"Non esiste una legge biologica che dice che dobbiamo invecchiare... ci vuole un pensiero radicale anche solo per iniziare ad avvicinarsi a ciò che questo significherà per la nostra specie”. (David A. Sinclair) Il Prof. Sinclair, genetista ad Harvard (vedi recensione libro sulla Longevità), è uno dei ricercatori più autorevoli sui processi di invecchiamento e sul loro riflesso rispetto alla salute psicofisica. La moderna ricerca infatti ci dice molto sui circuiti di collegamento che, attraverso il funzionamento complessivo dell’essere umano, determinano un migliore o peggiore stato di salute. Secondo queste indagini esiste una malattia di cui nessuno parla che si chiama invecchiamento, di cui la ricerca si occupa, meno i circuiti deputati alla cura. Questo processo, silente ed inesorabile, cattura lentamente le nostre vite e influisce sulle caratteristiche delle relazioni, costringendoci a ridefinire la qualità delle nostre prospettive come dei nostri orizzonti di vita. Perché accade? Le informazioni sono memorizzate nel nostro corpo: dati digitali (il genoma come sequenze di numeri prodotte dal computer) contro dati analogici (l'epigenoma come segnale continuativo dato dall’ambiente). Questa analogia funziona come una staffetta, le informazioni digitali si degradano nel tempo e, allo stesso modo, i cambiamenti nell'epigenoma (dati analogici) sono ciò che causa l'invecchiamento. Gli studi in materia di invecchiamento hanno individuato delle molecole legate alla longevità: Sirtuine, mTOR e AMPK, enzimi attivati dallo stress biologico. Le sirtuine sono presenti in tutte le specie e fanno parte di un circuito di sopravvivenza. Nei mammiferi, hanno un ruolo importante in molti processi, tra cui la divisione cellulare, la riparazione del DNA e il metabolismo del glucosio. L’mTor regola la motilità e sopravvivenza delle cellule, l’AMPK ha un ruolo chiave nell’omeostasi cellulare. Di grande importanza nei sistemi biologici è l’ormesi, risposta adattiva in grado di ristabilire condizioni di equilibrio adottata da molte specie che, negli esseri umani, può essere raggiunta attraverso alcuni tipi di esercizio fisico, il digiuno intermittente, l’assunzione di alcune molecole. Secondo molti studi, alcuni composti hanno un effetto benefico sull'invecchiamento: la rapamicina, la metformina, il resveratrolo e la nicotinamide mononucleotide (NMN, un precursore di NAD). Tali sostanze vanno assunte in modo adeguato al funzionamento del soggetto, e sono in grado di favorire un equilibrio psicofisico più ottimale. Questo modo di guardare al progressivo deterioramento del corpo, attraverso l’esplorazione di alcuni dati, unito allo studio delle interferenze dell’ambiente, ha infatti permesso al Prof. Sinclair nel suo libro “Il codice della longevità sana“ del 2019, di affermare con una certa sicurezza, che un virus simile all'influenza sarebbe mutato e avrebbe ucciso oltre il 50% della popolazione che ne sarebbe stata contagiata, e che questo sarebbe accaduto come toccando una maniglia della porta. Questa affermazione non fu una premonizione fatalista, piuttosto un avvertimento su ciò che doveva ancora venire quando il libro venne scritto, e che abbiamo riscontrato nella nostra recente esperienza di vita con la pandemia da Sars Cov 19. Il consumo e lo spreco infatti, tanto delle risorse del pianeta, quanto di noi stessi a causa dello stress, risultano essere oggi i principali fattori di disagio che espongono la collettività a problematiche apparentemente imprevedibili, frutto invece di un deterioramento reciproco di genoma ed epigenoma. Un’altro esperto in materia di longevità, il Prof. Camillo Ricordi, insiste sull’avere “un buon motore” e questo implica sapere che, dietro alla difficoltà di mirare l’attività fisica in rapporto ai problemi presenti in un individuo, non c’è solo un generico senso di svogliatezza, ma ad un un livello più profondo, l’invecchiamento. Questo processo porta diversi parametri di funzionamento a risultare poco equilibrati, portati a produrre in modo silente poca volontà, scarsa energia, ridotta motivazione. Aspetti che inducono ad una sorta di inconscia presa di distanza dalle proprie fragilità. Il primo passo per affrontare una difficoltà è porre la psiche su un piano di verità, non a caso Jung parlava del “Processo di Individuazione” come elemento fondamentale per evolvere, prodotto dalla lenta emersione delle fragilità individuali che hanno bisogno di trovare nuovo riconoscimento. L’abitudine a tenere fuori da un ascolto interiore le parti in difficoltà si riversa inevitabilmente sul corpo, il quale diviene un’entità che cammina per conto proprio. Ciò accade perché il “corpo in essere” diviene l’unico spazio possibile ed accettabile per il soggetto, mentre il “corpo percepito” risente di una ridotta capacità percettiva da parte del soggetto che lo porta a muoversi in modo poco regolamentato. Intervenire su questa distanza tra “corpo in essere” e “corpo percepito”, apre la strada a cambiamenti strutturali sorprendenti. È importante sottolineare che un esercizio fisico mirato è anche una stimolazione su un processo più complesso in termini di invecchiamento: “È noto che il muscolo scheletrico è un tessuto attivo che agisce come un organo endocrino e gioca un ruolo fondamentale nel metabolismo dei lipidi e del glucosio. I ruoli delle SIRT (il termine SIRT sta per sirtuine, riconosciute come molecole della longevità, presenti fino ai 35 anni, quasi nulle sui 60, ma che possono essere attivate dall’esercizio fisico e dallo stile di vita) sono stati ampiamente studiati nei vari aspetti del muscolo scheletrico come il metabolismo lipidico, l’assorbimento del glucosio e la sensibilità all’azione dell’insulina. Gli effetti più importanti dell’attivazione delle SIRT indotta dall’esercizio possono essere considerati la riduzione dello stress ossidativo e, più in generale, un aumento della salute mitocondriale.” (C. Ricordi, “Il codice della longevità sana”) Queste affermazioni aprono ad una visione che mette in relazione il sistema muscolo scheletrico con altri sistemi e ci fa comprendere come il lavoro di dettaglio, sui vari aspetti del corpo, risulti necessario per orientare o riequilibrare un modello di funzionamento in cui l’educazione alla complessità gioca un ruolo fondamentale. Ricordiamo sempre che la misura benefica di un lavoro su se stessi è data dalla capacità di confrontare le proprie convinzioni nella relazione con la realtà e attraverso gli stimoli importanti che derivano dalla ricerca. L’individuo è si frutto della propria esperienza, ma sta sempre in un rapporto sincronico con l’ambiente, che lo determina e ne definisce l’età epigenetica. I percorsi di narrazione corporea concepiti nell’ambito dell’approccio della Dr. Pancallo hanno come obiettivo la costruzione di una serie di abitudini in linea con una ricerca avanzata in materia di longevità, così da incidere efficacemente sulla visione personale e rafforzare nel soggetto una salute integrata, la cui spia benefica è data da un aumento del tono dell’energia e della vitalità individuali, dalla capacità di resistenza circa i problemi, di una tendenza generale all’ottimismo che nasce da una competenza che ha sviluppato una direzione efficace tra materia e spirito. Lasciare fuori la mente da un percorso che mira alla longevità non è possibile, è come lasciare una nave senza capitano. La mente traccia la rotta per dove andare al fine di ripianare le fragilità del corpo. Ma la domanda da porsi da qui in avanti sembra essere questa: abbiamo menti orientate in tale direzione? Non corriamo il rischio attraverso la ricerca, di accumulare dati e non saperli utilizzare? Questo è ciò che spinge nella direzione di un allenamento Corpo-Mente.
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