Per una visione della cura attenta alla persona più che al sintomo Intervenire alle radici di un problema di salute, dove le condizioni lo permettano, e non sui soli sintomi, è ciò che si propone la Medicina Funzionale, la quale si concretizza in un approccio che considera l’uomo nella sua complessità e unicità, come avveniva nelle scuole mediche classiche: cinese, araba e greca. L’approccio risulta focalizzato sull’essere umano, sulla sua persona, che và preservata nel suo stato di salute cercando di mantenere un equilibrio dinamico. In questa ottica le malattie vengono considerate una perturbazione di questo stato e, pertanto, qualsiasi intervento terapeutico viene finalizzato a riacquisire quell’equilibrio. Oggi la medicina tende ad avere un farmaco per ogni sintomo, ma quasi nessun farmaco per curare la causa che lo determina. È come se curassimo i soli frutti di un albero, senza considerare le radici della pianta, il terreno su cui cresce e l’ambiente che lo circonda. L’essere umano va preservato in uno stato di equilibrio e quindi anche la terapia deve essere personalizzata secondo le specifiche costituzioni, ma soprattutto deve essere in grado di riequilibrare l’organismo nel suo insieme, correggendo gli stili di vita che hanno determinato l’insorgere della malattia e la sua cronicizzazione. Viviamo più a lungo ma paghiamo la sofferenza di un aumento di malattie croniche. Non si muore velocemente di malattie infettive, che sono state la causa maggiore di mortalità fino agli albori del ventesimo secolo, ma si muore lentamente di malattie infiammatorie croniche, incluse malattie autoimmunitarie, neurodegenerative, tumorali e altre, che hanno un impatto fortemente negativo sulla nostra qualità di vita. Si vive più a lungo da malati! Questa è anche la conseguenza di un approccio limitato della medicina moderna, basata su evidenza clinica, sulla valutazione dell’organo singolo e delle sue funzioni, e non sulle correlazioni esistenti tra l’organo malato e ogni altro organo, e di come questi si influenzino tra loro, agendo quindi sulla salute generale del corpo nella sua complessità e interezza. La medicina moderna, così com'è concepita oggi, è troppo spesso focalizzata sul sintomo e non sull’organismo come unità funzionale estremamente influenzata dalla sua interazione con l’ambiente circostante, fisico e psichico, e dallo stile di vita della persona. Queste deficienze hanno spinto verso la nascita della Medicina Funzionale nella quale, come succedeva agli albori dell’arte medica, si è tornati a concentrarsi sul paziente e non sulla malattia, ma con un approccio più sistematico, comprensivo e scientifico.
L’obesità, le malattie cardiovascolari, il diabete, la malattia di alzheimer, sono in continuo aumento. com'è vero che la medicina convenzionale ha ottenuto grandi successi nell’ambito della medicina d’urgenza, è altrettanto vero che non ha raggiunto gli stessi traguardi per quanto riguarda la cura delle malattie cronico-degenerative. La questione ha una certa rilevanza anche da un punto di vista economico, di grandi interessi materiali e di profitto, che non hanno nulla a che vedere con il benessere della persona. Complessivamente l’industria del malato costa alla collettività circa 112 miliardi di euro all’anno, che vengono spartiti tra le industrie farmaceutiche e le strutture sanitarie. un giro di affari che gravita intorno a un sistema che vive sulle spalle del malato e che si propone, in modo speculativo, solo di tamponare i sintomi ma non di curarne le cause. Tuttavia ci sono sempre sempre più pazienti che cercano di comprendere il perché dei loro problemi e medici che non si accontentano più di utilizzare solamente un farmaco per curare malattie croniche che hanno alla base cause su cui è possibile agire. Un compito della medicina del ventunesimo secolo dovrà essere quello di capire i meccanismi alla base dei sintomi delle malattie, piuttosto che catalogarli all’interno del nome di una malattia. La medicina funzionale è un approccio dinamico e multiplo finalizzato non solo al trattamento, ma ancora di più alla prevenzione delle malattie croniche di tipo degenerativo, con l’intento di migliorare il metabolismo e la biochimica dell’individuo come metodo primario per migliorare la sua salute. Le malattie croniche di tipo degenerativo sono quasi sempre precedute da un lungo periodo di alterata funzionalità di uno o più sistemi d’organo. Queste disfunzioni sono il risultato di una vita di interazioni tra il nostro stile di vita, l’ambiente e le nostre predisposizioni genetiche, psichiche e fisiche, ma senza dubbio il fattore più importante, che è tra l’altro quello sul quale possiamo intervenire, è lo stile di vita. Lo stile di vita, per altro, non ha a che fare solo con suggerimenti e dinamiche proposte in modo meccanico, ma spesso impone un cambiamento interiore, una trasformazione dell'individuo, che possa vincere le proprie resistenze e crearsi, appunto, un nuovo stile di vita che gli permetta di collocarsi in modo diverso rispetto il proprio contesto psichico, ambientale e relazionale. Spesso nella psicoterapia come nella medicina tradizionale si cerca una diagnosi e cura specifica e specialistica per una fase acuta di malessere o malattia. Alla radice, esiste di frequente una diseducazione emotiva, simile agli squilibri fisiologici. La visione Corpo-Mente può beneficiare di molte delle scoperte messe in campo dalla ricerca medica: considerare come lo stile di vita sia un riflesso di una parcellizzazione dei saperi che porta a visioni rigide e altamente incomplete sul proprio stato reale di salute, aiuta fortemente a pensarsi nei termini di un unità funzionale. Tale unità, al fine di sprigionare le proprie capacità autoriparative, necessita di nuove acquisizioni che portino l’individuo a comprendere le correlazioni importanti del proprio funzionamento. Stress ed emozioni negative peggiorano le condizioni di chi vive con una malattia e contribuiscono ad alimentare fattori di rischio psico-fisico, così come le condizioni di salute influenzano la psiche. Un circolo vizioso che non si spezza solo con i farmaci. Tutto ciò per consolidare una modalità clinica, funzionale ed olistica anche in campo psicologico, una visione ampia e approfondita che è già specifica dello Studio di Psicologia Pancallo dove, la Medicina Antiaging, la Medicina Funzionale Metabolica, la Nutrigenetica e la Nutrigenomica, la Medicina Termale, sono "strumenti" utilizzati in un dialogo continuo con i vari fattori di alterazione, ponendo al centro la visione epigenetica come motore produttivo di risorsa al cambiamento. Ritornando alla nostra recensione, la Medicina Funzionale è la medicina del “why”, del perché, che si ottiene solo analizzando la storia del paziente e della malattia, analizzando l’insieme dei sintomi e l’insieme degli esami: ciò che precede, che accompagna e che scatena la malattia o il disturbo. La Medicina Funzionale ha rappresentato per me la scoperta di una metodologia con la quale già in realtà condividevo la visione riguardante l’approccio al paziente. Da sempre, grazie anche alle mie esperienze in campo sportivo, ho ritenuto che ogni intervento dovesse essere personalizzato, tenendo conto delle individualità biochimiche e genetiche oltre che delle influenze epigenetiche sul soggetto. Ho sempre pensato che più che avere delle risposte fosse importante porsi delle domande e la medicina funzionale è la medicina del ‘perché': non ti do un farmaco in risposta al tuo sintomo per sopprimerlo ma prima mi chiedo qual è la causa del sintomo e di conseguenza cerco di eliminarla. La medicina convenzionale ormai si avvale prevalentemente di una diagnosi basata sugli esami ematochimici e quelli strumentali, agendo normalmente su segni e sintomi, per cui è richiesto un intervento specialistico in relazione alla diagnosi e, come abbiamo detto, è incentrata più su quale farmaco prendere piuttosto che sul come cambiare i nostri comportamenti, per esempio mangia come vuoi e prendi le statine oppure, mangia i carboidrati che vuoi e regola la dose di insulina. Proprio la modernità, l'industrializzazione, la società tecnologica, i ritmi imposti dal sistema evidenziano un altro importante aspetto che riguarda gli stili di vita: la gestione dello "stress". un tempo l’uomo cacciatore-raccoglitore, ma tutto sommato anche l’agricoltore e l’allevatore, seguivano ritmi scanditi dalla natura, rispettando i ritmi circadiani indotti dalla luce e dal buio, praticando uno stile di vita fondamentalmente sereno, che solo occasionalmente veniva alterato da situazioni di emergenza per le quali il sistema di risposta del corpo, ad un determinato evento stressante, era perfettamente adeguato. Oggi i continui sovra-stimoli, sia di tipo psichico e ambientale, sia alimentare, sono subdoli ma assolutamente costanti e debilitanti. Essi richiederebbero una risposta da parte del nostro organismo diversa da quella che era sufficiente per i nostri antenati, ma il nostro sistema, invece, viene comunque attivato e crea una condizione di iper produzione cronica di ormoni, come il cortisolo, che però diventano dannosi per il nostro organismo quando risiedono in esso per lunghi periodi. Allora, come gestiamo i nostri livelli di stress o la nostra condizione psichica? Possono essere solo i farmaci che ci aiutano in tal senso? La Medicina Funzionale, non si propone di parlare solo di una specifica malattia, ma di un sistema che porta alla malattia, è un faro importante da seguire. Tuttavia è importante sottolineare che, anche se la Medicina Funzionale concentra il suo fare terapeutico più che sull’uso di farmaci sul riequilibrio dello stile di vita, soprattutto dell’alimentazione, non si contrappone alla Medicina Moderna come alternativa ma propone una integrazione e una complementarietà con essa. Un approccio alla salute di questo genere, che possiamo definire olistico, richiede l’intervento di più competenze e di più figure professionali. Se è vero che c’è stato un periodo in cui la Medicina d’Organo ha dato la priorità allo specialista dando un’accezione negativa al termine tuttologo, oggi nel campo della medicina bisogna rivalutare questo concetto nel senso che un medico deve avere delle conoscenze molto più ampie rispetto alla sua specifica area di competenza, e una predisposizione ad avvalersi di altre figure professionali quali dietisti, biologi, psicologi, osteopati, chiropratici, personal trainer, laureati in scienze motorie, farmacisti e altri, che a loro volta abbiano la stessa visione globale e la stessa professionalità per potersi relazionare, parlando la stessa lingua, che è quella della Medicina Funzionale. Stessa cosa potrebbe valere per lo psicoterapeuta che necessita di un affiancamento nel proprio lavoro. La scoperta che i geni si modificano attraverso lo stile di vita è così importante da imprimere nuovo impulso a tutte quelle aree d’intervento deputate alla cura. Inoltre, considerare che le infiammazioni silenti, principali responsabili di base dell’insorgere di malattie croniche ed invalidanti, non danneggiano solo i tessuti, i muscoli, l’intestino o altro, ma stanno alla base di moltissimi disturbi ansioso-depressivi, porta a comprendere come sia più che mai necessario il confronto tra saperi. La verità è che non siamo solo il risultato di reazioni dirette, ma di una miriade di reazioni complesse che vanno inquadrate in un ottica più ampia. L’esperto che incrementa la sua visione può così divenire una guida per il paziente, lo porta ad apprendere su se stesso così da insegnargli a modulare meglio il proprio equilibrio. In ogni caso la cura in sé dovrebbe avere come fine per il soggetto il recupero di un rapporto con la realtà. Considerando che operiamo in un mondo che tende ad eludere le verità più complesse ecco che strumenti che aprano a tale visione possono risultare enormemente preziosi. In quest’ottica, un libro come la “Guida alla Medicina Funzionale – la medicina del domani”, che raccoglie l’esperienza di 27 professionisti italiani di Medicina Funzionale, e affronta in modo specifico ogni aspetto relativo la salute, le malattia e i disturbi, è uno strumento importante ed utile tanto per i professionisti, quanto per le persone, al fine di creare consapevolezza e atteggiamento corretto nell’affrontare le questioni del benessere psico-fisico e della qualità di vita che la modernità ci impone, uno strumento pratico che propone prassi specifiche e modalità di comportamento. La “Guida alla Medicina Funzionale” può assistere il lettore ad apprezzare quale sarà il futuro della professione medica realizzando che qualsiasi malattia è una destinazione finale che può essere raggiunta in modo diverso da diversi pazienti. Nel futuro ci si focalizzerà sempre di più sulla Medicina Personalizzata e, ancora più importante, su quella preventiva, la modulazione dei saperi dunque appare non più come una visione sulla quale ragionare, ma una realtà da modellare per il futuro attraverso un dialogo di cui la Medicina Funzionale può farsi portavoce credibile. Letture correlate:
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