“Il corpo resta l’ancora, la sola in grado di fissare il soggetto a una certezza, naturalmente ancora provvisoria ma attraverso la quale può riunirsi ad una sensibilità comune, incontrare gli altri, partecipare al flusso dei segni e sentirsi in contatto con una società in cui regna l’incertezza.” (D. Le Breton) Spesso facciamo l’errore di vedere l’attività fisica come qualcosa a cui ricorrere per dimagrire o puramente per fattori estetici. Questa visione porta ad estenuanti ed interminabili allenamenti di corsa, o ginnastica aerobica in palestra, con conseguenti effetti controproducenti. Il quotidiano è innanzitutto uno spazio in cui poter allargare la propria visione poiché, attraverso azioni abituali e ripetute meccanicamente, il corpo sperimenta una certa autocensura. Una forma di allontanamento da se, che provoca un abbassamento della percezione di se stessi come conseguenza di situazioni divenute familiari. Lo spessore e le capacità di evoluzione del nostro corpo vengono così messe in ombra. Il binomio sport/alimentazione rappresenta senza dubbio un legame significativo per lo stato di salute e il benessere mentale, purché non porti ad aggiungere stress. L’elemento risolutivo sta nell’allenarsi ad una fluidità che consenta al corpo di scivolare da un compito all’altro. È risaputo che il tono muscolare va sviluppato e mantenuto: le strutture tendinee e le articolazioni vanno conservate sane, mobili e rinforzate. Tutto questo per una maggiore efficienza che serve a sostenere una migliore qualità di vita, soprattutto in previsione dei problemi legati all’età che avanza come osteoporosi, sarcopenia (riduzione della massa magra per invecchiamento e sedentarietà), menopausa/andropausa, sono problematiche che richiedono prima o poi un confronto dal quale non è possibile sottrarsi. Contemporaneamente la consuetudine ad abitare il corpo costringe la psiche ad un ascolto che, via via, consente un riorientamento di se stessi in rapporto al proprio presente. È incredibile come la massificazione dell’immagine possa coincidere con un estraniamento dalla propria realtà personale e creare un contrasto, anche significativo, tra ciò che si ritiene di essere e ciò che effettivamente si è. Poter dialogare tra questi aspetti, con consuetudini mirate, consente un lavoro prezioso e reale sui parametri di longevità: una sfida che sarà sempre più importante affrontare nei prossimi anni. È assolutamente consigliato approcciarsi ad un corretto stile di vita, ed esercizio fisico, cosi da poter agire sulla componente muscolare, oltre che cardiopolmonare, per avere una maggiore capacità di gestione della struttura psicofisica, tutto questo però va sostenuto da una riflessione interna su come muovere le posture e quanto si sia in grado di operare una forma di autocontrollo in rapporto al movimento. Infatti, non è raro osservare nell’attività fisica corpi sbilanciati, che tendono a perdere la propria centralità durante il movimento. Una buona metodologia quotidiana di allenamento consiste in: moduli di breve durata (cosi da poter essere inserita nella propria routine quotidiana), sotto forma di circuito (per abbattere la noia), di alta intensità per lo sviluppo della forza fisica (ma nel rispetto della sicurezza e del proprio livello di allenamento ), una valida routine che induca anche miglioramenti cardiorespiratori e contrasti gli effetti degli stati infiammatori, vero problema di fondo in rapporto ai parametri di longevità. Sono gli individui meno “infiammati” a durare più a lungo e l’infiammazione non è da intendersi solo come muscolo scheletrica, bensì come una alterazione prodotta da alcune centraline di funzionamento che si sviluppa in maniera silente e profonda, investendo le cellule, il sistema immunitario, gli ormoni, e via via apparati più complessi, finché non esplode in una patologia conclamata. La prospettiva di queste riflessioni è quella di porre una chiave di lettura e ascolto nella gestione di se per favorire una serie di rituali che hanno il compito, non solo di creare allenamento come comunemente inteso, quanto piuttosto di agire su una funzione di regolamentazione nella relazione con il corpo. Questo cambio corpo-mente è divenuto sempre più impreciso a causa dei valori cardine della modernità, che se da una parte esaltano il corpo nell’immaginario collettivo, dall’altra lo costringono a ritirarsi e nascondersi così da favorire lo smarrimento e l’indebolimento delle proprie reali possibilità. Una pratica che sostiene i principi sui quali oggi la scienza basa una durata della vita in buona salute deve in primis guardare ad un dialogo corpo-mente, deve cioè consentire che l’aspetto di questa relazione primaria non venga aggirato, e che le funzioni corporee nella vita quotidiana possano rappresentare un elemento sul quale poggiare la propria fiducia in se stessi e nel mondo. Come sostiene uno dei più rivoluzionari scienziati in fatto di longevità, David Sinclair, genetista presso la Harvard School: “[…] per gran parte della storia umana, abbiamo semplicemente visto l’avanzare dell’età come il succedersi delle stagioni; […] in tempi più recenti abbiamo creduto che l’invecchiamento fosse inesorabile, ma che potessimo riuscire a curare alcune delle malattie che lo rendono un processo meno allettante. Più tardi ancora, abbiamo avuto la convinzione che potessimo essere in grado di aggredire ognuna delle sue caratteristiche distintive e che forse potessimo trattare alcuni sintomi per volta. […] una volta capito che ci sono dei regolatori universali dell’invecchiamento in ogni essere vivente, e una volta capito che quei regolatori possono essere modificati […]c on un paio d’ore di intenso esercizio fisico o con qualche pasto in meno […] l’invecchiamento sarà molto più facile da combattere.” Una pratica terapeutica corpo-mente consente di accedere ad una visione di se stessi molto più ampia. La quale, ponendo le giuste distanze da un approccio prestazionale, consente di riconoscere “chi siamo oggi” e “dove stiamo andando”, così da ribilanciare la curva discendente, è qualcosa di più dello stare bene: è un tributo alla vita ed alle straordinarie possibilità di disvelamento di un processo evolutivo.
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