Può sembrare una argomentazione scontata parlare di movimento in merito ad un percorso che propone un’attività corporea, in realtà una visione più approfondita del muoversi rappresenta una riflessione molto utile ai fini di un dialogo corpo-mente. Partiamo da un concetto iniziale: il corpo nel momento in cui si muove lo fa sempre in rapporto a qualcosa, e questo qualcosa è da intendersi come qualcosa di esterno e d’interno. Infatti un movimento è appreso nel momento in cui il corpo riesce ad assimilarlo al suo mondo. Per far sì che tale movimento possa integrarsi a ciò che già c’è è necessario che questo corpo possa sperimentare la capacità di essere presente all’introduzione di nuovi elementi. Questo dato non è scontato poiché nel movimento il corpo segue uno schema che ha già appreso e può risultargli tutt’altro che immediato integrarsi in modo nuovo. Come per il corpo ci sono modi diversi di esprimersi nello spazio, anche la coscienza sperimenta differenti modalità nell’essere se stessa. “[...] il soggetto normale ha il suo corpo non solo come sistema dì posizioni attuali, ma anche [...] come sistema aperto di un’infinità dì posizioni equivalenti in altri orientamenti.” (M.Merleau- Ponty,”Fenomenologia della Percezione”) La narrazione corporea pone in primo piano un allenamento costruito in modo che il corpo possa risultare un elemento in continuo rapporto con la mente. Questo concetto ci porta a guardare al movimento come un’esperienza che permette una riorganizzazione di come porto il corpo nel mondo, e dì come una ricostituzione del movimento cambia il modo dì abitare la corporeità. Nel movimento facciamo esperienza di uno spazio espressivo in cui lasciarsi toccare per integrare diversamente il nostro abituale modo di percepirci, lavorare in questa direzione consente piccole trasformazioni del corpo indipendentemente dall’età. Questo aspetto è di grande importanza poiché molto spesso la tendenza a vedere l’allenamento in modi ripetitivi porta il corpo a stabilizzarsi nelle proprie posture e quindi a non poterlo trasformare. Nel corso degli anni la sedimentazione degli strati posturali determina un peggioramento della qualità di vita. Un allenamento del corpo è importante possa esplorare il concetto di movimento partendo da un ABC per prendere coscienza di come ogni posizione che assumiamo si origina da un “alfabeto” di azioni fondamentali che vanno a comporre le abilità secondo uno schema motorio di base. Se il movimento è eseguito in modo corretto, ed esercitato, si permette al corpo di svolgere le primordiali azioni richieste della vita reale: mantenere un equilibrio o una postura, camminare- correre-saltare, alzarsi o sedersi, prendere o lanciare. Il tutto implica la capacità di esprimere movimenti coordinati dotati della giusta fluidità. Inoltre nell’ allenamento si lavora per riportare il corpo ad una naturalità del movimento che spesso non è più del corpo; i blocchi corporei si sedimentano nel corso degli anni per cui la fisicità appare diversa dal concetto dell’uomo vitruviano dove invece il piano in verticale ed in orizzontale presentano una simmetria. In questa visione risultano centrali tre fasi:
Questo particolare tipo di stretching consente di cogliere la facilità maggiore o minore nell’attraversare posture diverse e rappresenta uno dei punti fondamentali della narrazione corporea: muoversi consapevolmente per ciò di cui l’asse corpo-mente ha necessità di sperimentare così da vivere l’evoluzione nell’insieme di entrambi. Grazie al fatto che il corpo rappresenta un contenitore attraverso il quale fluisce l’esperienza, è il centro di un’azione individuale e collettiva, dunque un indicatore cruciale per una migliore comprensione del presente che si riorienta attraverso una rinnovata capacità di abitarsi. Testo a cura di Dr. Anna Pancallo e Simone Diotallevi
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