Il mito di “Perseo e Medusa” nel suo sviluppo in chiave interiore è giunto alla quindicesima edizione, in questi anni sono stati esplorati i seguenti temi: il Viaggio, l’Incontro, lo Sguardo di Medusa e lo Scudo Lucente di Perseo. La storia mitologica ci dice che Ade il Dio dell’Oltretomba, aveva un elmo magico detto Kunee in pelle d’animale, il cui dono era quello di rendere invisibile chiunque lo indossasse. Occasionalmente egli lo prestava a qualche mortale così, dietro richiesta di Atena, lo diede a Perseo affinché potesse utilizzarlo per vincere la sfida con Medusa. Questo elemento del mito ci riporta come sempre al tema del cambiamento da associare in questo caso al tema dell’invisibilità. Divenire invisibili a ciò di cui si ha già conoscenza consente di apprendere il nuovo, aprirsi ad un intima esperienza trasformativa senza dover riportare il tutto a ciò che già si è acquisito bloccando l’universale bisogno di sperimentazione. Questi concetti risultano essere in linea con la visione greca del modello dell’eroe mitologico, egli è provvisto, come esplicitato da Perseo, di coordinate mentali che associano l’agire dell’individuo ad un codice di comportamento collettivo fondato su una fiducia incrollabile nelle caratteristiche vitali della messa in gioco di sentimenti e passioni. L’eroe è colui che rinnova l’importanza di questo sapere antico, lo esplica e ne afferma la legge fondante, in ciò è sostenuto dall’idea che aprirsi ad una dimensione di reale cambiamento, preveda il passaggio attraverso l’azione diretta e il superamento di prove interiori. Tale aspetto è poeticamente espresso in un passaggio di William James: I recessi del sentimento, gli strati più oscuri e ciechi del carattere, sono gli unici luoghi al mondo ove possiamo cogliere la realtà nel suo farsi. Perseo e il suo mito sembrano proprio ispirarsi a queste parole. Il suo incontro con Medusa ci porta verso la riflessione di un agire dalle sfumature molteplici, inquadrabile nell’ambito di un ottica di trasformazione profonda. Ciò che sorprende ed emoziona sta nel fatto che pur riconoscendo il valore conoscitivo del sentimento, la visione di Perseo risulta essere frutto di uno scambio incessante tra istinto e ragione che non smettono mai di dialogare e coesistere. Nel mito infatti troviamo da un lato, la visione irrazionale degli dei e degli strumenti magici, dall’altra, i medesimi visti attraverso la lente della ragione, così da rappresentare gli elementi significativi di un sapere. Presa da tale aspetto, la prova del nostro eroe risulta essere l’ultimo atto di una preparazione psichica precisa, molto in linea con le necessità di trasformazione dell’uomo moderno. L’Elmo di Ade va compreso in questa direzione: il momento in cui Perseo prende coscienza che non sarà possibile per lui superare la prova se non ponendo sullo sfondo l’idea che ha avuto di se stesso fino a quel momento. Affrontare e superare questo ostacolo potrà creare in lui una fiducia molto più solida circa le capacità di apprendimento del suo istinto: una guida in grado di sorreggerlo in un momento così decisivo. Le grandi narrazioni, laddove sono condivise, generano elementi di aggregazione sorprendenti. Potremmo valutare in tale ottica il nostro mito, come un vero antidoto ad un disagio sempre più crescente verso un malessere interiore che trova nella visione estetica del Sé la sua più valida ragion d’essere. Divenire visibili sempre e comunque allontana dal collegare la crescita personale ad un bagaglio culturale e formativo acquisito attraverso i vari educatori di riferimento iniziando dalle figure genitoriali, si nega in questo modo l’importanza di valori interiori saldamente ancorati e di fondamentale importanza per lo sviluppo e l’espressione della capacità psichica di ognuno. Perseo si pone al polo opposto di un estetica della visibilità, per la sua prova utilizza uno scudo che lo rende invisibile, diviene capace di imporre ai suoi traumi la giusta linea di demarcazione affinché l’esperienza che sta attraversando risulti nuova ed efficace. Nella sua invisibilità Perseo porta su di se lo sguardo in altro modo, guarda a ciò che ha metabolizzato fino ad allora come ad un elemento in grado di sostenerlo. Il faro che illumina ciò che è invece di quello che dovrebbe essere. Non spera di fare colpo su Medusa affinché lei lo grazi, crede nella possibilità che l’uso sapiente degli strumenti magici possa guidarlo verso un’esperienza conoscitiva di fondamentale importanza per la sua vita. Sembra che il nostro eroe possa essere guidato da un etica: riparare alle ingiustizie e ai torti subiti attraverso la sperimentazione delle proprie capacità interiori nell’esperienza diretta. La dimensione etica è stata soppiantata dalla dimensione narcisistica ed è questo il motivo semplice per il quale la paura di non riuscire a rendersi visibili, di essere condannati a rimanere nella zona buia dello spazio sociale, privo di fascino, bellezza e potere sembra essere di gran lunga il timore più diffuso, da cui derivano sia l’incubo di doversi vergognare del corpo, del lavoro, della condizione economica, sia la rincorsa verso comportamenti in grado di evitare l’umiliazione e la mortificazione. È proprio nell’invisibilità data dell’Elmo che Perseo sviluppa quel desiderio di contatto con Medusa, è nel momento in cui il nostro bagaglio interiore si fa meno presente e opprimente che scopriamo lo spazio del desiderio verso l’altro, essere meno esposti all’esterno consente di aprirsi all’interno, riorganizzare il filo del nostro sentire e collegare questo stesso con l’azione. Perseo diviene invisibile per acquisire una nuova visibilità, quando sarà terminata la prova porterà con se un arma potente: la testa di Medusa, avrà acquisito dunque la capacità di accogliere la sua parte ferita e di poterla mostrare al mondo, essa è divenuta necessaria al suo scambio interiore. Da quel momento chiunque vorrà avvicinarsi a lui dovrà accettare lo scambio con un’articolazione interiore fatta di più aspetti. Portare con se la testa di Medusa vuol dire affermare la necessità del proprio bisogno emotivo e averne armonizzato il conflitto, così da poter tingere il proprio mondo di colori più vivi. Reagire in definitiva alla paralisi scaturita dalla monotonia e ad un'apatia che allontana irrimediabilmente dai veri bisogni. Un atto eroicamente espressivo quello di Perseo: [...] a lungo le passioni sono state condannate come fattore di turbamento o di perdita temporanea della ragione. [...] Agitato, lo specchio d’acqua della mente si intorbidirebbe e si incresperebbe, cessando di riflettere la realtà e impedendo al volere di scorgere alternative alle inclinazioni del momento. È la storia di una riconciliazione con il desiderio quella di Perseo, che attraverso l’Elmo cerca un modo per mettere in pratica il proprio bisogno di trasformazione. L'invisibilità è il terreno di confronto con l’inconsistente fissità di Medusa. Iniziando a scendere sul suo terreno, la cerca nell’unico modo che lei può comprendere per sbloccarla, e stabilire uno scambio risolutivo per entrambi. Lo sguardo che penetra nel profondo di se è allo stesso tempo prossimità al dolore che è nel mondo, al dolore che è nel cuore stesso della bellezza. Prendere su di se il potere di morte delle ferite interiori, di ciò che va lasciato e creare così nuova energia vitale, fronteggiare le paure per raggiungere i propri desideri: è attraverso questi passaggi che la bellezza del nuovo può divenire accessibile alla vita di ognuno. Così Perseo è tutti noi in una storia che incessantemente si rinnova, l’eroe che vuole penetrare il centro della vita, restaurare gli squarci che si sono creati colmando i bisogni e infine, alzare gli occhi verso il cielo per fissare incantato lo sciame delle Perseidi, lì dove si è fissato per sempre. È come se ogni anno, manifestandosi in un determinato periodo con i luccichii e bagliori delle stelle cadenti, Perseo dalla volta celeste ci parli, per sottolineare l’attenzione alla propria interiorità e al senso di trasformazione della vita, una sorta di rito celebrativo che ogni volta cattura con rinnovato stupore. Letture correlate:
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