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La forza del pensiero magico

24/11/2021

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La legge di similarità e quella di contatto dominano il funzionamento del pensiero magico. .
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Con la prima si vuole intendere che un evento simile si associa ad un altro affine, l’altra riconosce come le situazioni che sono state in relazione tra loro, messe in moto da un determinato accadimento, continuano a creare collegamenti a distanza dando origine a nessi significativi per la vita degli individui.
Quale ruolo i processi di similarità e contatto hanno dunque sul funzionamento interiore degli esseri umani?

​Grazie a questa capacità di funzionamento l’essere umano può trovare risposte significative ai propri vissuti creando collegamenti con aspetti di se dotati di risorse straordinarie.

Per Jung il ruolo del ‘magico’ come elemento di funzionamento per la psiche risultava fondamentale, la sua posizione era chiara al riguardo: se la mente non può occupare questo spazio finisce per lasciare il posto a mediocri credenze assolutamente dannose per l’equilibrio psichico degli individui. Con la presenza del magico, si crea uno spazio interiore capace di produrre la fiducia necessaria in ognuno per stabilizzare la propria crescita evolutiva.

Il tema, che si presenta nell’edizione del Corso “Medusa Simbolo e Trasformazione: la Forza del Pensiero Magico”, è un simbolo utilizzato per sottolineare la necessità che l’essere umano ha di esperire tutto ciò che emerge dalla propria interiorità, in modo da padroneggiare al meglio la complessità del proprio funzionamento interiore.

Se torniamo al “Mito di Perseo e Medusa” ci appare chiaro come il racconto è dominato da una prodigiosa fiducia nel ruolo del ‘magico’: gli strumenti donati dagli Dei che Perseo trova sulla spiaggia di Serifos, il ruolo di Hermes messaggero degli Dei che si manifesta per consegnare al nostro eroe lo scudo/specchio di Atena, strumento magico che consentirà a Perseo di inquadrare Medusa senza rimanerne pietrificato. Tutti questi elementi risultano fortemente intrisi di un potere mirabile, il loro utilizzo rende possibile azioni mirate, che passo dopo passo porteranno alla riuscita dell’impresa.

Il Mito ha la funzione di rendere visibile le strade da percorrere, ribaltare le situazioni difficili affinché divengano azioni atte ad affrontare una prova essenziale per la vita del protagonista. 

A tale scopo, è necessario che l’eroe stesso formuli ragionamenti adeguati, volti a dirigere la complessità della natura emotiva per trionfare sulle difficoltà. Il ‘magico’ si presenta come una maniera di affrontare il compito prefissato per strade meno consuete così da riuscire in una prova inizialmente ardua.

Fin dall’inizio del Mito si nota come Perseo viva il futuro come un presente reale, qualcosa che nella sua testa sta già accadendo, è ciò che avviene quando si è sotto l’influsso di un desiderio molto ardente dove il presente partecipa già di ciò che avverrà successivamente.

Nel momento in cui accetta la sfida posta dal Re Polidette che segretamente spera in un suo fallimento con Medusa, Perseo è già pervaso dalla sensazione di essere già lì al cospetto del mostro: la notte in cui ha accettato la sfida gli viene in sogno Atena, comunicando il favore e l’aiuto degli Dei. 

In seguito, le azioni di Perseo sono contraddistinte da una serie di prove in grado di mettere in moto le sue risorse interiori, trasformando passo dopo passo l’idea che lui ha dell’esperienza. 

Grazie a questi mutamenti, la figura del mostro Medusa apparirà in un’altra veste, cambia la percezione degli eventi, si crea lo spazio per una rinnovata coscienza di sé che culminerà nell’incontro tra lui e una giovane donna di nome Andromeda.

Una scambio che lui affronterà con una nuova coscienza di sé, capace di portare a galla il suo problema di base: il senso di abbandono che si porta dietro fin dalla nascita. Lo scambio d’anima creatosi tra i due sancisce la chiusura di un ciclo di vita per il nostro eroe, egli può finalmente tornare in Patria e dedicarsi alla costruzione di un suo regno.

I due principi del pensiero magico: il simile che attira il simile e il contatto tra elementi diversi che si armonizzano dando alla propria storia un nuovo senso compiuto, appaiono ora riassemblati in una nuova prospettiva evolutiva.

Il pensiero mitico sembra celebrare un nesso fra tutto ciò che avviene apparentemente per caso ed una serie di mutamenti che contengono il passato ma sono carichi di ciò che riserverà il futuro. Perseo tenta un’impresa disperata nel voler tagliare la testa di Medusa, nessuno c’era mai riuscito, ma porta con se strumenti rivelatori della strada da seguire, evocativi di un modo di guardare a ciò che sta accadendo come insegnamento interiore.

Il desiderio, tanto suo che degli Dei di portare a termine l’impresa, configurano alla prova stessa una forza capace di sviluppare azioni efficaci e in grado di prefigurarne il risultato.
​
La potenza propulsiva del magico sta proprio nel poter credere in modo prepotente al raggiungimento del proprio desiderio sostenendolo attraverso le proprie forze inconsce. Liberare nell’individuo un’energia psichica in grado di tradurre in un senso compiuto ciò che appare ermetico e difficile, un suggeritore per la coscienza di processi inconsci rivelatori che poco per volta si manifestano dando chiarezza e spessore all’interiorità del soggetto.

Sullo sfondo di questa proposta si erge il concetto di educazione interiore, fine ultimo di tutti i processi terapeutici; essa comporta un allenamento, tanto al riconoscimento di ciò che ci abita in modo disarmonico e conflittuale, quanto al saper dare un bilanciamento ai sentimenti che danno piacere, così da stabilizzare l’esperienza del reale.

Non c’è dubbio che la metafora di Medusa ad un primo approccio riporta in buona parte ad un idea di bruttezza, punto iniziale di ogni indagine psicoterapica. Risulta necessario collegare l’idea dello sgraziato ad una visione armonica, affinché l’individuo riesca ad integrare alcune contraddizioni che permeano la propria esistenza.

La proposta di questa esperienza terapeutica è partire da ciò che si tende ad occultare, aprire l’anima alla percezione del brutto arricchendolo di nuovi significati, affinché possano venire integrati nell’esperienza di ognuno.

La forma che l’individuo cerca di imprimere alla propria esperienza di vita è determinata da una ricerca estetica che trova la sua naturale espressione nella visione associativa di elementi diversi. 

Cosa c’entra il voler tagliare la testa di Medusa per Perseo con la sua condizione di disagio interiore?

Eppure proprio il viaggio verso Medusa porterà nella vita del nostro protagonista una trasformazione intensa, capace di dirigere la sua psiche verso una messa in atto di desideri profondi, la realizzazione di una costruzione solida, un apprendistato evolutivo in grado di compattare il suo equilibrio.

Considerare realistiche esperienze che si muovono in un unica direzione espressiva, volte alla celebrazione del positivo, può risultare poco credibile. 

Nella vita di ognuno il bisogno continuo di imprimere al concetto di trasformazione una solidità ha dato impulso a certezze astratte riguardo a ciò che è bene per l’individuo, e molte indagini psicologiche rischiano di risultare poco funzionali alla vita stessa e ai disagi a cui l’esperienza espone.

È importante sottolineare che il malessere si alimenta e funziona non tanto attraverso la ripetizione di azioni sbagliate e sistematiche, quanto nella repressione di quegli elementi irregolari dell’anima che in virtù di una visione programmata e monotona vengono considerati inutili e ridicoli. Poco concreti, ridotti ad immagini che non rimandano a nulla di vitale. 

Nonostante la psicoterapia s’interroghi da tempo su questi aspetti, spesso molte considerazioni in campo psicologico rischiano di bloccare la strada ad esperienze in grado di educare la psiche allenando tanto il pensiero logico quanto quello estetico.

L’assenza della visione magica si configura come un’anestesia dell’anima:

“Ciò che nel cuore è passivo, immobile, addormentato crea un deserto, e il deserto può essere curato soltanto dal suo stesso principio parentale, che esprime con un ruggito l’accudimento capace di ridestare alla vita.”
(J. Hillman, “L’Anima del Mondo e il Pensiero del Cuore”)


Il ricorso al Mito non deve essere visto come la riproposta di una visione obsoleta ma il tentativo di permettere alla cura una riconnessione con le ragioni di un mondo con esigenze ben definite a cui da tempo si fatica a dare forma, reso ancora più indecifrabile da una logica in prepotente ascesa che tiene in minoranza la complessità del funzionamento mentale.

È piuttosto diffusa la tendenza a spiegare i meccanismi che costruiscono e proiettano al di fuori di noi la nostra immagine del mondo attraverso una serie di esplicazioni date come immediate, riconoscibili nei vari elementi e dunque utilizzabili in modo consumistico.

In realtà, buona parte di questi processi logici trae la loro attivazione da elementi fuori dalla logica stessa, plasmati da una natura ambientale in grado di apportare modifiche sostanziali persino alla genetica di ognuno.

L’essersi allontanati dal magma indistinto ha promosso una visione che oggi rischia di evolvere verso forme monotematiche, un benessere che si stabilizza in profili caratterizzati da assenza di attrito: l’affermazione di un principio che vede nella negazione del conflitto interiore un elemento nutritivo per l’anima.

Re-immergersi nel ‘magico’ riporta la psiche in una dimensione dove il senso della dualità interno/esterno appare molto più sfumato, il ‘magico’ esprime la sua forza attraverso categorie di senso che affermano la totalità di una visione di grande nutrimento per la vita interiore. 

Parafrasando Ippocrate potremmo affermare: “l’anima senza nulla togliere”.

Quando la psiche riesce a tradurre in maniera significativa ciò che le appariva brutto, s’immerge in una dimensione spirituale, evolve verso una forma espressiva di se stessa, sensibile e intellettuale assieme, sfruttando il potenziale che alberga in ognuno.

Un incontro profondo, in grado di rispettare la natura dell’umano e atta a sostenere il proprio bisogno continuativo in termini di trasformazione. Perseo sta per tornare a casa, ha con se la testa del mostro come testimonianza del potere evolutivo di un esperienza magica che ha irradiato per sempre la sua esistenza.

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Il gruppo-studio di Alfabetizzazione Emotiva si propone di esplorare attraverso l’esperienza del Corso “Medusa, Simbolo e Trasformazione” quegli aspetti del vissuto interiore che a primo impatto meno si prestano alla logica del cambiamento.

Un’esperienza che potenzia la reale percezione di sé e dell’altro, facilita un alfabetizzazione emotiva, grazie ad un allenamento che permette nuove assimilazioni rispetto al linguaggio interiore.

I sentimenti si snodano dentro il Sé in percorsi poco lineari ma ben definiti, aiutarli ad indirizzarsi costituisce la base per qualsiasi equilibrio interiore. Inoltre la filosofia costitutiva di tale approccio propone un allenamento percettivo ai vissuti interiori nella loro complessità.
Qualunque cambiamento profondo implica saper riarmonizzare gli attriti.

Anche l’ambientazione del Corso deve poter beneficiare di tale prospettiva, per molti anni l’hotel “Le Negresco” di Nizza ha rappresentato lo sfondo dell’esperienza attraverso la forza espressiva di una visione artistica.

La nuova edizione inizia con una visita guidata presso Palazzo Borromeo, e si colloca poi in un hotel molto particolare: Villa Aminta (Stresa, Lago Maggiore), testimone di una storia fatta di individui che hanno dato grande valore all’arte come espressione di qualcosa che si coniuga con l’interiorità a temporale degli uomini.

Questi nuovi scenari, seguendo il filo della storia di “Perseo e Medusa” fanno da sfondo all’essere presenti a noi stessi e agli altri in ciò che contribuiamo a creare e ricreare nel mondo.

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Il mito di Medusa​
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    La Dr.ssa Anna Pancallo, psicologa-psicoterapeuta è iscritta all’Albo Regionale Veneto, è specializzata in Psicoterapia della Gestalt, titolo conseguito presso la Fondazione Italiana Gestalt di Roma.

 Svolge l’attività dal 1993 e opera negli studi di Treviso e Mantova.

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