svelandoci meccanismi profondi della psiche e loro articolazioni. Quali considerazioni rimangono da fare? Una piccola carrellata dei temi sarà utile per un maggiore immagine d’insieme. Siamo partiti da un concetto di base: la rottura dell’equilibrio tra Pensiero Logico e Pensiero Simbolico nel secolo scorso, ha dato il via ad una serie di problematiche che si sono strutturate in seno alla società con profondi riflessi sulle nostre vite. Il progressivo svilirsi del nostro sentire ha reso anche la razionalità più ristretta, maggiormente orientata al raggiungimento di obiettivi materiali. Da ciò ne consegue una profonda inquietudine perché non ci fidiamo di ciò che proviamo, ci sembra banale e tendiamo ad essere piuttosto insicuri riguardo a ciò che vogliamo e a ciò per cui vale la pena lottare nella nostra esistenza. Le immagini interiori risultano indebolite, private di quella forza dell’istinto che guida verso il mettere in atto i nostri desideri. Ma come rendere attuabili le proprie aspirazioni in un mondo avanzato la cui complessità rischia di divenire la nostra prigione? Viene da pensare che dietro questa difficoltà a stare in un nuovo equilibrio, proprio il tema della polarità è quello che si cerca di lasciare indietro, cercare sempre nuove strade al fine di aggirarla, il mito dell’uomo postmoderno coincide con una visione univoca, orientata massicciamente in un unica direzione quella del benessere. Ricordo a tal proposito cosa diceva Stephen Hawking lo scopritore della teoria sulla nascita dell’Universo del Big Bang, laddove trovassimo nell’Universo altre forme di vita, probabilmente sarebbero molto più ostili verso di noi di quello che pensiamo, la bella favola di E.T. che ha commosso milioni di persone non rispecchia la realtà. Il rifiuto della dualità come motore che regge il mondo ci porta a desiderare di emigrare nello spazio dove probabilmente troveremo ulteriori dualità perché questo è il senso dell’Universo. “La notevole capacità moderna di differenziazione e discernimento tanto accuratamente forgiata dev’essere mantenuta, ma ora per noi la sfida è sviluppare e sussumere tale disciplina in una partecipazione intellettuale e spirituale più onnicomprensiva e magnanima. […] Sopratutto dobbiamo risvegliarci-superandola-alla grande proiezione antropocentrica occulta che ha di fatto definito il pensiero moderno: la pervasiva proiezione della mancanza di anima sul cosmo da parte della volontà di potere del Sé moderno.” (R. Tarnas, “Cosmo e Psiche”) Tarnas vuole dirci che dietro il senso della realtà pratica così tanto sbandierata, esiste una grande rimosso generato da un bisogno di potere dell’uomo come essere razionale sul tutto che nasconde il rifiuto di parti di noi, come pure la necessità di un equilibrio su altre basi. Ripercorrere le strade del Mito in chiave moderna, può sostenere una visione del mondo più adeguata a trovare risposte che indichino strade realmente percorribili per il nostro bisogno di trasformazione. Le riflessioni raccolte attorno al tema, “Medusa Simbolo e Trasformazione “ rappresentano una rilettura del racconto mitico da varie angolazioni, un punto di partenza verso temi legati al disagio contemporaneo. L’immagine di fondo che domina la storia di Perseo e Medusa, è quella del viaggio dell’eroe, un modello basilare di riferimento del pensiero con elementi affettivi inclusi, che sottolinea come il funzionamento della psiche sia ricalcato su criteri assimilati che vengono esplicitati da ognuno in modo individualizzato nel percorso di vita. Tale modello di movimento psichico verso l’esterno, implica delle fasi precise: partenza, ostacolo, sviluppo di un auto sostegno, ripartenza e conclusione. Nel vissuto odierno, la fase del confronto con l’ostacolo, come pure lo sviluppo di un auto sostegno sono divenute particolarmente gravose, la tendenza è quella di cercare altro per evitare tale tipo di frustrazione. Questo momento interiore richiede il fare appello alle proprie capacità intuitive come pure ad una necessità di tipo spirituale che va convogliata e che spesso richiede un tempo di ascolto al fine di mettere in campo nuovi modi di porsi. Come ebbe a dire Jung: “Non abbiamo ancora capito che la scoperta dell’inconscio comporta un enorme compito spirituale,che deve essere assolto se vogliamo conservare la nostra civiltà.” (C. G. Jung, “Lettere”,Vol.I) Imparare a vivere la polarità è la strada che permette una integrazione molto più vicina alla complessità nella quale siamo immersi perché ci riconnette ad una visione duale di tutto ciò con il quale entriamo in contatto e addirittura sul quale poggiamo ma, cos’è questo caos dal quale siamo nati? Come potrebbe non avere un ordine? Quest’ordine se apparentemente è disarmonico sembra molto più poggiare su una “disarmonia prestabilita” (G. Roscioni, “Studio su Gadda”). Vivere nell’equilibrio di un sottile contrasto implica rileggere le nostre immagini interiori nella chiave di una polarità declinata, sapere che ogni stato d’animo in rapporto a persone o situazioni, implica delle sfumature che richiedono di essere accordate. Il mitico serpente a due teste sorregge bene tale necessità ricordandoci che muoversi lungo la gestione dei propri contrasti è nella natura delle cose. Il richiamo agli aspetti distruttivi nobilitati così ben descritti dal Gigante con la spada d’oro, ci aiuta a sentirci maggiormente adeguati riguardo i nostri sentimenti di aggressività, viviamo tutti la difficoltà a rendere le nostre rabbie e i nostri istinti distruttori presenti nelle nostre vite, poterli riorganizzare apre le porte ad una capacità di gestione di se stessi raffinata e produttiva. Ci porta a comprendere la nostra interiorità alla luce di traumi profondi, ci illumina sul peso dei traumi altrui sulle nostre vite e infine, ci fornisce la chiave per riarmonizzare gli squilibri. Così assaporiamo il librarsi in volo di Pegaso portando il peso della nostra materialità carnale verso le vie raffinate della conoscenza spirituale, ogni dubbio è ora possibile, ogni dubbio può essere attraversato, come in un gioco di matrioske ogni volta che si pensa non ci siano soluzioni all’orizzonte, spunta qualcosa di nuovo ad affascinare e sorreggere le nostre menti. “ […] rinchiuso male le tue due metà e mentre quel polso disegnato si aggancia dissonante al fiore sul ventre, l’altra metà del fiore lambisce la schiena, con quei colori antichi e sbavati. È bastato poco, sai, la gente si scompone facilmente e la lasciamo così, su una mensola per anni. Allenerò le mani su una matrioska per farti tornare com’eri, in rammendata armonia di pace.” (M. Candia, “Una matrioska”) Perseo e Medusa sono pronti per una nuova avventura, riaprire le loro porte affinché noi possiamo toccarli ancora. In greco c’è una frase ben augurante che cattura lo spirito: ‘να πας το καλος’
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